A margine di un proficuo
convegno, organizzato dall’Assessorato Agricoltura del Comune di Rutigliano
(BA) e tenutosi presso la sala consiliare, in cui sono intervenuti, tra gli
altri, esponenti dello SPeSAL Bari (Area Nord), dell’INAIL, ho espresso la mia personale
considerazione riguardo allo “stato attuale” dell’applicazione della normativa
in materia di Tutela della Salute e Sicurezza nel Settore Agricolo. A mio
parere, bisogna fare “tre mea culpa”. Il primo “mea culpa” spetta alle
istituzioni, deputate all’emanazione delle norme, che non hanno compreso a
pieno la realtà lavorativa del settore agricolo. Un settore caratterizzato da
una forte “dinamicità” che necessita di essere sì normato, ma da regolamenti ad
hoc che tengano in dovuta considerazione le peculiarità dello stesso. Ad
esempio, che ci sia un forte impegno nel rendere effettivamente applicabile il
DI 27/03/2013 (quello delle “Semplificazioni”) che a 5 anni (quasi) dalla sua
emanazione, in provincia di Bari non ha ancora trovato la sua “dimensione”.
Oppure parlando di Prevenzione Incendi, le istituzioni, oltre ad emanare
(finalmente!!!) un Decreto che disciplina i contenitori-distributori di gasolio
(le loro caratteristiche, la loro ubicazione, ecc), dovrebbero anche
preoccuparsi di come poter arginare il fenomeno dei furti nelle campagne, che
potrebbe accentuarsi (aggiungendosi ai furti di uva) con l’installazione dei
contenitori-distributori proprio nelle zone agricole. Il secondo “mea culpa”
spetta agli addetti ai lavori, cioè agli agricoltori. E’ inconcepibile che si
fatichi ancora a comprendere il fatto che il settore agricolo sia
effettivamente caratterizzato da un alto indice infortunistico (spesso anche
mortale). Molti addetti ai lavori sono ancora fermamente convinti che
l’esperienza sia sufficiente a sopperire alle carenze tecniche e di sicurezza
di molte macchine ed attrezzature utilizzate nei campi. Si fa fatica a far
comprendere che la Sicurezza sul Lavoro non è solo “compilare le carte”, ma è
prima di tutto “CULTURA”: uscire di casa al mattino, per andare a lavorare e
tornare a casa la sera, sani e salvi, non è solo frutto di “fortuna”. Ad oggi
(anche se qualcosa si sta smuovendo) è inconcepibile che si chieda cosa sia un
DVR o se la “Sicurezza è obbligatoria”. Fare impresa (cioè assumere anche un
solo lavoratore dipendente, fosse anche per un solo giorno) significa adempiere
ad una serie di norme (giusto o no), che di fatto sono in essere e vano
applicate. Non esiste la giustificazione del “io non sapevo”, dal momento che
la normativa sulla Sicurezza è in vigore da quasi 10 anni (senza andare
ulteriormente a ritroso). Terzo “mea culpa” tocca ai tecnici che fanno consulenza
in materia di Sicurezza i quali, spesso, più che inculcare la concezione di
“Cultura” hanno creato il “business della Sicurezza”. Forse la mia è una visione
“romantica”, ma fare Sicurezza la considero una sorta di “missione” ed essere
sempre aggiornati, essere sempre “sul pezzo”, è una prerogativa
imprescindibile. In questo, gli imprenditori devono prestare molta attenzione:
quando richiedono una consulenza in materia di Sicurezza, stanno chiedendo un
servizio e per riceverlo, pagano; occorre dunque scegliere bene a chi
rivolgersi ed “affidarsi” con fiducia al tecnico.
Ing. Cacucci Giuseppe
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