Tra i provvedimenti prioritari figura il ritiro dal mercato,
in due fasi, di 4.500 tonnellate di arance, di cui 500 utilizzando l’intero
plafond disponibile sulle dotazioni per il contrasto all’embargo russo e altre
4mila attraverso un bando pubblico per l’acquisto degli agrumi e la
distribuzione agli indigenti.
Al fine di incentivare l’aggregazione, gli accordi di filiera,
l’internazionalizzazione, la competitività e la produzione di qualità, il
Ministero delle politiche agricole ha avviato un fondo con una dotazione
complessiva di 10 milioni di euro, di cui 2 per il 2018 e 4 per il 2019 e il
2020.
Una voce cruciale per raggiungere l’equilibrio di mercato e
una migliore remunerazione del prodotto è l’aumento dell’export e l’apertura di
nuovi mercati. A tale scopo è stato stabilito un finanziamento per rafforzare
il lavoro sulla presentazione dei dossier fitosanitari, che rappresentano un
elemento strategico per chiudere positivamente i negoziati con i Paesi terzi e
aprire alle esportazioni di agrumi italiani.
Si utilizzerà anche la novità del Regolamento omnibus che
consente alle Organizzazioni di produttori di finanziare le attività legate
alla gestione dei protocolli fitosanitari attraverso i programmi operativi.
Per supportare una strategia di ripristino del potenziale
produttivo degli agrumeti colpiti dal virus Tristeza, vanno coordinate le
azioni dei produttori con il sostegno che le istituzioni possono mettere in
campo.
Tre le condizioni da realizzare per rendere attuabile tale
programma:
Assicurare la disponibilità di piante indenni per realizzare
il piano di riconversione programmato; l’investimento verrà fatto direttamente
dal Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia
agraria.
Istituire il Catasto agrumicolo nazionale, avviandone la
realizzazione già quest’anno, come condizione necessaria per garantire una
programmazione produttiva orientata al mercato.
Avviare il piano di riconversione varietale con materiale
certificato esente da virus, utilizzando le risorse dei Programmi di sviluppo
rurale e dell’Organizzazione comune di mercato.
(© Osservatorio AGR)
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