“La Regione Puglia ha perso circa due anni di tempo e soldi
in quantità”. E’ il commento del Presidente di Confagricoltura Bari/Bat,
Michele Lacenere, alla luce della decisione del Tar Puglia che ha accolto la
richiesta di sospensiva di alcune aziende agricole ricorrenti contro la
graduatoria del bando 4.1A. Il Tribunale amministrativo ha rinviato al prossimo
dicembre la discussione di merito sui ricorsi riguardanti il Psr accertando la
“illogicità delle modalità di selezione delle domande”.
Dopo aver accumulato ritardi e speso poco dei fondi
disponibili, l’operatività di uno dei più importanti strumenti atti a
finanziare il settore agricolo per gli anni 2014-2020 è rinviata. Il Tar
Puglia, infatti, considerato il “fumus” di fondatezza della domanda proposta
dalle aziende escluse, ha sospeso la graduatoria regionale per l’assegnazione
dei fondi Psr perché 3 aziende su 4
hanno usato parametri difformi da quelli che, oggi, la Regione ritiene validi.
Il presidente della Regione Puglia, ieri, ha nonostante tutto espresso
“soddisfazione perché il Tar Puglia ha sostanzialmente accolto la posizione
dell’Avvocatura regionale e del dipartimento Agricoltura”. “Io e il Presidente Emiliano – commenta il
Presidente Lacenere – abbiamo letto due sentenze diverse, mi sono detto, devo
cercare quella che ha letto lui, ma non l’ho trovata. Il Tar ha chiaramente
indicato che – si legge nel dispositivo depositato ieri – il calcolo della
media in questione sia stato verosimilmente alterato dalla mancata verifica
preventiva dei dati contenuti nelle domande presentate e che la Regione dovrà
considerare il valore di performance economica medio ricalcolandolo al netto di
quelle per le quali dovesse essere confermata la non conformità dei dati. Da
ciò che scrive il Tribunale amministrativo, quindi, si desume che la Regione ha
perso circa due anni di tempo, e soldi in quantità, per finanziare un Ente che
aveva il compito di mettere a punto un programma che permettesse delle istruttorie
assolutamente automatizzate. Il problema, infatti, nasce da dal fatto che il
famoso programma, che a tutti noi è parso troppo simile al precedente, messo a
punto da Innovapuglia non ha permesso l’istruttoria automatica e ha lasciato
agli estensori dei progetti massima discrezionalità nell’inserimento di dati
che, oggi per ieri, la Regione indica incongrui e che, nella realtà, sono
incongrui rispetto a non si sa cosa”.
Il perché lo spiega il Presidente Lacenere: “Il redattore
del bando, infatti, ha dimenticato di indicare a quali riferimenti ci si
dovesse rivolgere nella redazione dei piani di investimento, salvo oggi dire
che sono dati logici e facilmente verificabili dovunque. Dove?”. Il Tar, inoltre, dice che la Regione
espletata l’istruttoria e i contraddittori, dovrà rielaborare i coefficienti
incriminati. “A fronte di quest’obbligo – prosegue Lacenere – il Presidente
Emiliano e l’assessore Di Gioia dichiarano che potranno iniziare a pagare le
aziende corrette: probabilmente con i fondi del PSR 2038 potranno effettuare
questa operazione. Perché considerato che la struttura regionale ci ha messo
circa tre mesi per valutare un solo parametro di circa 600 aziende, possiamo
calcolare che ci metterà non meno di tre anni per valutare tutti i parametri
delle aziende in elenco e, soprattutto, non meno di venti per superare tutti i
contenziosi che tali verifiche e calcoli potranno ingenerare”.
Confagricoltura Bari già nell’ottobre del 2017 consigliò
cautela nel pubblicare la graduatoria. “Oggi – conclude Lacenere – consigliamo
altrettanta cautela nel dare la stura ad un processo che, realmente, potrebbe
determinare la fine dello sviluppo rurale in Puglia. L’assessore Di Gioia assuma
su di se la responsabilità, che gli compete, di decretare la fine di un bando,
in realtà di 5 bandi, costruito male e gestito peggio, valuti le possibilità di
inserire di diritto in una nuova selezione le aziende a questo iscritte e,
soprattutto, eviti di rigirare una frittata già bruciata”.
Fonte: Confagricoltura Bari
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