C’è una sorta di "strappo": tra la giustizia che
vorremmo vedere applicata (contro il caporalato) e l’onestà (della maggior
parte degli imprenditori) che vorremmo fosse tutelata. Stiamo parlando
dell’applicazione di pene e sanzioni previste dalla legge 199 del 2016 che si
scontra, sempre più fatalmente, con il lavoro quotidiano di tanti imprenditori
ortofrutticoli, al Sud come al Nord Italia.
A nove mesi dall’approvazione della legge anti-caporalato si
sta, dunque, concretizzando quanto molti operatori del settore temevano. Non a
caso, proprio per tutelare gli interessi del comparto agricolo, in Puglia è
nato anche il Movimento nazionale per l'agricoltura.
“Condanniamo chi sfrutta i lavoratori, anzi pensiamo che le
pene contro i caporali vadano inasprite ma troviamo
sbagliate la repressione cieca e la responsabilità penale per conto terzi dei
titolari delle aziende agricole che rischiano la confisca dell’azienda e
l’arresto, anche per infrazioni che non c’entrano con il caporalato. E che,
prima del varo della legge, erano punite con sanzioni amministrative”.
Per il vicepresidente del Movimento, infatti, i controlli
nelle aziende agricole rilevano più spesso la violazione di norme contrattuali
e di sicurezza sul lavoro che sono, peraltro, di difficile applicazione nel
nostro settore.
Abbiamo più volte fatto l’esempio dell’elmetto protettivo,
che dovrebbe essere obbligatorio anche mentre si effettuano semplici lavori di
manutenzione del tendoni dell'uva da tavola, così come l'utilizzo obbligatorio
delle scarpe antiinfortunistica. Le norme sulla sicurezza sul lavoro impongono
prescrizioni di difficile (se non impossibile) applicazione, le cui violazioni
determinano “reati - dice Sgobba - che sono lasciati a un'ampia discrezionalità
da parte dei giudici”.
“Potrei aggiungere – continua - che nessuna delle aziende
pugliesi è in grado di rispettare la legge 199”. E’ una provocazione, ma se
pensiamo al contratto collettivo non siamo così distanti dalla realtà.
“A fronte di una contrattazione collettiva a 75 euro,
infatti, la cosiddetta paga di piazza in Puglia è fissata a circa 42 euro:
basta già questo a creare illegalità (e ad essere puniti dalla legge 199, ndr).
Nella nostra regione si sta discutendo del rinnovo del contratto provinciale di
lavoro proprio in questo periodo e, mentre a Foggia si è chiuso con un ottimo
risultato, Bari e Taranto inspiegabilmente non hanno ancora rinnovato”.
“Fino a quando non potremo intervenire con una modifica
costruttiva e migliorativa della legge 199 - conclude Sgobba - dobbiamo
lavorare sulla parte contrattuale e, chiaramente, spingere per una modifica del
decreto relativo alle norme di sicurezza sul lavoro applicabile concretamente
al mondo agricolo”.
Insomma, se di fronte a un caso di caporalato la condanna
(anche a livello mediatico) deve e può partire in automatico, il problema sarà
permettere agli imprenditori agricoli di continuare a lavorare con la
tranquillità di norme certe e applicabili. Ecco perché la legge 199 contro il
caporalato rischia di rimanere un’incompiuta.
Fonte: Italiafruit News
Nessun commento:
Posta un commento