Per effetto del clima anomalo, la vendemmia italiana 2017,
appena terminata, si classifica tra le più scarse del dopoguerra, con un taglio
della produzione del 26% rispetto allo scorso anno. La notevole riduzione non
impedisce comunque al Belpaese di conservare il primato mondiale tra i
produttori di vino.
È quanto evidenzia la Coldiretti, sottolineando come la
vendemmia di quest’anno sia stata fortemente condizionata da una siccità
estrema. Iniziata precocemente il 4 agosto scorso, la raccolta delle uve lungo
la Penisola ha portato a una produzione stimata pari a 40 milioni di ettolitri,
destinati per oltre il 40% ai 332 vini a Denominazione di origine controllata
(Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg),
per il 30% ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in
Italia, e per il restante 30% ai vini da tavola.
Le difficoltà non sono mancate neanche nel resto
dell’Europa, dove complessivamente si prevede una produzione di 145 milioni di
ettolitri, il 14% in meno rispetto al 2016. I motivi, come spiega
l’Organizzazione europea degli agricoltori e delle loro cooperative
(Copa/Cogeca), sono sempre da ricercare nel cambiamento climatico e negli
eventi meteorologici estremi.
Per quanto riguarda i singoli Paesi, la Francia, storico
rivale dell’Italia, non andrà oltre i 37 milioni di ettolitri, segnando una
flessione del 18%. Ancora più forte il calo per la Spagna, che arriverà a
produrre 36 milioni di ettolitri, registrando un -20%. L’unico Paese europeo in
controtendenza è il Portogallo, dove si prevede un aumento del 10%, pur su
volumi più bassi rispetto ai tre principali produttori.
L’andamento del Vecchio Continente contribuisce in modo
determinante al crollo dell’8,2% della produzione enoica mondiale, che
l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv) stima a 246,7 milioni
di ettolitri: il risultato peggiore da diversi decenni.
Se la vendemmia 2017 è scarsa dal punto di vista
quantitativo, non si può dire lo stesso da quello qualitativo. L’uva è infatti
definita molto buona in tutta Europa, un fattore che, unito alla contrazione
dell’offerta, determinerà inevitabilmente un aumento dei prezzi, comunque
insufficiente a compensare alcuni produttori per le ingenti perdite di raccolto
subite.
(© Osservatorio AGR)
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