Estendere la platea dei lavori gravosi e usuranti anche ai
Coltivatori diretti e Imprenditori agricoli professionali (Iap), che ora sono
esclusi. Lo chiede la Cia-Agricoltori Italiani, entrando nel dibattito aperto
sulle pensioni con il Governo. Anche
sull’aspettativa di vita, la Cia si oppone al criterio usato dalla legge
Fornero per portare l’età pensionabile a 67 anni dal 2019. Il metodo utilizzato
ha già mostrato le sue contraddizioni, non tenendo conto per esempio di anni
come il 2015, in cui la speranza di vita è invece diminuita. Questo meccanismo
assurdo porterà inevitabilmente ad alzare l’età minima delle pensioni di
vecchiaia a livelli assolutamente insostenibili, con ripercussioni sia sulla
popolazione anziana sia in termini di ricambio generazionale. Questo finirà per
pesare soprattutto sugli agricoltori, dove il turn-over nei campi è tuttora
fermo al 7%. Al di là della
discussione in atto sulle pensioni, gli assegni pensionistici degli agricoltori
italiani restano tra i più bassi d’Europa. Per questo, in vista dell’iter in
corso di approvazione della legge di Bilancio, la Cia propone un intervento
significativo per garantire pensioni dignitose a Coltivatori diretti e Iap,
prevedendo l’istituzione di una pensione base (448 euro) a cui aggiungere la
pensione liquidata interamente con il metodo contributivo. In tal senso, alcune
proposte di legge attualmente depositate in Parlamento, come ad esempio la
numero 2100 giacente alla Camera, rappresentano una buona base giuridica da cui
partire.
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