Signori Presidenti, Onorevoli e colleghi Senatori, ringrazio
per l'opportunità che mi viene data, a pochi giorni dal conferimento della
delega sul turismo al Ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali
e del turismo, di illustrare le linee di azione e gli obiettivi che mi propongo
di perseguire nel corso del mio mandato.
Il turismo è un settore industriale che genera il 10.4% del
PIL Mondiale e sostiene 313 milioni di posti di lavoro (occupazione diretta e
indiretta) con previsioni di crescita globale che viaggiano attorno al 3,4% per
anno in media, previsioni che solo in questo primo semestre del 2018 già si
stanno rivelando più basse della realtà. La cosa è altrettanto valida per il
nostro meraviglioso Paese, in cui - per cause complessive (vedi la grande
sicurezza percepita dall'esterno) ma anche specifiche del settore - la
percentuale di contributo totale al PIL ha raggiunto il 13% nell'ultimo anno,
con prospettive di crescita molto interessanti e sempre più solide e con
impatti occupazionali che raggiungono il 14%, rivelando un potenziale ancora
più alto.
Queste cose non le dice il Ministro Gian Marco Centinaio,
questo lo dicono i numeri dei principali osservatòri internazionali che
monitorano il settore del Travel e del turismo e che ci restituiscono una
visione molto incoraggiante e foriera di stimoli per affrontare al meglio le
sfide che una crescita e dei pesi cosi importanti ci ispirano.
Ho voluto aprire il mio intervento dandovi una panoramica
quantitativa, anche e soprattutto per dare chiara la visione che non stiamo
parlando di un settore ancillare né parliamo di concetti astratti e generici.
Il turismo è un settore industriale, ad alta incidenza imprenditoriale,
fortemente legato alle specificità territoriali (in senso ampio) ma inserito in
un contesto internazionale. Un settore trasversale per natura, che dialoga in
una prospettiva multilivello con le autonomie regionali e con trasporti,
infrastrutture, sviluppo economico, ambiente, welfare, cultura,
telecomunicazioni, esteri... e agricoltura.
Il turismo, come voi sapete, è un punto importante del
programma di governo Lega - Movimento 5 Stelle, nel quale abbiamo voluto
definire le aree di azione prioritarie ed i principali temi su cui intervenire.
Abbiamo innanzitutto posto il problema della Governance
pubblica del turismo, visto che consideravamo non soddisfacente il percorso che
esso aveva vissuto nel corso degli anni e che - nell'ultimo periodo - lo aveva
visto "ridotto" a mera direzione generale di un Ministero gigantesco
quale quello dei Beni ed Attività Culturali.
Volevamo quindi riportare il turismo, pur nel rispetto della
norma Costituzionale attuale, in una posizione centrale, che mettesse in grado
l'Amministrazione competente di essere efficace e di svolgere al meglio ma in
maniera più incisiva le funzioni di coordinamento e indirizzo che la legge le
affida, con l'intenzione di riuscire - negli anni a venire - a costituire un
vero e proprio Ministero del Turismo. Nel farlo, abbiamo valutato molte
possibilità ed abbiamo compreso che quella che avrebbe consentito di porre le
basi più solide per il futuro assetto dicasteriale era inserire il turismo
all'interno di un Ministero che avesse lo stesso tipo di
"problematiche" e dunque un'impostazione simile anche e soprattutto
in relazione alle autonomie regionali e territoriali. Un Ministero solido che,
come il turismo, affondasse le sue radici nell'essenza del territorio del
nostro Paese e lavorasse per preservarne le identità, consolidarne i punti di
forza e sostenerne gli operatori, generando reddito ed occupazione e dunque
contribuendo in maniera fortemente positiva all'economia italiana.
Questo Ministero era ed è quello delle Politiche Agricole,
Alimentari e Forestali che ora è anche del Turismo. Una novità amministrativa,
politica e strutturale. Una novità che intendo seguire ed implementare nel
migliore dei modi e con l'umiltà e la pragmaticità che mi contraddistinguono,
ascoltando tutti ed agendo con consapevolezza, cognizione di causa e
operatività.
Non era l'opzione più facile, specie da un punto di vista
burocratico e amministrativo, ma per noi la più razionale ed efficace.
