Le conseguenze del decreto legge sulle disposizioni di
armonizzazione e razionalizzazione della normativa sui controlli in materia di
produzione biologica - approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 16 giugno
2017 – preoccupano il mondo del biologico e, in generale, dell'agroalimentare
italiano.
E lo preoccupano a tal punto che 71 aziende di riferimento
(tra cui Agribologna, Alce Nero e Alce Nero Fresco, Almaverde Bio Italia,
Apofruit Italia, Besana, Brio, Canova, Cof, Conor, Conserve Italia, Fruttagel,
Granarolo, La Linea Verde, Natura Nuova, Naturitalia, Sab Ortofrutta, Sipo,
Terremerse, ecc.) hanno inviato una lettera al ministero delle Politiche
agricole, agli assessori regionali e ai parlamentari delle commissioni
Agricoltura di Camera e Senato in cui riportano i punti controversi e le indicazioni
su come migliorare il testo.
“Siamo rimasti negativamente sorpresi – scrivono le 71
aziende - dall’assenza di concertazione con le organizzazioni d’impresa che,
lungo la filiera, rappresentano il punto di vista e l’interesse degli operatori
economici del settore, essendo convinti che un confronto in questo senso
avrebbe potuto dare un contributo rilevante a un miglioramento reale dello
stato attuale delle cose”.
Secondo le aziende, le disposizioni presenti nel decreto
rischiano di ottenere effetti contrari a quelli prefigurati, sia in termini di
maggiore efficacia dei controlli, sia di tutela dei consumatori, che di
efficienza procedurale e operativa. In particolare, si fa riferimento all’Art.
4 comma 4 (Gli organismi di controllo (Odc) sono tenuti a richiedere una nuova
autorizzazione ogni 5 anni…) che aumenterebbe inutilmente i costi di sistema;
all’Art. 4 comma 6 lettera d (…Sul conflitto di interessi…), considerato
eccessivo, eccessivamente generico e sostanzialmente negativo la previsione prefigurata
dal Decreto in oggetto; all’Art. 4, comma 9 (…sull’obbligo di cambio periodico
di OdC…) che graverebbe oltremodo sulle imprese; Artt. 8, 10 e 11 (…sulle
sanzioni pecuniarie) in quanto le sanzioni pecuniarie introdotte nel decreto
sono eccessivamente gravose, soprattutto in considerazione del fatto che
l’eventuale applicazione delle stesse risulta, così come proposta,
sostanzialmente arbitraria; all’Allegato II punto A (…sull’obbligo di sedi
regionali) perché obbligare gli organismi di controllo a dotarsi di una
struttura periferica nelle Regioni in cui controllano più di cento operatori
genererebbe oneri certi e rilevanti, con conseguenti aggravi in termini di
costi per le imprese, senza effettivi benefici in termini di efficacia dei
controlli.
“Al di là dei singoli punti sopra riportati – conclude la
lettera - rispetto ai quali riteniamo auspicabili e necessarie le modifiche
proposte nella presente, evidenziamo nuovamente come il mercato dei prodotti
biologici sia disciplinato in ambito comunitario: intervenire in modo così
pesante sulle regole del solo nostro Paese rischierebbe di compromettere la
competitività delle nostre aziende in ambito internazionale. Questo non ce lo
possiamo permettere, né come aziende, né come Paese”.
Autore: Raffaella Quadretti
Fonte: ItaliaFruit News
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