Apre a Bologna il parco a tema dedicato al cibo di qualità:
dal campo alla tavola per offrire un'esperienza che vuol essere anche educativa
e divulgativa con un occhio alla sostenibilità. Oscar Farinetti invita a
pensare «in grande» e punta a 6 milioni di visitatori. Animali, vigne, campi
coltivati e 47 punti di ristoro tra cui quello di "Food Brand Marche"
che riunisce i produttori marchigiani
Se l’obiettivo è tornare a pensare in grande come ha
dichiarato Oscar Farinetti l’imminente apertura di Fico Eataly World a Bologna
è effettivamente una realizzazione “pensata in grande”. Quello che aprirà i
battenti giovedì 15 novembre è il parco dell’agroalimentare più grande del
mondo. A sei giorni dall’inaugurazione Fico, ovvero Fabbrica italiana contadina
– Eataly World si è presentata in grande spolvero alla stampa italiana, ma
soprattutto internazionale visto che l’obiettivo non nascosto è quello di
attirare nei 10 ettari di Fico milioni di visitatori anche dall’estero per far
conoscere la tradizione e la cultura alimentare italiana dal campo o dalla
stalla al piatto servito in tavola.
A raccontare l’idea e la realizzazione di quest’opera - che
ha visto interagire enti pubblici come il Comune di Bologna e privati - un
parterre che partendo dal Andrea Segré, presidente della Fondazione Fico ha
visto alternarsi al microfono il sindaco di Bologna Virginio Merola e il
direttore generale per la promozione del sistema Paese del Mae, Vincenzo De
Luca, il direttore di Enit Giovanni Bastianelli e l’Ad di Fico Eataly World
Tiziana Primori, il direttore generale di Caab (Centro agro alimentare
bolognese) Alessandro Bonfiglioli e quello di Prelios Sgr Andrea Cornetti con
Oscar Farinetti, fondatore di Eataly nel ruolo di mattatore e “motivatore” di
questo vero e proprio “parco divertimenti del cibo”.
Punto di partenza la considerazione che il Caab (IL Centro
agro alimentare bolognese) fosse un po’ troppo grande e che la struttura di
proprietà del Comune di Bologna poteva diventare una “cittadella del cibo”. Il
primo cittadino di Bologna però tiene a precisare che Fico non vuole essere «la
mecca del consumismo, ma un luogo di educazione alimentare contro lo spreco e
sostenibile». Realizzato in quattro anni con un investimento di circa 120
milioni di euro Fico è «la continuazione e la sublimazione di Expo e la
scommessa è quella di porsi come Paese leader in fatto di nutrizione,
sostenibilità, qualità, territorio: è il racconto dell’Italia che si trasforma
e si sviluppa al meglio», ha dichiarato De Luca.
Perché realizzare Fico? «Perché in Europa ci sono 1200
varietà di mele, mille sono in Italia. Fico è a Bologna in una regione europea
come l’Italia che è nel cuore del Mediterraneo e che ha la più grande
biodiversità», ha spiegato semplicemente Farinetti che non si è lasciato
sfuggire il particolare che sì i francesi sono bravi, ma che noi li abbiamo
battuti: «la loro Cité internationale de la Gastronomie a Lione aprirà solo nel
2019». Un luogo pensato per offrire al pubblico un discorso sul cibo che non
presenta solo la fine, gli chef e i piatti, ma ne racconta la genesi dal campo
e dalle stalle, passando per le 32 “fabbriche di cibo” (ci sono anche latte,
yogurt, mozzarelle e birre a marchio Fico), per arrivare ai 47 punti di
ristoro. Presenti tutti i consorzi del made in Italy alimentare.
Fico è anche un luogo che a detta di Segré è “scienti-fico”
«una grande fattoria didattica di 12 ettari (22 i campi coltivati, 200 gli
animali, la vigna, la tartufaia, l’agrumeto)». Alla Fondazione presiduta da
Segré partecipano quattro università: Bologna, Trento, Suor Orsola Benincasa di
Napoli e l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Le scolaresche di
tutta Italia sono uno dei targhet e a loro in particolare sono dedicate le 6
aule didattiche e le 6 grandi “giostre” educative in funzione, per far
sperimentare e conoscere i segreti del fuoco, della terra, del mare, degli
animali, delle bevande e del futuro.
