Se lo bottiglia di vino che avete aperto ieri sera vi ha
deluso, la colpa potrebbe essere del glifosato che i viticoltori hanno
utilizzato come erbicida contro le malerbe. Secondo una ricerca condotta dalla
Libera università di Bolzano su quattro filari di vitis vinifera (il famoso
Gewürtztraminer, ma con ogni probabilità i risultati valgono per qualsiasi
altro tipo di vitigno) il glifosato ha un effetto devastante sulla qualità
dell’uva, perché interrompe la sintesi degli amminoacidi essenziali aromatici
che sono fondamentali durante la fermentazione per la qualità del vino, quali
la fenilalanina, tirosina e triptofano.
Il metodo della ricerca sul Gewürtztraminer
Finora, l’impatto dell’erbicida sul potenziale fermentativo
del mosto d’uva non era mai stato indagato. La ricerca è stata effettuata dal
gruppo di ricerca del professor Matteo Scampicchio, professore di Scienze e
tecnologie alimentari alla facoltà di Scienze e tecnologie, in collaborazione
con il gruppo di chimica agraria, che ha ideato la prova e realizzato i
trattamenti con il glifosato in campo.
Quattro filari di Gewürztraminer sono stati trattati in
maniera distinta: uno con glifosato, uno con glifosato e urea, uno
esclusivamente con urea (una sostanza derivata dal metabolismo del lievito) e
l’ultimo in cui non è stato aggiunto nulla e usato come controllo. Dopo la
raccolta, le uve sono state torchiate con una pressa da laboratorio e ai mosti
ottenuti è stato quindi aggiunto il lievito. “Normalmente, i lieviti trovano
nel mosto d’uva tutte le fonti di azoto e carbonio necessarie per la loro
crescita e per condurre la fermentazione”, afferma Scampicchio.
“Tuttavia, quando il mosto d’uva è carente di alcuni
amminoacidi essenziali, il lievito va in difficoltà e la fermentazione fatica
maggiormente a partire”. In sintesi, “i risultati delle nostre misurazioni
mostrano l’effetto negativo che l’uso dell’erbicida ha sulla composizione in
amminoacidi della bacca d’uva e sulla fermentabilità del mosto risultante”.
L’esempio del Prosecco
In moltissime coltivazioni, la pratica agronomica basata
sull’impiego di erbicidi quali il glifosato ha rimpiazzato il controllo
meccanico delle malerbe e ha portato indubbi effetti positivi sui livelli delle
rese dei raccolti. Lo studio mostra però che il composto chimico può
influenzare direttamente l’uva passando dalle malerbe alla vite attraverso un
processo di trasferimento pianta-suolo-pianta, influenzando, di conseguenza,
l’uva.
Già il consorzio Prosecco Doc di Treviso ha vietato a
partire dalla vendemmia 2018 l’uso di qualsiasi pesticida, pena la perdita del
diritto all’utilizzo del marchio Prosecco, con un provvedimento senza
precedenti: chissà che anche in questo senso le bollicine non siano state un
aperitivo.
Fonte: LifeGate
Autore: Simone Santi
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