Viene coltivata nei rigogliosi vigneti della Puglia – nei
due grandi areali del barese e del tarantino – e finisce sulle tavole in
Germania, Svizzera, Inghilterra, Polonia, Paesi del Nord Africa. I principali
produttori di questa regione, da sempre il più importante produttore di uva da
tavola in Italia, si rivolgono soprattutto ai mercati oltre confine dove il
prodotto riesce a trovare il proprio spazio nei canali di vendita della grande
distribuzione organizzata.
Una scelta che si è rivelata vincente, ci spiega ad esempio
Teresa Diomede, titolare dell’azienda Racemus di Rutigliano nel barese e socia
di Apoc Salerno. Nata dieci anni fa, ma con quattro generazioni di produttori
di uva da tavola alle spalle, Racemus esporta uva da tavola nel mondo ed è promotrice
della certificazione di qualità Uvitaly, un disciplinare redatto
dall’organizzazione Op Apoc e certificato da Kiwa Cermet spa che annualmente ne
sorveglia il rispetto. «Il 100% del nostro fatturato è destinato all’export ed
è una scelta che ci ha premiato – spiega Diomede -. Abbiamo provato ad entrare
nei mercati tradizionali italiani ma non è stato gratificante, il mercato
italiano è molto affollato». Nel mese di agosto le prime uve Racemus arrivano
nei supermercati di Polonia, Lituania e Repubblica Ceca, mentre a settembre iniziano le vendite nei Paesi del
Nord Africa e Racemus si è guadagnata importanti fette di mercato anche in
Paesi quali la Spagna, da sempre
concorrente dell’Italia.
Sul fronte del biologico, invece, sempre rimanendo in
Puglia, un esponente di primo piano è certamente il gruppo Tarulli, nato 25
anni fa e oggi il più importante produttore in questo segmento a livello
europeo, specializzato in uve senza semi. Ha iniziato le vendite nei primi
giorni di luglio e ad oggi registra già un aumento del 30% di fatturato
rispetto allo scorso anno. «La campagna è iniziata subito con una grossa
richiesta e così sta proseguendo – spiega la titolare Marilena Tarulli -.
Vendiamo molto in Germania, Austria, Svizzera, Francia, Inghilterra, Danimarca,
Olanda, Belgio e Svezia grazie a Lidl». Italia? «Abbiamo iniziato a vendere in
Italia di recente e solo nei punti vendita Lidl del Nord Italia. Orientarsi
all’estero – conclude la Tarulli – non è una nostra scelta ma una necessità
dettata da una politica italiana poco intelligente verso la sensibilizzazione
al biologico a differenza dei Paesi esteri».
Concludiamo il nostro excursus in Puglia con Apeo,
associazione di produttori ed esportatori ortofrutticoli con sede a Bari che
annovera tra i propri soci 89 membri, la fetta più importante della produzione
pugliese di uva da tavola. Pi della metà del fatturato è realizzato anche in
questo caso all’estero. «Su 100 chili mandiamo all’estero circa il 60% – ci
spiega il presidente Giacomo Suglia – l’export è sempre stato la nostra
predilezione. In Europa il nostro maggior cliente è la Germania, ma siamo
presenti anche in Svizzera, Inghilterra, Golfo Persico, Paesi Asiatici ad
eccezione della Russia per via dell’embargo». Quest’anno le condizioni
climatiche favorevoli, le temperature calde e l’assenza di piogge, hanno
eccezionalmente anticipato la campagna a giugno. «La qualità organolettica e
fitosanitaria del prodotto è molto alta – conclude Suglia -, vista l’assenza di
pioggia e umidità non siamo stati costretti a fare molti trattamenti» .
Fonte: My Fruit
Link: http://www.myfruit.it/prodotti/2017/09/uva-tavola-pugliese-successo-allestero.html?utm_source=MYFRUIT&utm_campaign=ef1e0c53ac-EMAIL_CAMPAIGN_2017_09_01&utm_medium=email&utm_term=0_c91498a59d-ef1e0c53ac-141406849
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