SusMilk è un progetto europeo che mira a ridurre i consumi
di energia della filiera lattierocasearia, con ricadute economiche positive.
L'intervista ad Andrea Summer.
Abbattere i costi di
produzione del settore lattiero-caseario riducendo il consumo di energia. E'
questo l'obiettivo di SusMilk, un progetto europeo che punta a innovare la
filiera del latte introducendo elementi di efficienza energetica e
sostenibilità ambientale, con un occhio al portafogli.
"L'obiettivo è
la creazione di un caseificio ecosostenibile", spiega Andrea Summer,
professore dell'Università di Parma, uno dei partner del progetto
internazionale.
"Susmilk prevede
interventi di diversa natura. Prima di tutto sotto il profilo energetico, con
l'uso di fonti rinnovabili, un efficientamento degli impianti e il riuso degli
scarti di lavorazione per creare energia. Ma anche un uso della risorsa idrica
più efficiente".
Ogni anno in Europa vengono
processate 140mila tonnellate di latte crudo con un consumo energetico elevato,
pari a 130mila Gwh. Il settore lattiero-caseario europeo consuma molta energia,
la cui produzione ha un costo per l'ambiente e per le tasche delle aziende.
Ridurre i consumi è
dunque una delle priorità dell'Unione europea che sta spingendo sempre di più
verso una 'green dairy'.
SusMilk prevede
l'installazione di pompe di calore e pannelli solari sul tetto dei caseifici
per produrre calore o refrigerare il latte. In questo modo, anche grazie
all'uso di caldaie a pellet, si abbattono i prelievi dalla rete elettrica.
Uno degli aspetti più
interessanti riguarda la movimentazione del latte. "Abbiamo messo a punto
dei sistemi di concentrazione altamente efficienti che riducono i volumi da
movimentare abbassando la presenza di acqua nel latte", spiega Summer.
La componente idrica
può infatti arrivare all'87,5%, abbassandola diminuiscono anche i volumi che
devono essere movimentati. "Se una azienda ogni mese invia dieci autobotti,
con il sistema di concentrazione scende a otto, generando un risparmio notevole
in termini economici ma anche di impatto ambientale".
L'unico scoglio è che
in Italia, a differenza che negli altri paesi Ue, la concentrazione del latte
non è ammessa dalla legge.
"Le stalle e i
caseifici si trovano dunque a non poter abbattere i costi di produzione che
oggi, si sa, sono il nodo da sciogliere. Condivido il fatto che la
concentrazione non possa essere usata per quei formaggi che prevedono dei
protocolli di produzione, ma per tutti gli altri sarebbe sensato utilizzarla.
D'altronde, dagli
studi effettuati, emerge che non ci sono effetti negativi sulla qualità del
formaggio prodotto. Anche perché ci troviamo nella situazione paradossale di
importare formaggi prodotti all'estero con latte concentrato".
Se dalla stalla al
caseificio la concentrazione non può essere impiegata, può trovare applicazione
dal caseificio ai centri di raccolta e smaltimento del siero. In questo caso
fatte dieci le autobotti inviate si potrebbe scendere a sette. Ma il siero può
essere usato anche all'interno dell'azienda per produrre energia.
"Con i dovuti
accorgimenti si possono usare dei biodigestori per la produzione di
metano", spiega Summer.
Rimane un nodo da
sciogliere, quello finanziario. Implementare queste soluzioni ha un costo
ingente e in un momento di contrazione dei prezzi sono in pochi gli
imprenditori agricoli a potersi permettere degli investimenti.
"Il progetto
SusMilk si è concluso da poco e io penso che in prospettiva a livello europeo
ci saranno dei fondi per interventi di sostenibilità ambientale delle
produzioni", spiega Summer.
"Ma non è solo
l'Europa ad andare verso questa direzione, perché anche i consumatori sono
sempre più attenti al fattore ambientale. Produrre in modo sostenibile non solo
genera risparmi sul lungo periodo, ma è anche un valore aggiunto dal punto di
vista commerciale".
Chi fosse interessato
ad aderire al progetto si può rivolgere a T2i, centro di trasferimento
tecnologico e innovazione, oppure andare sul sito di SusMilk.
Nessun commento:
Posta un commento