Innanzitutto ci sarà un passaggio di grado nella governance
generale che prevedrà la creazione di un Dipartimento (e non la semplice
migrazione di una direzione generale), dunque una maggiore dimensione ed
efficacia amministrativa, cosa che renderà il turismo (in un futuro più che
vicino, speriamo) non solo un soggetto di policy ma anche un interlocutore
operativo ed economicamente rilevante per le autonomie regionali e per il
settore privato. Questo Dipartimento, nella mia visione, opererà anche
fisicamente all'interno di un ambito dedicato ma non separato dal resto delle
politiche agricole, alimentari e forestali. Sarà dunque mio preciso impegno
ricercare sinergie strategiche ed operative tra questi due comparti, cosi
diversi ma cosi simili, agendo proprio su ciò che li rende i veri motori di
ripresa economica per questo Paese: gli assetti valoriali e il metodo.
Le sinergie le intendo sostanziali, comprendendo una visione
più ampia di Made in Italy, in cui il turismo sia il linguaggio giusto per una
valorizzazione concreta, reale, dinamica e aggiornata e in cui l'agricoltura
fornisca un contributo essenziale per la definizione del rapporto con i
territori e delle dinamiche evolutive del tessuto imprenditoriale.
Tradizione ed innovazione, in entrambi i settori, si fondono
per riportare l'Italia al centro non solo delle aspettative e dei desideri del
mondo ma anche delle scelte ed azioni concrete di investimento e di creazione
di occupazione.
Il nostro Paese è il regno delle biodiversità e
dell'enogastronomia ed è sede delle più rinomate e numerose bellezze naturali,
paesaggistiche e culturali nel mondo. Nel contesto integrato del MiPAAFT, sarà
mia ferma intenzione rendere il lavoro sinergico tra i due settori quanto più
concreto possibile:
- definendo una
strategia di promozione organica, basata anche su un ruolo primario
dell'enogastronomia,
- disegnando in
ottica spaziale, normativa ed amministrativa gli ambiti dei distretti del cibo
accanto a quelli turistici,
- lavorando sulle
specificità territoriali anche delle aree interne, in ottica di costruzione di
un'offerta realmente efficace, oltre che economicamente efficiente.
L'azione sinergica intende porre una grande enfasi sulla
sostenibilità della produzione, del territorio ma anche delle zone costiere e
delle montagne, introducendo nella visione anche le problematiche legate alla
pesca, ai territori, alle foreste.
Fondamento della mia azione sarà il dialogo con le autonomie
regionali, iniziato formalmente già la scorsa settimana con un incontro
ufficiale con gli assessori regionali del turismo, sotto il coordinamento
tecnico della Commissione Speciale Turismo e Industria Alberghiera all'interno
della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.
Come ho detto agli Assessori, la mia vicinanza come
Ministro, come ex operatore del turismo, come ex amministratore locale, la
voglio dimostrare con un dialogo costante e informato. Un dialogo che diventerà
il cardine della mia operatività di Governo, incentrato sui temi più urgenti
cosi come su visioni di lungo periodo. Le strategie sono importanti, specie in
questa nuova fase, ma altrettanto importanti sono le azioni operative che ne
conseguono. Azioni concrete, fatte di risultati misurabili, espressione di una
nuova politica del turismo improntata all'efficacia ma anche all'efficienza,
che faccia del dialogo tra pubblico e privato il suo strumento quotidiano.
Dopo questa doverosa condivisione della mia visione
d'insieme sul nuovo corso del turismo, specie per ciò concerne l'approccio e il
metodo, vorrei ora affrontare con voi alcuni punti programmatici cui mi
dedicherò nel corso dei prossimi mesi.
Parto dalla promozione turistica nazionale. Parto da ENIT.
ENIT è l'ente nazionale italiano per il turismo e l'anno
prossimo compirà esattamente cento anni. Nella visione di NITTI, nel 1919,
doveva essere lo strumento principe per la promozione dell'Italia all'estero.
Nell'attuale visione si fatica (ormai da molti anni) a capire quale siano i
suoi reali obiettivi, si fatica a misurarli e soprattutto a stabilirne
l'efficienza in termini di correlazione con i costi.
