Nell'agroalimentare italiano sono occupati 1 milione e 385
mila lavoratori, alla fine del 2017, pari al 5,5% degli occupati in Italia: 919
mila in agricoltura, silvicoltura e pesca, e 465 mila nell'industria
alimentare, delle bevande e del tabacco.
E se negli ultimi 10 anni nell'Ue i lavoratori agricoli sono
diminuiti del 17,5%, il nostro Paese ha perso il 6,7%. Emerge dal
"Rapporto sulla competitività dell'agroalimentare italiano" di Ismea
presentato a Roma.
"Il trend negativo dell'occupazione agricola nel lungo
periodo" per Ismea "è strutturale, comune a tutte le economie
avanzate" ma tra il 2013 e il 2017 si registra una ripresa con una
crescita del 3% in controtendenza con l'Europa (-7,4%).
L'agricoltura ha contribuito alla crescita dell'occupazione
in modo rilevante 2015-16, mentre nel 2017 si è registrata una lieve riduzione
(-0,8%). Il 2018 conferma poi la riduzione su base annua degli indipendenti
(-2,9% primi tre mesi) e l'ulteriore crescita dei dipendenti (+1,1%).
Nell'industria alimentare invece l'occupazione è cresciuta
nel decennio e oggi è al +2% rispetto al 2007 (pre-crisi), a differenza
dell'intera economia; negli ultimi 5 anni l'incremento è del 3,4%.
Sul confronto del costo del lavoro in agricoltura con
Francia, Germania e Spagna, l'Italia è al terzo posto (10,2 mila euro per
addetto) dopo Francia e Germania (circa 12 mila euro); in Spagna il più basso
(circa 7 mila). Francia e Italia sono accomunate per l'elevata incidenza degli
oneri sociali sul costo del lavoro complessivo, 29% e 23%; 16% in Germania e
11% in Spagna.
Infine secondo Ismea in Italia il salario annuo per
lavoratore agricolo è di 7.930 euro (parità di potere d'acquisto), rispetto ai
20.133 degli altri settori, circa -12.200 euro, che superano i 18 mila euro
negli altri tre paesi.
Fonte: Ansa
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