Il tema sollecita una duplice suggestione. Da una parte è
ben noto che il futuro dell’agricoltura è legato al ricambio generazionale per
far fronte alle esigenze di innovazione a tutto campo di un settore sempre più
esposto alle molteplici sfide legate al cambio di paradigma tecnologico e dello
sviluppo di nuovi mercati. Dall’altra parte la scelta del modello cooperativo,
per affrontare problemi occupazionali e reddituali dei giovani che decidono di
restare in agricoltura o di intraprendere una propria attività in tale settore,
rappresenta un impegno concreto per l’affermarsi di una nuova imprenditorialità
con un forte spirito di socializzazione stimolato dai nuovi mezzi di
comunicazione.
Il tema è stato affrontato partendo dal sistema di valori
etici, economici e sociali che la cooperazione mantiene pur in un contesto
radicalmente mutato nel tempo. Come affermato dal prof. Vasco Boatto,
dell’Università di Padova, la cooperazione costituisce un modello organizzativo
che può dare una risposta concreta a queste istanze:
• adottando
soluzioni innovative in termini di contrasto ai cambiamenti climatici al
risparmio e riutilizzo delle risorse scarse, recupero di sistemi ecologici e
tutela della biodiversità
• favorendo una
maggiore sensibilità alla responsabilità sociale nei processi produttivi; alla
creazione di servizi sociali, a beneficio delle comunità; alla valorizzazione
degli elementi culturali ed identitari dei territori.
• recuperando il
senso del lavoro quale fondamento della dignità delle persone, attraverso
l’implementazione e diffusione di buone pratiche presenti nel mondo della
cooperazione.
Il modello cooperativo presenta pertanto prerogative
coerenti non soltanto per l’affermarsi della presenza delle imprese dei giovani
in agricoltura, ma ne esalta la funzione sociale rispetto ai bisogni emergenti
della società espressi dalla sostenibilità ambientale, sociale e della cultura
del territorio. In altri termini tale modello è in grado di meglio affermare il
ruolo multifunzionale dell’agricoltura.
Si tratta allora di accompagnare il lento, ma costante, ricambio generazionale, da molti anni obiettivo strategico della politica
agricola, come è dimostrato dalla
relazione di Barbara Zanetti del CREA
con interventi mirati, sia al perseguimento di maggiore competitività delle nuove imprese condotte da
giovani, in particolare favorendo la loro aggregazione, sia al miglioramento
delle condizioni di lavoro e di vita nelle aree rurali quali i servizi al
territorio, la banda larga e l’informazione.
Questo percorso necessita di essere costantemente monitorato
e migliorato, come evidenziato nella relazione di Paolo Ammassari del MiPAAF,
nel contesto della politica di sviluppo rurale che sicuramente avrà un seguito
anche dopo il 2020.
Così come si rende necessario adeguare gli strumenti
finanziari a sostegno dell’imprenditoria giovanile in termini di accesso al
capitale fondiario, di finanziamento degli investimenti e di garanzie per
l’accesso al credito come ha evidenziato Giorgio Venceslai di ISMEA.
Partendo da queste considerazioni di carattere generale la
Giornata di studio ha registrato la sua concretezza attraverso la presentazione
di casi aziendali che possono essere considerati come buone prassi di come la
cooperazione chiama in causa le giovani generazioni degli imprenditori soci e
di giovani tecnici occupati in varie attività di carattere gestionale.
E’ interessante cogliere come, nella diversa tipologia delle
imprese cooperative che sono state presentate, la presenza di “giovani”, soci o
dipendenti che siano, è considerata come fattore di successo delle imprese
stesse.
Nella Cooperativa “Terre dell’Etruria”, presentata da
Massimo Carlotti, che svolge contemporaneamente attività di acquisto di mezzi
tecnici per i soci e di valorizzazione delle produzioni conferite dai soci
stessi, peraltro riconosciuta come OP ortofrutticola, il ricambio generazionale
della base sociale e l’impiego di giovani tecnici qualificati sono considerati
gli strumenti elementari per produrre “valori e valore nel tempo e garantire la
continuità della cooperativa”
Ancor più emblematico è il ruolo delle nuove generazioni di
soci nel caso della Cooperativa “Il Raccolto- Rete imprese terre del Reno”,
presentato da Eros Gualandi, cooperativa che ha impostato il suo programma di
sviluppo sull’innovazione e sull’agricoltura di precisione allo scopo di
“migliorare rese e qualità delle produzioni con effetti sui costi e sui ricavi,
diminuendo lo spreco di risorse e conseguentemente gli impatti ambientali”.
Un caso di particolare originalità è quello della
Cooperativa G.A.I.A., presentato da Patrizia Marcellini, il cui scopo è quello
della valorizzazione e la remunerazione del capitale fondiario ed agrario
attraverso la gestione associata dei terreni, a proprietà divisa, conferiti dai
soci proprietari. Si tratta di una esperienza non diffusa nella tipologia delle
cooperative di conduzione tradizionali, a proprietà indivisa della terra, nelle
quali il conferimento è il lavoro, ma che risponde all’esigenza di mantenere
produttivi terreni altrimenti destinati all’abbandono.
Infine il caso della cooperativa Flora Toscana, presentato
da Walter Incerpi, cooperativa tradizionale di conferimento in un comparto di
alta specializzazione ed elevato grado di attività quale quello floricolo e
vivaistico. In questo caso il ricambio generazionale della base sociale è
correlato alla prestazione di servizi specialistici innovativi sia a livello
produttivo che commerciale.
I lavori della giornata sono stati seguiti da un attento
gruppo di studenti di Istituti tecnici agrari e delle Facoltà di agraria. Nei
loro interventi una doppia percezione: interesse per come la cooperazione possa
creare opportunità di lavoro, bisogno di una specifica formazione sul
funzionamento della cooperazione e sulla originalità e flessibilità del modello
come le esperienze concrete presentate hanno dimostrato.
L’intervento dell’On. Luca Sani ha inteso evidenziare come,
rispetto ai cambiamenti in atto dell’agricoltura in virtù dell’incalzare
dell’innovazione tecnologica e della crescente competizione sui mercati,
l’importanza di nuove competenze delle giovani generazioni non possa
prescindere da nuovi assetti organizzativi che la cooperazione è in grado di
offrire.
Soprattutto perché, ha concluso Giovanni Luppi,
Co-Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane – Agroalimentare, nel
momento in cui l'agricoltura e
l'agroalimentare italiana ha fortemente bisogno di un processo di rinnovamento
generazionale, la cooperazione agro-alimentare italiana, che rappresenta oggi
un pezzo importante di questo comparto ( circa il 25-30% del fatturato
complessivo ), può costituire una strumento valido per agevolare l'ingresso dei
giovani nuovi agricoltori attraverso una forma societaria ed organizzativa che
tende a valorizzare lo spirito imprenditoriale
dei singoli aggregandoli in strutture moderne , efficienti ed in
grado di raggiungere anche i mercati nuovi.
Le diverse esperienze che abbiamo portato all'attenzione dei
tantissimi giovani studenti che hanno partecipato all'iniziativa vogliono rappresentare
l'esempio concreto di come la cooperazione possa e sia in grado di fornire
quelle risposte.
Autore: Alessandro Pacciani
Fonte: Accademia dei Georgofili
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