L’embargo di ritorsione della Russia nei confronti dei
prodotti agroalimentari freschi Ue – confermato da Putin fino al 31 dicembre
2018 - produce molti più danni di quelli che si pensi.
Nel caso dell’Italia, per esempio, favorendo massimamente
l’Italian sounding e i falsi, poi facendo sì che i nostri competitori mettano
radici e consolidino la propria attività. E pensare che, nonostante l’embargo,
nel primo trimestre di quest’anno l’export agroalimentare italiano verso la
Russia è cresciuto del 45% arrivando a oltre 100 milioni di euro, con crescite
del 107% per l’olio di oliva e del 75% per il vino (dati Istat).
La prima telefonata che ricevetti da un amico di Mosca
all’indomani delle sanzioni (2014) fu proprio quella di richiesta del nome di
un buon produttore di Parmesan argentino – una richiesta imbarazzante a cui non
risposi. L’amico mi ha poi detto di aver trovato fior di fornitori in Sud
America e di trovarsi molto bene. Nel formidabile negozio Eataly del centro
commerciale Kievskij a Mosca Oscar Farinetti aggira le sanzioni producendo in
loco caciotte, scamorze e burrate con latte delle campagne russe – per fare
passare la frontiera ai salumi bisogna invece smarchiarli e ricoprirli di
spezie – una prassi però non valida per uno dei salumi italiani più ricercati
dai russi, la mortadella.
Per frutta e verdura fanno invece affari d’oro i nostri
concorrenti mediterranei. La Turchia ha moltiplicato le proprie esportazioni -
in particolare dalle regioni del Mar Nero nei primi 5 mesi dell’anno le esportazioni
sono aumentate del 91% in volume e del 58% in valore.
Il Marocco si è specializzato da tempo nella esportazione
verso la Russia: la logistica verso i porti del Mar Baltico è oramai
perfezionatissima - non si pensa più solo all’ortofrutta ma anche ad altri
prodotti tipicamente italiani come l’olio di oliva (che viene venduto non a
caso con nomi italian sounding). Anche la Tunisia sta predisponendo nuove linee
marittime di trasporto refrigerato per rispondere a una domanda sempre più
fiorente da parte dei russi (+23% in valore nei primi 5 mesi dell’anno).
I danni per l’Italia sono quindi immani, difficilmente
quantificabili e rimediabili anche con le misure di emergenza a favore dei
produttori confermate negli scorsi giorni dal commissario per l’Agricoltura e
lo sviluppo rurale Ue Phil Hogan.
Autore: Duccio Caccioni - presidente della Borsa bio della
Cciaa di Bologna; membro della Borsa merci della Cciaa di Bologna; direttore
marketing del Centro agroalimentare di Bologna
Fonte: Agronotizie
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