Lo scorso 23 novembre è stato organizzato presso il CREA-AA
di Cascine del Riccio, Firenze il convegno dal titolo” IL SUOLO NELLA GESTIONE
DEL VIGNETO BIO: CONTRIBUTI
DALLA RICERCA”. Il convegno è parte delle attività del
progetto ReSolVe- Restoring optimal Soil functionality in degraded areas within
organic Vineyards (Ripristino della funzionalità ottimale del suolo in aree
degradate di vigneti biologici), finanziato per gli anni 2015-2018 dal fondo
europeo FP7 ERA-net project, CORE Organic Plus. In questa sede sono stati
presentati i risultati degli studi effettuati per rispondere alla domanda: “i
suoli di aree degradate all’interno di un vigneto possono recuperare la loro
funzionalità ottimale per la coltivazione della vite tramite tecniche di
gestione del suolo biologiche?”. Sono state condotte numerose analisi per
comprendere le cause della ridotta funzionalità del suolo in 9 vigneti europei
rappresentativi della viticoltura biologica posti in Spagna, Francia, Italia,
Slovenia e Turchia. Le aree degradate nei vigneti hanno prodotto quantità
significativamente minori di uve e concentrazioni eccessive di zucchero
nell’uva da vino, ad eccezione dei vigneti per uva da tavola che erano
irrigati. In generale, le cause del malfunzionamento del suolo sono state ricondotte
sia a una ridotta disponibilità di acqua del suolo a causa della ridotta
profondità di radicamento e capacità di acqua disponibile per la vite, sia
della fertilità del suolo, vale a dire un inferiore tenore di carbonio organico
e azoto totale, riduzione della capacità di scambio cationico e maggiore
concentrazioni di carbonati.
La diversità e l'attività biologica, monitorate con diversi
indicatori quali microartropodi, nematodi, attività enzimatica, degradazione
della materia organica utilizzando l'indice di Tea Bag, non hanno mostrato
differenze chiare e significative tra aree degradate e non degradate. Allo
stesso modo, non è stata osservata alcuna chiara differenza negli indici
complessivi di diversità microbica (Shannon, Simpson) e di equità di diversità
(Pielou) tra aree non degradate e degradate. Tutti gli indici sono risultati
relativamente alti e indicativi di una ricca presenza di specie microbiche
comuni e rare, con elevata diversità. Le analisi dei cluster hanno evidenziato
piccole differenze qualitative nelle composizioni comunitarie batteriche e
fungine nel suolo di rizosfera e nelle radici provenienti da aree degradate e
non degradate. Il clustering delle fingerprint ha suggerito che tale
funzionalità del suolo possa avere un'influenza su alcune unità tassonomiche
funzionali. L'andamento generale dell'attività enzimatica del suolo ha seguito
principalmente quello dello stock di materia organica, tuttavia le variazioni
in attività enzimatiche specifiche in terreni degradati suggeriscono che,
accanto ad un generale rallentamento del ciclo della materia organica, c'è una
maggiore riduzione della capacità di decomposizione delle forme più
recalcitranti.
Questo studio multidisciplinare indica che l'agricoltura
biologica è in grado di ripristinare la biodiversità superficiale, ma non gli
altri servizi ecosistemici del suolo nella sua interezza. La perdita di
fertilità del suolo causata da un eccessivo movimento di terra prima
dell'impianto, e / o dall'erosione accelerata, non viene recuperata attraverso
la ordinaria gestione biologica. I risultati del progetto quindi suggeriscono
la necessità di trattamenti specifici e più intensi, con una scelta delle
matrici organiche da utilizzare nella fertilizzazione che privilegi quelle più
facilmente decomponibili.
Ulteriori informazioni sono presenti su
http://www.resolve-organic.eu/
Autore: Edoardo Costantini
Fonte: Accademia dei Georgofili
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