I temi europei, la Brexit e la riforma della Pac in primo
piano all'assemblea di Confagricoltura, la prima del presidente Massimiliano
Giansanti. ''La nostra scelta europeista - ha sottolineato - ha radici lontane.
L'Unione europea non è un'opzione, però c'è bisogno di una politica agricola
comune diversa da quella in essere''. Per il n. 1 di Confagricoltura
''l'attuale assetto normativo risulta troppo complicato per gli agricoltori e
per le amministrazioni nazionali. Occorre una reale semplificazione", ha chiesto
Giansanti.
Il sistema vigente, ha spiegato, "non è in grado di garantire un'ordinata
gestione dei mercati nelle situazioni di grave crisi. Non è idoneo ad
assicurare una soddisfacente stabilità dei redditi, di fronte alla crescente
volatilità dei prezzi. Vanno ripensate le finalità degli aiuti diretti per
concentrare l'attenzione sulle imprese che producono per il mercato, che creano
occupazione, che sono in grado di aprirsi all'innovazione tecnica per
accrescere la competitività". A proposito della Brexit Giansanti ha
ricordato che "una buona politica agricola comune richiede un adeguato
ammontare di risorse finanziarie.
In vista delle discussioni sul quadro finanziario pluriennale
dopo il 2020, diciamo subito che non è possibile rilanciare in modo credibile
la costruzione comune con i tagli della spesa agricola. La Pac deve essere
mantenuta all'altezza delle sue ambizioni ed avere un bilancio adeguato alla
sua mission che sta diventando sempre più complessa, visto che la situazione
dei mercati è sempre più instabile e che è necessario intervenire sulle
economie agricole". ''Il nostro Paese ha origini rurali che vanno
preservate, che sono le nostre radici. Ma oltre la tradizione c'è l'innovazione
- ha concluso il presidente di Confagricoltura -. L'agricoltura odierna è
smart, digitale e tecnologica. Tecnologia che aiuta a produrre in quantità,
qualità e sicurezza, che aiuta a rispettare l'agroecosistema, la biodiversità e
la sostenibilità''.
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