Anche in questo caso si tratta di temi spesso dibattuti,
condivisi con tutti, dalle Regioni agli operatori, temi che ho intenzione di
affrontare con grande determinazione. Ripartendo innanzitutto da quello della
vigilanza, cercando di comprendere quanto è stato disatteso ed omesso, oltre
che quanto è stato fatto. Avremo necessità di individuare uno strumento
giuridico che ci consenta di analizzare e sistemare una macchina che
onestamente non funziona. E sono già al lavoro con un team di persone dedicate
ed esperte che mi aiuteranno in questo percorso.
Durante la gestione Franceschini è stato fatto un lungo
commissariamento che ha trasformato l'ente in Ente Pubblico Economico, senza
una reale visione "economica", un intervento che doveva cambiare
l'anima dell'ENIT oltre che ristrutturare l'organizzazione e la rete internazionale
verso nuove direzioni e soprattutto con notevoli risparmi di costi. I
risultati, pur se sicuramente migliori degli anni precedenti (e non era
difficile) non sono però stati all'altezza delle aspettative: si è svuotato
l'ente (oltre ai costosi direttori delle sedi estere, infatti, si sono fatte
andar via moltissime risorse umane con grande esperienza di turismo che
lavoravano in sede centrale) e si sono intraprese iniziative non all'altezza
del potenziale, né delle necessità. Si è sostanzialmente delineata una
strategia di sopravvivenza che dura ormai da più di 4 anni che ha prodotto
risultati non sempre misurabili, campagne sui social media e/o sponsorizzazioni
di fiere (come quella dell'anno scorso sul WTM di Londra) che continuano a non
restituire la reale contezza dei presunti effetti benefici per il turismo del
nostro Paese. E questo, consentitemi, non perché le iniziative in sé non siano
corrette, ma perché sembrano sempre avere quel carattere spot, senza
programmazione reale che individui chiaramente gli obiettivi e misuri i
risultati, consentendo di capire se le risorse pubbliche sono state ben spese
oppure no.
Una situazione sinceramente inaccettabile in un settore,
come quello turistico, che si muove con anni di anticipo. Una situazione che ci
sta impedendo di cogliere al meglio le opportunità a livello globale, specie
indotte dalla rivoluzione digitale, oltre che di comprendere appieno i flussi
da e verso i mercati potenziali.
Enit deve essere il centro di una strategia focalizzata,
deve essere in grado di fornire - essa si - un piano strategico coerente,
sviluppare una strategia prodotto, attivare sinergie territoriali in pieno
supporto alle autonomie regionali. Il tutto in un'ottica di brand nazionale che
va affrontata una volta per tutte. Se è vero, infatti, che l'Italia è il
prodotto delle sue diversità, è altrettanto vero che la costruzione del brand
deve essere quanto più condivisa possibile. Comunicare con gli strumenti che
abbiamo a disposizione ora nel mondo richiede regole chiare e messaggi
condivisi.
Enit, nella sua strategia, deve essere in grado di indicare
ed analizzare al meglio i mercati obiettivo, potendo di fatto supportare
l'azione del settore privato e contribuire allo sviluppo delle destinazioni
turistiche del nostro Paese.
In questo contesto, sono fermamente convinto che la rete
internazionale debba recuperare centralità, seguendo esempi di governance e di
struttura di altri Paesi europei a noi vicini sia geograficamente che come
tipologia di prodotto turistico. Questo deve avvenire sicuramente in raccordo
con il MAECI, ma con la prospettiva di individuare dei mercati Paese in cui
"investire" di più rispetto ad altri, non privilegiando la presenza
minimale in ogni possibile territorio, come corollario di un'azione diplomatica
di tipo più generale.
Enit, in questa sua nuova veste, dovrà diventare la Casa del
Turismo, ospitando all'interno dei suoi uffici di Via Marghera anche il nuovo
Dipartimento del Turismo che creeremo in questi pochi mesi. Sono convinto che
la prossimità tra vigilante e vigilato, tra strategia e operatività ci aiuterà
a semplificare e razionalizzare e ad ottenere risultati importanti.
