Negli ultimi anni, il settore agricolo europeo ha affrontato
crescenti rischi legati alla produzione e alla commercializzazione, dovuti
soprattutto all’aumento della volatilità dei prezzi sui mercati e agli effetti
dei cambiamenti climatici. Tali fattori, influendo negativamente sui margini di
profitto e la competitività degli agricoltori, hanno reso più difficile
effettuare pianificazioni a lungo termine e hanno spesso indebolito l’efficacia
degli incentivi agli investimenti.
La gestione dei rischi nella Politica Agricola Comune (PAC)
Sollevato per la prima volta nel 2001, il problema della
gestione dei rischi in agricoltura all’interno della PAC è stato affrontato a
partire dal 2005, quando la Commissione europea ha predisposto tre tipologie di
strumenti. Il primo riguardava l’assicurazione contro le calamità naturali,
incluse le condizioni climatiche avverse e le malattie animali. Un altro gruppo
di strumenti comprendeva i fondi di mutualizzazione, finalizzati a consentire
la condivisione dei rischi tra i vari produttori disposti ad associarsi. La
terza opzione era legata alla fornitura di una copertura assicurativa di base
contro le crisi dei redditi. Tutti questi strumenti sono stati introdotti tra il
2008 e il 2013, per compensare gli effetti delle modifiche della PAC e
sostituire le misure straordinarie ad hoc.
La Politica agricole comune ha, infatti, subìto una serie di
riforme finalizzate a ridurne gli elementi distorsivi, che hanno spinto gli agricoltori
a prendere le proprie decisioni produttive basandosi sui segnali di mercato. Ma
questi cambiamenti si fondavano sulla presunzione che i prezzi rimanessero
stabili e che la domanda di prodotti alimentari fosse in aumento, condizioni
assai diverse da quelle che si sono effettivamente verificate. Basti pensare
che nell’ultimo decennio il settore primario dell’UE ha sperimentato una
tensione di mercato significativa, che ha visto i prezzi di diversi prodotti
agricoli oscillare notevolmente. Le misure straordinarie, gli interventi di
mercato, la ricerca di nuovi sbocchi commerciali e gli altri strumenti
utilizzati si sono rivelati comunque utili nella tutela del reddito degli
agricoltori. Ma in tali frangenti la PAC ha manifestato i suoi limiti, mostrandosi
incapace di fronteggiare efficacemente le crisi.
PAC post 2020: quali orientamenti per la gestione del
rischio in agricoltura?
Nel documento di riflessione sul futuro delle finanze
dell’UE, pubblicato nella primavera di quest’anno, la Commissione europea
rileva che il bilancio comunitario ha dovuto ripetutamente far fronte, mediante
misure eccezionali di sostegno, a situazioni di emergenza quali il crollo dei
prezzi sul mercato dei prodotti lattiero-caseari o l’embargo russo sulle
importazioni di alcuni prodotti agricoli.
È quindi necessario individuare il giusto mix di strumenti
nella futura Politica agricola comune, tra misure di policy e dotazioni
finanziarie, sovvenzioni e strumenti finanziari, strumenti di gestione del
rischio e altri meccanismi di mercato per fronteggiare eventi avversi inattesi.
Per questa ragione, la Presidenza del Consiglio UE ha
predisposto un documento di orientamento sulla gestione del rischio in
agricoltura nella PAC post 2020, presentato nel corso della riunione informale
dei Ministri dell’Agricoltura degli Stati membri, svoltasi a Tallin tra il 3 e
il 5 settembre. Una delle lezioni apprese dal passato – si sottolinea nella
pubblicazione – è che non si può fare affidamento esclusivamente su misure di
reazione. Il settore agricolo deve diventare più resiliente e assumersi la
responsabilità nell’affrontare i rischi. La PAC ha un ruolo da svolgere,
fornendo strumenti e incentivi adatti. L’introduzione di un toolkit di gestione
dei rischi nel secondo pilastro è stato un passaggio positivo, poiché permette
agli Stati membri la flessibilità nella scelta degli strumenti adeguati,
consente di combinare la gestione dei rischi con altre misure di sviluppo
rurale e, grazie al carattere di cofinanziamento del secondo pilastro, aumenta
la responsabilità del settore privato nella gestione dei rischi.
Informazione e organizzazione
Per rafforzare gli agricoltori, occorre continuare a
favorire l’orientamento al mercato e condizioni più eque di concorrenza,
fornendo strumenti in grado di supportarli nella preparazione alle crisi e
renderli più competitivi. Affinché gli agricoltori siano in grado di reagire
adeguatamente agli eventi del mercato, è essenziale offrire loro una migliore
informazione su come i prezzi si formano non solo in fase di produzione, ma
anche nelle fasi di trasformazione, vendita all’ingrosso e al dettaglio. Tali
dati dovrebbero essere disponibili e comparabili tra tutti gli Stati membri,
perché solo allora consentirebbero movimenti preventivi per adattare la
produzione, rivedere le decisioni di investimento, modificare le strategie di
negoziazione dei prezzi.
Un ruolo importante viene riconosciuto all’aggregazione tra
le imprese agricole, che andrebbe incentivata, poiché oltre a consentire
economie di scala, ottimizzando i costi di acquisto degli input e di utilizzo
delle tecnologie, funge da strumento di gestione del rischio, aumentando la
resilienza alla volatilità dei prezzi. In ogni caso, è necessario affidarsi a
diversi modi di cooperazione e a diverse misure di attuazione, ad esempio con
impegni ambientali collettivi e prestiti a lungo termine.
Pagamenti diretti e misure di gestione del rischio
In relazione ai pagamenti diretti, viene suggerito di
destinarne una certa percentuale alle misure di gestione del rischio, così da
favorire la stabilizzazione dei redditi. Tale obiettivo potrebbe essere
conseguito, ad esempio, raddoppiando la consistenza della riserva di crisi e
accantonandola di anno in anno, in modo che possa essere efficacemente utilizzata
per fronteggiare le crisi di mercato straordinarie.
Infine, si sottolinea l’importanza del rafforzamento degli
strumenti di gestione del rischio all’interno del secondo pilastro della PAC,
che sarebbe opportuno rendere obbligatori, aumentandone al contempo la
flessibilità. In particolare, si ipotizza di eliminare, per le risorse relative
ai fondi mutualistici e all’Income Stabilizazion Tool, il meccanismo che
prevede il disimpegno automatico, stabilendo che all’atto della chiusura dei
programmi di sviluppo rurale sia considerato ammissibile l’ammontare di spesa
effettivamente sostenuto.
Autore: Patrizia Tomasso
Fonte: Osservatorio Agroalimentare
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