Grazie all'utilizzo di pratiche tradizionali tramandate
dalle maestranze di generazione in generazione, la campagna italiana presenta
tutt'oggi alcuni aspetti che possono essere interpretati quali testimonianze
del suo paesaggio originario. Un contributo, questo, che è stato determinante
nel riuscire a tutelare e conservare il nostro grande patrimonio storico,
culturale e naturale, e che ha imparato nel tempo non solo a non scontrarsi ma
anche ad adattarsi alle più moderne tecniche costruttive spesso sbandierate
quali necessarie ed indispensabili ai fini dell'evoluzione e del miglioramento
del nostro paesaggio rurale. Il continuo ricorso alle più antiche tecniche
agricole e costruttive ha permesso in molti casi di mantenere intatto il nostro
ambiente naturale, la sua bellezza e la sua ricchezza, dimostrando l'importanza
che ha saper guardare al passato come fonte inesauribile di informazioni da cui
attingere al fine di salvaguardare il nostro paesaggio e la ricchezza delle
risorse naturali che lo rendono unico al mondo.
Tra le tecniche costruttive del passato ancora oggi assai
diffuse e facili da ritrovare in giro per le nostre campagne c'è la
realizzazione di muretti a secco (di confine, di divisione, di sostegno). Una
tecnica rintracciabile in quasi tutte le tradizioni culturali del passato e che
può essere considerata quale primo tentativo di modificare l'ambiente per la
realizzazione di un semplice riparo o delimitare una qualsiasi superficie.
Tutte le grandi culture del passato hanno fatto ricorso ai muri a secco, dai
Greci ai Romani alle altre popolazioni del bacino mediterraneo fino alle
culture del'Europa continentale, dell'America Latina (soprattutto in Perù),
della Cina.
Eppure ancora oggi l'importanza dei muri a secco viene
spesso sottovalutata dimenticando inoltre che i vuoti presenti in essi
rappresentano uno spazio vitale per molte specie animali (ragni, lumache,
rettili, anfibi ecc…) e vegetali grazie alla presenza e all'alternanza di spazi
caldi, freddi, umidi, aridi, soleggiati, ombreggiati. Non a caso si tratta di
un argomento oggetto di dibattito tra chi come il FAI si occupa di tutela e
conservazione dell’ambiente e del paesaggio e chi invece si fa sostenitore di
tecniche di costruzione "moderne" la cui durata e capacitá di inserimento
nel paesaggio sono di gran lunga minori a quelle dei muri a secco.
I muri a secco in Italia
In Italia è possibile identificare diverse tipologie di muri
a secco non solo per l'utilizzo che se ne fa ma anche per la tecnica che si
utilizza per realizzarli, spesso diversa da regione a regione. Ed ogni regione
sta cercando a suo modo di salvaguardare questo grande patrimonio.
Il Regolamento per la Riqualificazione del Patrimonio
Edilizio edito dalla Regione Liguria prescrive che “il ripristino dei muri di
sostegno deve attuarsi senza utilizzo di malta ma con l’inserimento, ad opera
ultimata, di una eventuale rete geosintetica di rinforzo non visibile, avendo
l’accorgimento di convogliare opportunamente le acque meteoriche e di
reimpiegare in modo opportuno le pietre pericolanti”.
Anche in Sardegna il Piano Paesaggistico Regionale prevede
la tutela dei muri a secco esistenti; in Toscana non mancano i bandi per il
loro recupero e in Sicilia il nuovo PSR 2014-2020 prevede finanziamenti a loro
favore.
Il caso della Puglia
La Puglia è una delle regioni italiane in cui la diffusione
delle costruzioni a secco ha dato vita a tipologie edilizie uniche (si pensi ad
esempio ai famosissimi trulli) e in cui i muri a secco in particolare sono
elemento caratterizzante del paesaggio rurale da centinaia e centinaia di anni:
essi non solo hanno valenza storica – essendo utilizzati come linee di confine
e traccia per delineare gli antichi sentieri – ma funzionano, ancora oggi, come
elemento antropico in sintonia con il paesaggio agricolo, che salvaguarda le
biospecie animali che del muretto si servono per le proprie funzioni vitali.
Per non parlare poi della funzione di filtro dei muretti, per quanto riguarda
lo scorrimento delle acque fra un terreno e un altro in caso di pioggia: l’acqua
filtrando negli interstizi del muretto passa da zone di terreno a livelli più
alti verso quelle a livelli più bassi distribuendosi lungo il cammino e
lasciando appunto ai piedi del muretto tutta quella parte organica non filtrata
che diventa humus utile alla rigenerazione del terreno stesso.