USO DEI DATI E DIGITALE
Parlando di quanto sia strategico il turismo e soprattutto
del suo contesto fortemente industriale, internazionale e operativo, non posso
non menzionare la questione dei dati, dei numeri che narrano e descrivono
questo settore, ne aiutano la comprensione e dunque coadiuvano l'orientamento
strategico pubblico e privato. Recependo con grande attenzione anche quanto mi
è stato comunicato dalle Regioni, oltre che dagli operatori privati, ho
intenzione di impegnarmi seriamente alla sistematizzazione della gestione dei
dati nazionali, affrontando il problema delle fonti e lavorando sulla raccolta
ed elaborazione affinché i numeri siano veramente utili, oltre le analisi
storiche, anche e soprattutto a livello previsionale. Affinché siano la base
non solo per il settore, ma anche per la programmazione di molti ambiti nella
strategia dei territori e del Governo nel suo complesso, per le problematiche
della sicurezza, dei trasporti, delle telecomunicazioni, per la gestione del
congestionamento dei centri urbani, etc... Per spiegarmi meglio, penso ai
numeri dei flussi in entrata sulle grandi città e non solo che, provenendo da
una pluralità di fonti, spesso non in tempo reale, non consentono di avere una
valutazione reale e corretta dell'entità dei flussi (non si riesce neanche a
stimare il sommerso), né tantomeno della loro composizione, impedendo de facto
qualsiasi tipo di programmazione, previsione e soprattutto controllo.
L'approccio di sistematizzazione che intendo adottare e che intendo
centralizzare in Ministero sarà dunque un approccio che necessariamente deve
coinvolgere oltre che le Regioni, terminale primario di raccolta dati, e le
fonti statistiche tradizionali (Istat e Banca d'Italia, tra tutte), anche una
serie di attori sia di Governo che di impresa (penso ad esempio al Ministero
dell'Interno, quello degli Esteri e agli operatori telefonici ed ai loro big
data) per la creazione - finalmente - di un sistema unitario di raccolta che
operi su base nazionale e in tempo reale, secondo direttive di impostazione
previsionale. Un sistema che interagisca sulle fonti primarie, diventandolo
esso stesso. Ritengo che questo, sentite anche le esigenze di tutti gli
operatori del turismo, sia uno dei punti essenziali di definizione della
funzione di "servizio pubblico" del Ministero delle Politiche
Agricole, alimentari, forestali e del turismo in ambito di turismo, un servizio
che dobbiamo iniziare a restituire ad un settore, ai territori, ad una
collettività.
Sono sicuro che, una volta intervenuto in questo ambito, ci
renderemo conto di quanto l'Italia in realtà occupi posizioni di
"classifica" completamente diverse da quelle sinora diffuse (quinto
posto, settimo posto, etc...) e soprattutto saremo in grado di entrare
finalmente nella gestione dei flussi (entrata ed uscita) con più profondità e
cognizione di causa e potremo concentrarci più che sul quanto, sul quale, passeremo
ad occuparci del turismo di qualità più che di quantità. Solo questo processo
di trasformazione, affrontato in maniera consapevole e coordinata, sarà in
grado di riportare il settore del turismo italiano al centro delle dinamiche
mondiali, come protagonista e - perché no - come esempio da seguire.
Nell'Agricoltura l'innovazione e la trasformazione digitale
stanno avendo degli effetti dirompenti che stanno cambiando le catene del
valore di riferimento e stanno introducendo grandi opportunità di sviluppo. Il
turismo in Italia deve riuscire a cogliere l'opportunità della trasformazione
digitale in maniera più decisa. Alcune iniziative, ad esempio quella del Wi-Fi
nazionale sono già state avviate, ma è necessario renderle reali ed effettive,
con maggiore consapevolezza anche dell'ambito della privacy, ed è fondamentale
intraprendere un percorso più ampio, che includa anche la distribuzione. Il
fatto che il ricorso all'art bonus sulla digitalizzazione sia stato cosi scarso
da parte delle imprese, inoltre, testimonia che in Italia c'è ancora molto
lavoro da fare per "aggiornare" l'offerta e mettere gli operatori
nelle condizioni di sfruttare le opportunità offerte da un'utenza - specie
internazionale - che è sempre più connessa, digitale, veloce, i cui gusti e
preferenze vanno non solo intercettati ma anche influenzati e guidati.
