L’emendamento depositato alla Camera, già approvato dalla
Commissione agricoltura e adesso al vaglio della Commissione bilancio, che
prevede l’innalzamento della soglia a 25.000 euro per far scattare l’obbligo
della certificazione antimafia agli agricoltori che fanno domanda Pac
(introducendo anche gli opportuni aggiustamenti tecnici alla legge 17 ottobre
2017), rappresenta un primo importante risultato che la Cia-Agricoltori
italiani ha sostenuto e voluto con forza fin dalle prime battute dell’iter di
conversione della Legge di bilancio. Durante l’ultimo mese -ha osservato il
presidente nazionale Cia Dino Scanavino- siamo stati impegnati in prima linea
per sollecitare il Parlamento proponendo soluzioni alla situazione che si era
venuta a creare in materia di certificazione antimafia per le imprese agricole.
Prevedere l’obbligo per tutti i terreni agricoli, così come stabilito dalla
legge 17 ottobre 2017, produrrebbe un impatto burocratico di dimensioni
importanti creando, al tempo stesso, un inaccettabile differente trattamento
tra gli agricoltori che, per la campagna 2017, hanno già percepito aiuti
comunitari senza l’antimafia e altri che dovranno attendere mesi per produrre
tale documentazione. Inoltre, la legge è sperequativa perché orientata solo al
settore agricolo, come se questo fosse un settore particolarmente a rischio
mafia. Nell’immediato auspichiamo una rapida approvazione dell’emendamento -ha
aggiunto Scanavino- pur considerando il risultato ottenuto, grazie al nostro
impegno, ancora parziale e limitato. Per il futuro, crediamo sia doveroso che
le Istituzioni individuino strumenti per risolvere, definitivamente, questa
ingiustizia. In agricoltura ci saranno anche delle mele marce, così come in
tutti i settori, e vanno sicuramente perseguite con tutti i mezzi, ma non a
discapito della grandissima maggioranza di agricoltori, che con fatica e
difficoltà rendono produttive le nostre campagne.
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