La Federazione dei costruttori di macchine per l’agricoltura
e la cura del verde esprime preoccupazione per il repentino cambio d’indirizzo
in materia di assunzioni e contratti di lavoro. Questo specifico comparto della
meccanica (11 miliardi di fatturato, 7,5 miliardi di export, 1.800 imprese con
52 mila addetti), dipende in modo consistente dalla stagionalità della domanda
e da tutte le variabili di tipo industriale e agricolo che si verificano a
livello globale. Ha dunque bisogno di maggiore flessibilità. La strategia
occupazionale intrapresa con il Jobs Act (oltre il 70% delle nuove assunzioni
nel comparto, in questi anni, è legato a tale dispositivo) rischia un drastico
ridimensionamento.
I numeri La meccanica specializzata chiede al governo
maggiore flessibilità sulle politiche del lavoro. In particolare, l’industria
delle macchine, attrezzature e componentistica per l’agricoltura e la cura del
verde – che è rappresentata all’interno di Confindustria da FederUnacoma e che
costituisce uno dei settori di punta del “made in Italy”, con oltre 11 miliardi
annui di fatturato, 7,5 miliardi di export, più del 70% della produzione
esportata, circa 1.800 imprese con 52 mila dipendenti – ritiene che i nuovi
provvedimenti contenuti nel “Decreto Dignità”, che riformano il Jobs Act e
rendono più rigide le norme sulle assunzioni, possano bloccare la ripresa
occupazionale e mettere a repentaglio la competitività e sostenibilità delle
strutture produttive del settore. L’indagine circa gli effetti del Jobs Act
sulle imprese industriali – realizzata da Federmeccanica – indica come nel
settore di pertinenza della meccanica agricola oltre il 70% delle nuove
assunzioni a tempo indeterminato sia stato realizzato proprio in forza di
quella normativa che rischia oggi di perdere la propria efficacia. Più ancora,
il nuovo Decreto introduce vincoli severi sui contratti a termine, non
considerando che settori come quello della meccanica per l’agricoltura e la
cura del verde sono inevitabilmente legati alla stagionalità e hanno quindi
un’esigenza strutturale di flessibilità nelle assunzioni. Infine, FederUnacoma
ribadisce la necessità che le politiche del lavoro, come quelle per la ricerca
e l’innovazione e per la digitalizzazione dei settori produttivi, abbiano una
continuità nel tempo e non siano soggette a repentine revisioni.
Le reazioni «Il nostro comparto è esposto a tutte le
variabili che gravano sull’industria – spiega il presidente di FederUnacoma
Alessandro Malavolti – e a tutte quelle che investono l’agricoltura, e per
questo subisce più di altri i contraccolpi delle crisi economiche e delle
congiunture negative che possono verificarsi a livello globale o in aree
produttive più ristrette. La flessibilità – sostiene ancora Malavolti – è lo
strumento fondamentale perché la meccanica agricola possa reagire alle sfide
dei mercati e mantenersi competitiva. Questo comparto della meccanica italiana
– conclude Malavolti – sostiene costi ingenti per la ricerca e l’innovazione e
per l’adeguamento delle proprie gamme a normative comunitarie in costante
trasformazione, e sta investendo cospicue risorse per collocarsi in modo sempre
più solido sui mercati esteri. Proprio per questo ha necessità di programmare
sul medio periodo le proprie strategie occupazionali, cosa impossibile se a
livello di Governo si verificano radicali cambi d’indirizzo».
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