La trasformazione digitale è anche e soprattutto
semplificazione burocratica e in questo senso lavorerò assieme ai miei colleghi
di governo, affinché - anche nel settore del turismo - essa possa servire a:
- Creare circoli
virtuosi di trasparenza e dunque contribuire fattivamente alla lotta
all'abusivismo
- favorire lo
sviluppo delle imprese, sia a livello dimensionale che di network,
- interagire
efficacemente con i sistemi di sgravio fiscale, sia vecchi che nuovi, ad
esempio legati alle problematiche del tax refund
- attivare sistemi
innovativi di governance e di funzionamento a tutti i livelli
- migliorare gli
aspetti fondamentali del tessuto sociale.
Cari colleghi, vi ho esposto in apertura del mio intervento,
alcuni numeri relativi all'importanza economica del settore del turismo. Tra
essi, quelli che rivestono grande rilevanza per me, sono le percentuali
relative a quanta occupazione si può generare con e attraverso il turismo.
Parliamo di cifre attorno al 14%. Cifre che si debbono migliorare, innanzitutto
agevolando le imprese che operano nel settore affinché siano incentivate ad
assumere e a formare professionalità nel turismo.
Sostenere le imprese vuol dire in primo luogo intervenire
sugli strumenti che agevolino il loro sviluppo e la loro crescita e - in alcuni
casi - preservino la loro integrità (sulla Bolkestein mi esprimerò tra poco).
Nello specifico affronterò, assieme al collega di Maio nella sua doppia veste
di Ministro dello sviluppo economico e Ministro del lavoro, un dialogo con il
Ministero dell'Economia e delle finanze per verificare la possibilità di
costituzione di un Fondo di Garanzia che intervenga sia negli ambiti di accesso
al credito da parte delle imprese che per le iniziative di investimento,
ammodernamento, ristrutturazione, al fine di rendere l'offerta realmente
adeguata al potenziale della domanda di Italia da parte dei turisti
internazionali e nazionali.
Lo schema di intervento finanziario va di pari passo con le
iniziative legate alla fiscalità delle imprese, seguendo un percorso che da una
parte tolga inutili appesantimenti dall'altra introduca dei sistemi di
incentivazione che integrino le azioni individuate nell'Art Bonus anche nella
direzione di stimolo alla creazione di posti di lavoro. Questo deve essere
fatto, ovviamente, nel rispetto della peculiarità del settore del turismo, che
è ancora territorialmente legato a stagionalità e in questo senso stiamo
lavorando, come sapete, alla possibilità di reintrodurre i voucher nel turismo,
oltre che nell'agricoltura, con forme di tutela maggiori. Riteniamo infatti che
non è lo strumento che è foriero di abuso, ma è la mancanza di controlli e
tutele che rende l'abuso la pratica dominante in molti settori della nostra
vita produttiva e sociale.
È, in conclusione, nostro preciso obiettivo individuare
meccanismi che non puniscano le possibilità assunzionali delle imprese (anche
legate alla stagionalità) ma le stimolino e siano foriere di iniziative di
formazione veramente estese ed accessibili, per dare concretamente un futuro ai
nostri giovani attraverso questo fondamentale settore del nostro Paese.
Per la formazione, sarà di nuovo importante l'approccio, che
deve essere quanto più esteso e aggiornato possibile. Sarà importante che tra
le nuove professioni siano contemplate tutte quelle che hanno a che fare con il
digitale, non solo in ambito di comunicazione ma anche e soprattutto di
programmazione. Il turismo, come già detto, è sicuramente un settore
digital-intensive e l'aggiornamento professionale è quanto di più necessario
nel nostro Paese.
Le professioni turistiche in genere, inoltre, sono sempre
state considerate una scelta di serie B. Ebbene, la mia ambizione è di fare in
modo che la scelta di una professione nel turismo sia, dai primi momenti, una
scelta di alto profilo. Lavorerò per contribuire alla creazione di percorsi
formativi ad hoc, cosi come ad una migliore valorizzazione degli istituti alberghieri
esistenti. Dedicherò molta attenzione alle professioni legate
all'enogastronomia, secondo un piano di intervento omogeneo ed organico che
consideri i nostri territori, anche da un punto di vista agricolo, i veri punti
di forza per il rilancio di questo paese.
