La nuova politica di sviluppo rurale, elaborata nell’ambito
delle proposte legislative della Commissione europea per la riforma della Pac
2021-2027, introduce numerosi e sostanziali cambiamenti. Nel caso le
istituzioni nazionali e regionali riuscissero a interpretare in modo innovativo
e virtuoso le nuove disposizioni, ci potrebbe essere un notevole vantaggio per
i beneficiari finali degli interventi, in particolar modo per gli agricoltori.
Il Secondo pilastro della Pac attuale sta fornendo risultati
ampiamente al di sotto delle attese, con una conclamata lentezza
nell’erogazione dei fondi pubblici e un’eccessiva complessità, di ostacolo alle
imprese che presentano progetti di investimento e hanno impegni di natura
ambientale e organizzativa. Il nuovo
ciclo di programmazione dello sviluppo rurale che potrebbe scaturire dalla
riforma della Pac oggi in essere può, potenzialmente, superare le criticità del
passato e del presente e inaugurare una nuova stagione.
Unico piano nazionale
La Commissione europea ha voluto riunificare in un unico
regolamento le disposizioni concernenti tre fondamentali interventi della Pac,
ovvero i pagamenti diretti, gli interventi settoriali e quelli dello sviluppo
rurale. Non ci sarà più uno specifico testo legislativo legato al Secondo
pilastro della Pac e le regole comunitarie su tale materia saranno ridotte al
minimo, incentrandosi in particolare sulle questioni strategiche. Tutto ciò che
riguarda gli aspetti di dettaglio, in termini di condizioni di ammissibilità,
di funzionamento dei diversi interventi, di procedure di gestione e di
controllo, viene trasferito a carico degli Stati membri.
In base alle proposte della Commissione UE ci sarà un solo
Piano strategico per ognuno dei 27 Paesi aderenti e ci sarà una sola Autorità
di gestione a livello nazionale. Le Regioni saranno considerate come organismi
intermedi ai quali potrà essere affidata l’esecuzione di alcuni elementi del
Psr.
Quindi, non ci saranno più 21 Psr delle Regioni e delle
Provincie autonome, più uno nazionale e uno sulla Rete rurale, ma avremo un
solo testo che coprirà tutti gli interventi attuati sul territorio italiano,
comprensivo anche del regime dei pagamenti diretti e delle politiche
settoriali.
Pertanto, il disimpegno automatico delle risorse europee per
effetto delle minori spese non sarà più calcolato per ogni singola Regione, ma
tramite un conteggio unico nazionale.
Nuova definizione delle misure
A differenza del passato, l’UE non si preoccupa più di
definire il «menu» delle misure, delle sottomisure e delle singole operazioni.
A livello comunitario ci si è limitati a individuare 8 differenti tipologie di
intervento:
- intervento per impegni ambientali, climatici e altri in
materia di gestione;
- intervento per i vincoli naturali o altri vincoli
territoriali specifici;
- intervento sugli svantaggi territoriali specifici
derivanti da determinati requisiti obbligatori;
- intervento sugli investimenti;
- intervento sull’insediamento dei giovani agricoltori e
l’avvio di nuove imprese rurali;
- intervento per gli strumenti di gestione del rischio;
- intervento sulla cooperazione;
- intervento sullo scambio di conoscenze e l’informazione.
I singoli Paesi membri avranno la responsabilità politica di
declinare gli interventi, dettagliarli e articolarli in modo creativo e
aderente alle esigenze dei sistemi agricoli e alle priorità che si intendono
perseguire.
Una politica a favore del ricambio generazionale
Tra le novità prospettate dalla Commissione europea si
evidenzia la possibilità per le Autorità nazionali di finanziare progetti di
investimento aziendali al 75% della spesa ammissibile e l’aumento a 100.000
euro del contributo massimo che può essere riconosciuto ai giovani di primo
insediamento. Inoltre, la nuova politica per il ricambio generazionale
contempla operazioni integrate su più tipologie di intervento e introduce, per
la prima volta nella storia dei Psr, la possibilità di finanziare operazioni di
acquisto di terreni.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n.
29/2018
Novità radicali in vista per lo sviluppo rurale
di E. Comegna
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