Con una diminuzione delle precipitazioni del 31% rispetto
alla media del periodo di riferimento (1971-2000), il 2017 è stato per l’Italia
l’anno più secco dal 1800 a oggi.
È quanto emerge dalle rilevazioni dell’Istituto di scienze
dell’atmosfera e del clima del CNR, che mostrano come, da dicembre 2016 (primo
mese dell’anno meteorologico 2017), si siano susseguiti mesi molto secchi e
senza piogge, fatta eccezione per gennaio, settembre e novembre. Tutti gli
altri mesi hanno fatto registrare una piovosità con un deficit quasi sempre di
oltre il 30% e, in ben sei mesi, di oltre il 50%.
Gli effetti della siccità sono particolarmente rilevanti nel
settore agricolo, l’unico ad aver registrato, nel terzo trimestre 2017, un calo
degli occupati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La prolungata mancanza di precipitazioni – evidenzia
Coldiretti – ha provocato un crollo generale delle produzioni, che va dalle
mele all’uva e che ha causato una conseguente riduzione della necessità di
manodopera per le campagne di raccolta. Per le mele si stima un calo medio del
23% rispetto all’anno scorso, con punte del 60%; in Trentino Alto Adige la
vendemmia è stata tra le più scarse del Dopoguerra, con un taglio produttivo
del 26% rispetto al 2016.
Per il Ministro delle politiche agricole, alimentari e
forestali, Maurizio Martina, «servono con urgenza piani di investimento
pubblici e privati per ammodernare la rete di distribuzione e per accelerare
l’adozione di innovazioni sul fronte dell’agricoltura e dell’allevamento di
precisione che aiutino nel risparmio idrico e nel riutilizzo della risorsa». «È
un tema», sottolinea il Ministro, «non solo agricolo, ma di sostenibilità
complessiva del nostro modello produttivo».
(© Osservatorio AGR)
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