Europa non autosufficiente e pochi professionisti e giovani
impiegati nel settore. Questo è lo stato dell'apicoltura europea al centro di
un'audizione pubblica in Commissione Agricoltura al Parlamento europeo.
L'obiettivo degli esperti è creare una domanda di prodotti dell'apicoltura
europea tale da aumentare gli introiti degli apicoltori e renderli indipendenti
dalle sovvenzioni statali.
Lo stato dell'arte: autosufficienti per metà
L'Unione europea è autosufficiente soltanto a metà per
quanto riguarda il miele. Il 65% del miele consumato dai cittadini dell'Unione
arriva ai consumatori tramite il commercio al dettaglio e solo il 35% tramite
quello all'ingrosso.
"Sono convinto - ha commentato a tal proposito Peter
Boss, presidente della Hungarian Beekeepers' association - che se riusciamo ad
aumentare questa quota potremo avere una migliore situazione. Con il miele
prodotto in Europa riusciamo ad eliminare numerosi rischi connessi alla salute
perché abbiamo la possibilità di seguire tutta la produzione del miele.
L'importazione di miele a buon prezzo da altri paesi sta rovinando i nostri
campi perché manca l'impollinazione, mancano quelle colonie di api che fanno un
lavoro che altrimenti non fa nessuno".
Pochi "professionisti" e pochi giovani
Significativi i dati presentati da Thierry Dufresne dell'Ofa
(l'Observatoire français d'apidologie) in relazione alle cifre del settore
apicolo in Francia.
"Si contano 42mila apicoltori - ha ricordato - in
possesso di circa 1 milione di alveari. Il 91% degli apicoltori ha meno di
trenta alveari. Solo il 3% ha più di 150 alveari e sono, in quanto tali,
considerati come apicoltori professionisti. Questo 3% degli apicoltori detiene
il 55% del bestiame e fornisce il 70% della produzione di miele. Dei 42mila
apicoltori francesi, un terzo ha più di 61 anni.
Nel 2016 la produzione è scesa a meno di 10mila tonnellate
ma il nostro consumo è rimasto stabile a circa 40mila tonnellate all'anno, il
che significa che le nostre importazioni di miele rappresentano circa il 60%
del nostro consumo e quasi il triplo della nostra produzione".
Proposte per crescere
Per Peter Bross sarebbe necessario "mettere la
denominazione di origine del miele sulla bottiglietta in modo tale che l'ordine
dei paesi sia in base alla quantità, migliorare la tracciabilità ed escludere
altri tipi di miele che non siano naturali, ad esempio il miele prodotto a
partire dalla resina: non può essere chiamato miele".
"E' indispensabile - ha rilanciato invece Thierry
Dufresne - la formazione di molti giovani apicoltori professionisti per
l'acquisizione di competenze specifiche in apicoltura. Questa formazione
professionale su misura è quasi inesistente".
Progetti pilota in Italia e in Belgio
Piotr Medrzycki, ricercatore per Crea (Consiglio per la
ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) ha focalizzato
l'attenzione sul caso italiano. Ha ricordato i progetti pilota sostenuti dal
ministero dell'Agricoltura italiano, come Apenet e Beenet.
Al termine di un progetto di osservazione e monitoraggio
"è stato riscontrato - ha affermato - che la metà dei prodotti facevano
notare la presenza di alti livelli di agrofarmaci".
Ma non è mancata l'attenzione per un progetto
internazionale, Apitox, lanciato nel 2013 a Louvain la Neuve, in Belgio, nella
cornice dello 'European beekeeping congress beecome', i cui obiettivi sono, tra
gli altri, "disegnare una metodologia per lo studio degli effetti dei
tossicanti ambientali sulle api e promuovere protocolli di valutazione dei
rischi per proteggere le api e le loro colonie".
Altre proposte
Ricchi di contenuti e proposte anche gli interventi degli
altri relatori: Peter Maske, presidente dell'associazione tedesca degli apicoltori,
Etienne Bruneau, numero uno di Copa-Cogeca, e Norman Carreck, direttore
scientifico all'International bee research association.
Maske, in particolare, ha denunciato che "ormai i denti
di leone vengono considerati erbacce, quando invece andrebbero bene anche per
le mucche. Per quanto riguarda i fiordalisi, prima ce n'erano tantissimi,
adesso sono quasi spariti".
Fonte: Agronotizie
Autore: Alessio Pisanò
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