Si chiama Trussolcus Halyomorphae
il parassita “buono” che potrebbe rappresentare la soluzione contro la
dilagante invasione della cimice asiatica, l’insetto che sta arrecando danni sempre
più consistenti alle colture italiane.
Appartenente alla specie degli
imenotteri, l’antagonista deposita le proprie uova in quelle della cimice e si
nutre di esse, senza produrre danni diretti o collaterali all’ambiente.
L’insetto potrà essere importato
in Italia non appena entrerà in vigore la norma che deroga al divieto di
introduzione di specie esotiche: l’approvazione del documento, all’ultima
verifica della presidenza del Consiglio dei Ministri prima di essere sottoposto
alla firma del Presidente della Repubblica, dovrebbe avvenire entro la fine di
questo mese.
Tipica del territorio cinese e
giapponese, la cimice asiatica è stata introdotta accidentalmente in America
nel 1998 e avvistata in Italia per la prima volta nel 2012, nella zona del
Modenese.
L’elevato tasso di contagio (47%
rispetto a 2-3% di altri organismi paragonabili), la sta rendendo una vera e
propria piaga per molte coltivazioni, soprattutto del Nord Italia. Negli ultimi
cinque anni, infatti, si è diffusa in modo esponenziale, danneggiando
gravemente le colture frutticole e oleaginose, specialmente il nocciolo.
L’insetto si nutre del succo dei frutti, che perfora favorendone la necrosi e
la perdita dei semi.
Contro la cimice asiatica i
prodotti chimici non hanno sortito effetto, diversamente dal Trussolcus
halyomorphae che, in Paesi come l’Oregon, si è rivelato un efficace antagonista
senza danneggiare l’equilibrio ambientale.
(© Osservatorio AGR)
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