A completare la panoramica offerta alla stampa e che dalla
prossima settimana sarà aperta a tutti (ingresso gratuito dalle 10 a
mezzanotte) vanno conteggiate nove mercati, un teatro e un centro congressi da
mille posti, 500 biciclette disegnate apposta per Fico dalla Bianchi e che
serviranno a girare lungo il cardo e il decumano (altra idea mutuata da Expo
Milano) grazie a una pista ciclabile centrale. L’ambizioso obiettivo è quello
di riuscire ad avere 6 milioni di visitatori l’anno: “pensare in grande” questa
la filosofia di Farinetti che a esempio porta la Stazione Centrale di Milano,
realizzata negli anni Trenta del secolo scorso fu considerata sovradimensionata
«oggi è a mala pena sufficiente». Il patron di Eataly reduce dall’inaugurazione
dello store di Los Angeles «abbiamo aperto nello stesso giorno in cui Apple ha
lanciato il nuovo telefonino. In America giudicano il successo dalla coda
davanti agli ingressi. Così abbiamo mandato i commessi con dei cesti di mele
intere per offrirle alle persone in coda davanti al negozio della Apple. Alla
fine c’era più gente in fila da noi che dai telefonini» ha anche sottolineato
come Fico possa diventare un grande successo come lo sono i grandi parchi
divertimento degli Stati Uniti.
Durante la pre-apertura dedicata alla stampa e agli addetti
ai lavori (oltre 700 gli accrediti) si è potuta vedere la preparazione della
pasta, fatta a mano e a macchina, l’olio uscire dal frantoio, guardare da
vicino la nascita dello squacquerone, imparare a fare le caramelle; apprendere
e divertirsi con le esperienze nelle giostre multimediali; assaggiare i
prodotti freschi e fragranti, appena usciti dalle fabbriche; vedere gli animali
e i prodotti della terra; conoscere i protagonisti del Parco e le 150 aziende
coinvolte nella sua realizzazione.
Uno dei primi chioschi che si possono incontrare entrando in
Fico non è quello di un’azienda, ma la prima vetrina dell’associazione
produttori dell’agroalimentare marchigiano: Food Brand Marche. Sette i soci
fondatori: BovinMarche, Consorzio Marche biologiche, Consorzio di tutela
Casciotta di Urbino Dop, Consorzio Vini Piceni, Istituto marchigiano tutela
vini, Tutela Cooperlat e la Società agricola biologica del Gruppo Fileni. A
presentare il consorzio multifiliera che aggrega circa 3mila imprese agricole
del territorio con produzioni che vanno dal latte alla carne, dalla pasta al
vino, dall'olio a cereali e leguminose bio e che porta a Bologna 70% della
produzione enogastronomica delle Marche tra gli altri anche l’assessore regionale
all'Agricoltura Anna Casini che ha voluto sottolineare come «dopo il sisma,
abbiamo bisogno di opportunità: Fico, oltre che una vetrina, offre l'occasione
di raccontarci e di proporci, di utilizzarla come volano della ricostruzione
verde del nostro entroterra».
A credere fin da subito all’opportunità offerta da questa
Disneyland del cibo è stata Roberta Fileni (nella foto accanto a Tiziana
Primori, Ad di Fico Eataly World) che rivela come «dopo l’esperienza di Expo
sono stata sempre più motivata a credere che uno dei veicoli di crescita e
ripresa dei nostri territori è il food non solo come prodotto, ma come
agricoltura: noi siamo quello che mangiamo e quello che mangiamo viene dalla
terra. Il Food brand Marche è un progetto sfidante che ci vede qui in un
piccolo spazio come una pluralità: consorzi, regione e un’azienda privata».
Tra i precursori della produzione di carne bianca biologica
la linea Fileni Bio proporrà un menù rigorosamente bio in versione “street
food”. «Oggi il consumatore è molto più attento, legge le etichette. Noi
abbiamo iniziato vent’anni fa a produrre in modo biologico. Una decina di anni
fa siamo anche stati tentati di smettere, ma abbiamo perseverato e oggi si
dimostra una scelta premiante» osserva ancora Roberta Fileni. «La gente cerca
sicurezza che il sistema bio può dare, si consuma forse meno, ma si spreca
anche meno», conclude ricordando che grazie a un touch screen i visitatori di
Fico potranno anche scoprire nel dettaglio tutta la filiera.
Fonte: Vita
Autore: Antonietta Nembri
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