A sottolinearlo è Assitol. Da
decenni, infatti, norme comunitarie e nazionali regolano l'impiego di questo
residuo della lavorazione delle olive in frantoio.
La sansa fa bene all'ambiente e
all'economia. Quello che, tecnicamente, si potrebbe considerare uno
"scarto" della lavorazione delle olive in frantoio, al contrario, è
valorizzato dal lavoro delle aziende che estraggono dalla sansa un olio
alimentare e un combustibile di origine vegetale.
Lo sottolinea Assitol,
l'associazione che rappresenta l'industria olearia italiana.
"Purtroppo, ancora oggi la
sansa è guardata ingiustamente con sospetto - afferma Michele Martucci,
presidente del Gruppo olio di sansa - in alcuni casi, è accusata di danneggiare
la salute dell'uomo oppure è erroneamente scambiata per un rifiuto".
Una diffidenza ingiustificata, come
dimostrano le regole europee, in vigore ormai da decenni: la produzione di olio
di sansa per il consumo alimentare è prevista dalla stessa normativa
comunitaria sulla classificazione degli oli d'oliva, di cui lo stesso sansa fa
parte.
In comune con l'extravergine,
questo suo fratello minore ha l'identica composizione a base di grassi
monoinsaturi, essenziali per la salute del cuore.
Secondo i dati Istat-Assitol, oltre
40mila tonnellate di olio di sansa sono state vendute all'estero nel 2015. Ciò
conferma come questo prodotto sia diventato la porta d'accesso a quei paesi che
non conoscono l'extravergine, avvicinando così nuovi consumatori alla dieta
mediterranea.
Inoltre, questo segmento
dell'export, incide positivamente sulla nostra bilancia dei pagamenti.
Dal punto di vista ambientale, il
sansificio deve osservare norme assai rigide sulla sua attività, sia per le
autorizzazioni sia per i limiti delle emissioni.
"Il legislatore italiano -
avverte il presidente del Gruppo sansa di Assitol - ha costruito un sistema di
controlli efficace, evitando così ripercussioni sull'ambiente e sulla
salute".
Inoltre, grazie alla sua origine
vegetale, dalla sansa, si ricavano ammendanti e mangimi, come previsto dalle
norme Ue.
Non è corretto ciò che talvolta
affermano i media, cioè che la sansa sia tossica. Al contrario, la sua doppia
anima, alimentare ed energetica, fa ben sperare per i suoi utilizzi
"green".
La sansa, infatti, è anche una
biomassa, utilizzata per la produzione di energia rinnovabile, come
riconosciuto già nel Dlgs 152/2006 e, di recente, anche dal Dm Rinnovabili.
In particolare, l'elettricità
ricavata dalla sansa è usata negli impianti di cogenerazione degli stessi
sansifici, a vantaggio dell'ambiente.
Secondo le stime di Assitol, lo
scorso anno sono stati prodotti 483GHW di energia elettrica da sansa: un
quantitativo sufficiente a rifornire 140mila famiglie.
La sansa viene pure utilizzata
negli impianti agroalimentari di estrazione per generare energia termica in
sostituzione dei combustibili fossili, contribuendo così alla riduzione di CO2
emessa in atmosfera.
Il recente Dm Rinnovabili ha
facilitato il conferimento di questi sottoprodotti alle aziende del territorio
circostante, favorendo così un rapporto più stretto tra la produzione agricola
e quella industriale.
"Siamo rinnovabili al 100% -
conclude il presidente Martucci - perché lavoriamo una materia di origine
agricola, quindi che deriva dalla terra, destinandola ad impieghi diversi, ma
per poi ritornare sempre all'ambiente".
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