In questo ambito non posso dimenticare le problematiche
relative alla tutela delle professioni turistiche, prime tra tutte le guide
turistiche.
Come in molti altri ambiti, il problema è innanzitutto
normativo e regolamentare. Tutto parte, infatti, dal fatto che il Codice del
Turismo ha abrogato le precedenti norme inerenti le professioni turistiche e
poi è stato a sua volta cassato dalla Corte Costituzionale perché adottato in
assenza di un'intesa con le Regioni. Oggi il Paese è di fatto sprovvisto di una
normativa di riferimento chiara che sarà nostra ferma intenzione realizzare,
essendo la materia delle professioni demandata anche alla competenza statale.
Intendiamo lavorare ad una legge quadro che dovrà consentire alle Regioni di
legiferare in maniera chiara e non solo attraverso meccanismi di
"intesa".
Sulle Guide Turistiche, in particolare, avevamo già espresso
in sede di programma la necessità di porre particolare attenzione ad una
categoria cosi "delicata" e intendiamo tener fede ai nostri impegni e
procedere nella direzione della tutela, innanzitutto identificando regole
chiare relativamente al percorso di studi e al legame con il territorio scelto
e/o di provenienza. Con questi strumenti e agendo sui singoli territori
verranno scoraggiate e punite tutte le modalità abusive di tale professione
(oggi molto diffuse) da parte di soggetti improvvisati e non qualificati, che
arrecano danno sia per l'economia sia per il prestigio dell'Italia. Stesso
approccio adotteremo per tutte le professioni turistiche per le quali è
necessaria una definizione normativa esauriente ed aggiornata.
Altro tema a me molto caro è la difesa del demanio marittimo
nell'azione di recepimento della direttiva BOLKESTEIN. Ho avuto occasione di
esprimere in ogni possibile contesto l'opinione, condivisa con molte altre
forze politiche, con il Governo, che l'interpretazione autentica è quella che
per noi è valida. "Le concessioni demaniali sono beni e non servizi"
diceva Bolkestein e di conseguenza non possono essere soggette alla direttiva
Ue Servizi. "In virtu' della concessione i concessionari demaniali
possiedono suolo e strutture, quindi la concessione è un bene, non è un
servizio". Parlando di concessioni demaniali, lacuali e fluviali a uso
turistico-ricreativo, con oltre 30.000 concessionari solo per le spiagge, ci
stiamo riferendo ad un ambito di piccola media impresa tra i più importanti nel
settore del turismo, soggetti imprenditoriali nazionali che hanno costruito nel
tempo un sistema economico e generato intere destinazioni. È nostra ferma
intenzione intervenire per tutelarli al meglio e per farlo agiremo in pieno
accordo con le Regioni che ci chiedono anche interventi normativi più estesi in
ambito di demanio marittimo.
Il lavoro che abbiamo davanti non sarà poco ma sarà un
lavoro connotato dalla forte determinazione a far prevalere la nostra
posizione. La mia, per la difesa del Made in Italy nel dibattito in Europa, è
molto chiara anche in ambito turistico oltre che in ambito agricolo.
Onorevoli colleghi, conoscete molto bene la mia posizione
rispetto alla Tassa di Soggiorno, un'imposta introdotta nel 2011 a seguito
della riforma sul federalismo fiscale per dare la possibilità ai comuni di
istituire i cosiddetti "tributi comunali di scopo". I proventi della
tassa di soggiorno per legge dovrebbero essere reinvestiti dal comune solo ed
esclusivamente nell'ambito turistico. «Il relativo gettito - si legge al comma
1 dell'articolo 4 del D.Lgs. del 14 marzo 2011 n. 23 - è destinato a finanziare
interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle
strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero
dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici
locali". Nella realtà questo spesso non avviene poiché il Comune decide in
autonomia lo "scopo" e lo fa non sempre rispettando questo vincolo di
"contenuto" ma seguendo le sue priorità di bilancio o strutturali.
Il risultato è che in molti comuni, specie i più grandi,
dove la tassa di soggiorno genera gettiti di svariate decine milioni di euro,
il reinvestimento nell'ambito turistico è praticamente nullo, lasciando
albergatori, turisti, residenti e fisco, in ultima istanza, con un palmo di
naso.
