Siamo quasi alla fine di una stagione vegetativa fortemente
condizionata da fenomeni meteorologici che si distinguono per persistenza ed
intensità. Le specie mellifere forestali e coltivate quali robinia, castagno,
tiglio, trifogli, sulla, ecc. sono state condizionate fin dalla loro ripresa
vegetativa primaverile da una variabilità meteorologica, termica e
pluviometrica, anomala.
Il primo evento significativo si è verificato nella notte
fra il 19 ed il 20 aprile, quando una gelata primaverile, determinata nella
fase finale da un’inversione termica, ha trovato l’acacia in una fase
vegetativa anticipata rispetto agli ultimi anni. Le mappe di fioritura fatte su
osservazioni nazionali, nell’ambito del progetto IPHEN, mostrano che quest’anno
l’attività era ripresa con circa 6 giorni d’anticipo. La gelata ha, quindi,
provocato danni alle fioriture soprattutto nei fondovalle.
Durante la fioritura poi, soprattutto il centro-nord, si
sono registrate temperature di 1-2 °C inferiori alla media e precipitazioni
minori di circa il 30%. La produzione di nettare che si avvale di un clima
caldo umido ha risentito fortemente della concomitanza degli eventi e la
produzione in molte aree del centro-nord ha fatto registrare cali di oltre il
60%.
Le successive fioriture di sulla, lupinella, tiglio,
castagno, trifoglio, tipiche di giugno e luglio, sono invece andate incontro ad
una stagione via via sempre più calda ed arida e di conseguenza i periodi di
fioritura si sono notevolmente accorciati e contemporaneamente la produzione di
nettare è diminuita a causa della scarsa umidità. La temperatura dell’aria di
giugno e luglio è stata più elevata e soprattutto sono risultate anomale le
temperature massime, che hanno fatto registrare un po’ ovunque 2-3 °C sopra i
valori medi. Le maggiori variazioni durante le ore diurne e quindi durante il
periodo di attività fotosintetica delle piante, sono dovute in parte
all’assenza di precipitazioni e quindi all’assenza di acqua che evaporando
abbassa l’effetto termico dell’energia radiante del sole. Ne conseguono
temperature massime molto superiori che incidono negativamente sulle fioriture
e conseguentemente sulle produzioni di mieli che anche in questi casi hanno
avuto cali superiori al 50%.
Nella prima parte di agosto si è poi verificata un’ondata di
calore eccezionale sia per intensità che per durata, che associata al
persistere di assenza delle precipitazioni, ha determinato una drastica
riduzione della fioritura di tutte le specie e della produzione di melata da
parte di afidi. Nel mese di agosto le temperature massime sono state di 4-5°C
superiori alla media in gran parte del territorio nazionale e sono state
accompagnate da forte riduzione delle piogge, con conseguente siccità e stress
idrico per le specie spontanee e coltivate. Il miele prodotto in questa parte
finale della stagione viene normalmente lasciato a disposizione delle
“famiglie” per far fronte alle esigenze invernali. La mancanza di produzione ha
provocato il saccheggio fra “famiglie”. Per fare fronte al problema gli
apicoltori sono dovuti ricorre alla nutrizione con canditi e/o sciroppi,
aggravando, economicamente, la disastrosa stagione produttiva.
L’anno che si sta chiudendo è stato sicuramente fra i
peggiori per il settore apistico, negli ultimi 10 anni. La variabilità
meteorologica e climatica ha però dato più segnali di incremento degli eventi
anomali, direttamente collegabili ai cambiamenti climatici in corso. Ci
attendiamo che i prossimi 10 anni, nel migliore dei casi, siano simili sia per
variabilità meteo climatica sia per impatto sulla produzione di miele, al decennio
trascorso. Azioni di adattamento devono necessariamente essere messe in atto
per ridurre i danni e stabilizzare le produzioni. In tal senso si renderà
necessario avere differenti soluzioni produttive, sia in termini di specie
mellifere utilizzabili durante i vari periodi dell’anno, sia in termini di
postazioni su cui disporre le arnie in funzione delle possibili dinamiche di
fioritura che si possono verificare a seconda del peculiare andamento
meteorologico. La tempestività del nomadismo delle arnie assieme alle
previsioni meteorologiche e stagionali sono fattori importanti su cui basare le
strategie di sviluppo ed operatività di questa attività.
Autore: Marco Mancini
Fonte: Accademia dei Georgofili
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