
Su un territorio meno ricco e presidiato e, perciò, più
fragile per il consumo di suolo, si abbattono i cambiamenti climatici con le
precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua
che il terreno non riesce ad assorbire, poiché la sempre maggiore presenza di
asfalto e cemento, edifici e capannoni, servizi e strade ha portato alla
perdita di aree aperte naturali o agricole capaci di trattenere l’acqua in
eccesso. Le conseguenze devastanti delle alluvioni che continuano a colpire
l’Italia sono spesso aggravate anche “a monte” dall’assenza di una politica
forestale e di gestione del reticolo idrografico, con grandi quantità di legno
e alberi che spesso vengono rinvenuti intorno ai punti critici dei ponti e
degli attraversamenti dei fiumi. Il risultato è che supera i 7 milioni il
numero degli abitanti residenti in aree a rischio frane e alluvioni (12% del
totale), dei quali oltre 1 milione vive in aree a pericolosità da frana elevata
e molto elevata e quasi 6 milioni vivono in zone alluvionabili classificate a
pericolosità idraulica media secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ispra.
“E’ necessario dunque un impegno da parte delle
amministrazioni a tutti i livelli per difendere il proprio patrimonio agricolo
e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle città
e dall’abbandono nelle aree marginali, con un adeguato riconoscimento sociale,
culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola – sottolinea il
presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo -. Ma occorre anche – conclude
Moncalvo – accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, ormai
da alcuni anni ferma in Parlamento, che potrebbe dotare l’Italia di uno
strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio”
Fonte: Coldiretti Giovani Imprese
Nessun commento:
Posta un commento