In un anno in cui i prezzi delle materie prime alimentari si
sono mantenuti generalmente stabili, il costo delle importazioni di prodotti
alimentari relativo al 2017 si prevede in salita a 1,413 trilioni di dollari,
con un aumento del 6% rispetto al 2016, il secondo incremento più elevato
sinora mai registrato.
È quanto emerge dall’ultimo rapporto della FAO “Food
Outlook” (Prospettive alimentari), pubblicato lo scorso 9 novembre. L’aumento
del costo delle importazioni, evidenzia il report, è stato determinato da
un’accresciuta domanda internazionale per la maggior parte dei prodotti
alimentari, nonché da tariffe di trasporto più elevate.
Particolare preoccupazione destano le implicazioni
economiche e sociali degli aumenti a due cifre del costo delle importazioni
alimentari per i Paesi meno sviluppati e per i Paesi a basso reddito con
deficit alimentare.
«Le spese più elevate non si traducono necessariamente in
maggior cibo acquistato da parte di questi Paesi, poiché il costo delle
importazioni è notevolmente aumentato», ha dichiarato Adam Prakash, economista
della Fao.
I maggiori costi si registrano a dispetto di scorte
consistenti, buone previsioni per i raccolti e mercati che rimangono ben
forniti.
Pubblicato due volte l’anno, il “Food Outlook” esamina i
mercati delle principali categorie di alimenti, tra cui la produzione
zootecnica e quella lattiero-caseario, i prodotti ittici, gli oli vegetali e i
cereali maggiormente diffusi.
Il rapporto evidenzia come la frutta tropicale sia sempre
più protagonista del commercio globale, con i volumi di esportazione del mango,
dell’ananas, dell’avocado e della papaya che quest’anno raggiungeranno un
valore totale complessivo di 10 miliardi di dollari. Una popolarità promettente
per la riduzione della povertà e per lo sviluppo rurale, poiché quasi tutta la
produzione avviene nei Paesi in via di sviluppo, di solito da piccoli
agricoltori con meno di cinque ettari di terra.
La FAO stima che nel 2017 la produzione totale di questi
quattro frutti possa raggiungere 92 milioni di tonnellate, a fronte dei 69
milioni del 2008. Attualmente, il 95% di tale produzione viene consumato
localmente, ma redditi in aumento e cambiamenti nelle preferenze dei
consumatori faranno aumentare con tutta probabilità i volumi di esportazione,
specialmente se un commercio più libero e un più facile accesso al mercato
stimoleranno miglioramenti tecnologici nella distribuzione.
Tra i principali produttori di frutta tropicale, vi sono
l’India, che ospita circa il 40% della produzione mondiale di mango, la Costa
Rica, che fornisce una gran parte degli ananas del mondo, la Cina, il Brasile e
anche il Messico, il più grande esportatore.
(© Osservatorio AGR)
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