Azzerati
o quasi i sostegni destinati alla associazione degli allevatori (Aia). La
decisione del ministero per le Politiche agricole arriva di sorpresa e il
taglio è drastico oltre che inaspettato. Si passa dagli oltre 22 milioni di
euro degli anni precedenti ai 7 milioni di domani.
La
riduzione è stata comunicata alle Regioni, che a loro volta sono chiamate a
distribuire queste risorse al sistema allevatori, nella serata di mercoledì 21
giugno. Immediata la levata di scudi contro una scelta che lascia poche
speranze di sopravvivenza all'organizzazione degli allevatori come la
conosciamo oggi.
La
trasformazione di Aia
Già
in passato Aia con la sua costellazione di rappresentanze a livello regionale
(Ara) e provinciale (Apa), alle quali si aggiungono le associazioni di specie e
razza, è stata costretta a fare i conti con tagli non meno importanti.
Dai
60 e passa milioni che lo Stato trasferiva alle attività di gestione dei Libri
Genealogici e di miglioramento genetico, si è passati in pochi anni agli attuali
22.
Inevitabile
una profonda trasformazione del mondo associativo degli allevatori della quale
AgroNotizie ha dato più volte conto, evidenziandone anche i sacrifici sul piano
sociale, conseguenza diretta dell'accorpamento delle strutture e della dismissione
di attività e personale.
Risultati
eccellenti
Nonostante
tutto, Aia ha continuato con buoni risultati la sua attività, quella che nei 70
anni della sua vita ha portato la genetica italiana, bovina in particolare, a
primeggiare nei contesti zootecnici internazionali.
Risultati
ottenuti a dispetto delle scaramucce fra le diverse “anime” che si contendono
la guida della associazione e che non si sono chetate nemmeno nelle fasi più
difficili della vita dell'associazione. Ma ci saremmo stupiti del contrario.
A
rischio il sistema allevatori
Il
presidente di Aia, Roberto Nocentini, ha affidato a un comunicato il compito di
delineare la gravità della situazione.
“Non
è solo una mera questione di finanziamenti dati o non dati – afferma Nocentini
nella lettera inviata al ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina -
Ne va della credibilità dell’intero Sistema-Paese in campo zootecnico ed
agroalimentare, delle eccellenze che quotidianamente provengono dalle stalle
italiane”.
Allarme
dalla Lombardia
A
questo grido di allarme si aggiunge quello di Gianni Fava, assessore
all'Agricoltura della Lombardia, regione che più di altre ha interessi in campo
zootecnico.
“Lo
stato ha scelto, di fatto - ha affermato Fava - di lasciare morire il sistema
allevatoriale di questo paese”.
“Con
questo colpo mortale – prosegue Fava - abbiamo la certezza di non essere più
nelle condizioni di poter contribuire in alcun modo al salvataggio del sistema,
della tenuta dei registri e dei controlli funzionali”.
Dal
Mipaaf, intanto, precisano che la decisione non prende le mosse dal ministero
agricolo, ma dalle scelte in sede di Conferenza Stato-Regioni. Ma la sostanza
non cambia.
E'
tempo di fare squadra
Ora
la partita si fa seria. Se anche oggi la levata di scudi produrrà un
ripensamento sull'entità dei contributi che lo Stato destina al sistema
allevatori, la strada è tracciata e un'inversione è improbabile.
Nei
prossimi anni gli allevatori saranno chiamati in misura sempre più forte a
sostenere direttamente il lavoro della loro associazione. Che a sua volta dovrà
“meritarsi” questi soldi con attività e servizi persino migliori dei pur ottimi
che sin qui ha espresso.
Fonte:
Agronotizie
Autore:
Angelo Gamberini
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