La Giunta della Regione Puglia, con la Deliberazione
n.1544/2010, ha approvato le indicazioni tecniche per gli interventi di
ripristino dei muretti a secco nelle aree naturali protette e nei siti Natura
2000, erogando anche dei contributi nel quinquennio dal 2007 al 2013 (azione 1,
misura 216 del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013). Tra le ragioni che
hanno spinto alla tutela e al ripristino di queste unicità del territorio
pugliese vanno considerati i loro diversi aspetti ecologici, storici e
paesaggistici.
Tra le raccomandazioni della Deliberazione vi era quella che
prevedeva che i muretti fossero (e siano visto che la normativa in merito è
ancora in vigore) in “uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e
degli habitat presenti nel sito”, proprio a significare la loro funzione di
elementi ecologici che contribuiscono non solo a scopi antropici ma
contribuiscono a non intralciare la normale vita biologica dei terreni.
In merito alla loro funzione é stato anche specificato che
con gli interventi di ripristino occorre impegnarsi a “rispettare l’originale
tipologia costruttiva del muretto a secco senza apportare elementi estranei
come reti, malta cementizia, ecc…”.
Le tecniche basilari per la realizzazione di muretti a secco
Prima cosa bisogna disporre le pietre una sull’altra
assicurandone la necessaria stabilità, senza ricorrere a leganti (malta o
cemento). In pratica, si inizia con lo scavare trincea di fondazione pari
all’intera lunghezza del muro che si vuole realizzare, in modo da creare una
base che deve essere realizzata rigorosamente sempre a secco con la stesse
pietre. La posa delle prime pietre deve essere fatta su uno strato di terreno
che deve risultare il più possibile compatto e solido. Infatti, come nelle
costruzioni in cemento, la struttura e la solidità delle fondamenta
determineranno la futura stabilità dell’opera.
Con l’impiego della mazzetta (avente la punta a piccone e i
lati retrostanti squadrati e non stondati) si deve cercare regolarizzare le
pietre da utilizzare squadrandole; in basso vengono collocate quelle di
maggiori dimensioni, e man mano che si
sale quelle di dimensioni inferiori senza però ridursi ai sassi che invece
costituiranno l’interstizio se si tratta per esempio dei muretti di confine
pugliesi.
Non esistono delle regole standardizzate per la
realizzazione di muretti a secco: ogni muretto, essendo un elemento che convive
col paesaggio, va adattato alla zona interessata e che il più importante
fattore che ne determina le caratteristiche quali esposizione, struttura,
composizione e quant’altro è la mano del suo realizzatore. Tuttavia in genere i
muri a secco di tutte le tipologie sono suddivisibili in quattro zone: base (o
piede di fondazione), livello medio, porzione rastremata superiore, coronamento
(o cima).
I fattori che determinano l'importanza ecologica e per la
biodiversità dei muri sono:
struttura iniziale
inclinazione ed
esposizione
decomposizione
velocità di
colonizzazione
Su questi fattori influiscono soprattutto: clima, apporto
idrico, calore, luce, sostanze inquinanti.
Svantaggi dell’uso di cemento o altri additivi nella
realizzazione dei muri a secco
I “maestri” dei muretti a secco sostengono che l’uso di
tecniche alternative a quelle tradizionali (utilizzo di malta e/o cemento per
ancorare le pietre o altro) e l’eliminazione totale o parziale delle opere
preesistenti provoca la riduzione del valore paesaggistico del luogo ed è
responsabile di pericolosi fenomeni di smottamento del terreno e della riduzione
della fertilità del suolo con la conseguente necessità di ricorrere a tecniche
di intervento non tradizionali nel primo caso e non naturali nel secondo
innescando una catena dannosa dal punto di vista del paesaggio e della salute
della popolazione.
I tradizionali muri a secco consentono al contrario di
assicurare stabilità ai terreni e di tutelare l’elemento più prezioso del
paesaggio rurale, il suolo, offrendo allo stesso tempo un ambiente
tradizionalmente favorevole alla vita animale e vegetale.
Un muro a secco è un tesoro tutto italiano da conservare e
tramandare ed è fondamentale apprezzarne il valore per imparare a riconoscerli,
a salvaguardarli e a replicarli nel rispetto della tradizione e dell'ambiente.
Fonte: Architetturaecosostenibile.it
Nessun commento:
Posta un commento