Le norme sul greening, gli obblighi di “inverdimento” ai
quali è legata una quota degli aiuti PAC concessi agli agricoltori, hanno reso
il sostegno al reddito più complesso senza arrecare benefici significativi sul
piano ambientale.
È la valutazione formulata dalla Corte dei conti europea
nella relazione speciale n. 21/2017, elaborata dopo aver consultato le autorità
di cinque Stati membri: Grecia, Spagna (Castiglia e León), Francia (Aquitania e
Nord-Pas-de-Calais), Paesi Bassi e Polonia.
Introdotto in occasione della riforma della Politica
agricola comune del 2013,il greening è stato concepito per dare attuazione al
principio secondo cui gli agricoltori dovrebbero essere compensati per i beni
pubblici forniti alla collettività. Si tratta dell’unico pagamento il cui
principale obiettivo dichiarato sia di natura ecologica (“verde”), vale a dire
migliorare le performance della PAC sul piano ambientale e climatico.
Gli obblighi di inverdimento riguardano tre pratiche
agricole: la diversificazione delle colture; il mantenimento dei prati
permanenti, la creazione di aree a interesse ecologico. La spesa dell’UE
relativa allo strumento verde è considerevole: 12 miliardi di euro l’anno, pari
al 30% di tutti i pagamenti diretti della PAC e a quasi l’8% dell’intero
bilancio comunitario. Per gli agricoltori, che hanno percepito i primi
pagamenti verdi nel corso dell’esercizio 2016, a fronte delle domande
presentate nel 2015, ciò si traduce in un importo medio di circa 80 euro per
ettaro all’anno, variabile, in una certa misura, da uno Stato membro all’altro
e, talvolta, all’interno dei singoli Stati.
Secondo la Corte, la Commissione europea non ha sviluppato
una logica di intervento completa per il pagamento verde, né ha stabilito
valori-obiettivo ambientali chiari e sufficientemente ambiziosi che possano
essere da questo conseguiti. Inoltre, la dotazione di bilancio assegnata allo
strumento non è giustificata dal contenuto ambientale della politica in
questione. Il pagamento verde rimane, sostanzialmente, un regime di sostegno al
reddito.
L’organismo di controllo delle finanze comunitarie
sottolinea che l’introduzione del greening ha fatto registrare un cambiamento
delle pratiche agricole solo per il 5% della superficie agricola dell’Unione
europea. Allo stato attuale, infatti, gli Stati membri utilizzano la
flessibilità prevista dalle norme sull’inverdimento per limitare gli oneri che
il regime comporta per gli agricoltori e la propria amministrazione, anziché
per massimizzare i benefici ambientali e climatici attesi.
La Corte dei conti conclude la relazione con una serie di
raccomandazioni su come definire strumenti ambientali più efficaci per la
Politica agricola comune post 2020.
Nella proposta di riforma, la Commissione dovrebbe applicare
i seguenti princìpi:
gli agricoltori dovrebbero percepire i pagamenti PAC
soltanto se rispettano una serie di norme ambientali di base. Le sanzioni
applicate in caso di inosservanza dovrebbero costituire un deterrente
sufficiente;
i programmi agricoli volti a rispondere a necessità di
carattere ambientale e climatico dovrebbero includere obiettivi di performance
e finanziamenti che rispecchino i costi sostenuti e il mancato guadagno
risultante da pratiche che vanno oltre gli standard ambientali di base;
quando gli Stati membri hanno la possibilità di scegliere
tra più opzioni per l’attuazione della PAC, dovrebbero dimostrare di aver
scelto opzioni efficaci ed efficienti ai fini del conseguimento degli obiettivi
della politica.
(© Osservatorio AGR)
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