La situazione va a mio avviso rivista completamente ma resta
inteso che il percorso da fare per "raddrizzare" la direzione è
quello di creare un ambito di riflessione assieme ai Comuni, alle Regioni, che
abbia la finalità innanzitutto di riuscire a delimitare in maniera chiara
"lo scopo", rendendo la tassa parte di un circolo virtuoso di
informazioni oltre che di finanze.
Se è vero, infatti, che una migliore finalizzazione di
questa tassa potrebbe rappresentare un passaggio importante verso una possibile
ridefinizione normativa complessiva, rimane chiaro che bisogna introdurre nello
"scopo" anche un sistema di rilevazione che - unitamente al
monitoraggio dei flussi attraverso un sistema di data intelligence turistico
più ampio - consenta di contribuire in maniera fattiva all'emersione
dell'illegale e al contrasto dell'abusivismo.
In questo ultimo ambito, la lotta all'abusivismo, intendo
muovermi, assieme con i colleghi dei Ministeri competenti, per contrastare in
maniera estesa, profonda e risolutiva la questione, intervenendo su vari piani
e coinvolgendo in maniera autorevole i principali attori del
"problema", ad iniziare dalle grandi OlTA, Booking, Airbnb e da tutti
coloro che operano sul nostro territorio godendo di vantaggi economici legati
ad economie di scala e a residenze fiscali lontane e facilitate.
Sono fermamente convinto che uno dei principali strumenti
per contrastare l'abusivismo è quello di introdurre una struttura normativa e
dei regolamenti forti che agiscano, per iniziare:
- sull'applicazione
di un Codice Identificativo maggiormente dialogante a livello regionale ma
anche, in prospettiva, nazionale,
- su una maggiore
chiarezza regolatoria per le locazioni brevi, e che prevedano un sistema
sanzionatorio chiaro e realmente efficace per contrastare tutte le pratiche che
stanno inutilmente danneggiando l'industria turistica del nostro Paese e
contraendo le possibilità di sviluppo dei nostri territori e delle
destinazioni.
Sottolineo che è ovviamente essenziale che i diversi
soggetti siano disponibili a collaborare per il meglio dell'operatività di tutti
e magari comprendano che un reinvestimento sul territorio è una soluzione
economicamente migliore di un'elusione.
PIANO PER IL SUD E MOBILITÀ
Nella visione del turismo come motore dello sviluppo e della
ripresa economica, unitamente all'agricoltura, il SUD rappresenta una delle
principali sfide che voglio affrontare con questa nuova impostazione
strategica. Sempre per evitare inutili ricorrenze lessicali o banalità (come
qualcuno potrebbe dire), il SUD è e rimane il bacino potenziale più
interessante e non sfruttato di questo Paese. Per me però sarà molto più di un
oggetto di interesse, per me rappresenterà un obiettivo definito, un'area di
verifica delle sinergie tra turismo e politiche agricole, alimentari e
forestali. Intendo quindi definire una serie di iniziative coordinate, di ampio
respiro, imperniate sulla valorizzazione delle specificità territoriali,
fondate sul binomio enogastronomia e turismo, sul mare, sulle coste ma anche e
soprattutto sulle aree interne che, se sviluppate adeguatamente, diventerebbero
uno dei fattori di maggiore attrattività del nostro Paese.
Resta inteso che la criticità primaria per lo sviluppo di
destinazioni su ampio raggio nel nostro Paese è la "raggiungibilità"
delle destinazioni stesse. E in questo senso sono consapevole che bisogna
continuare a lavorare con grande proazione, assieme a tutti i soggetti
coinvolti, primo tra tutti il MiT. Nell'ambito della mobilità turistica,
considero che valga sicuramente la pena proseguire nel percorso già intrapreso
dai miei predecessori, disegnato nel piano straordinario della mobilità
2017-2022 del MiT, intervenendo in maniera più strutturata ed ampia possibile.
È chiaro che questo lavoro di concerto con il mio collega delle infrastrutture
e dei trasporti non può prescindere dalla questione dei vettori aerei, elemento
primario della direzione dei flussi e dunque anche degli accordi bilaterali con
i Paesi obiettivo. Per ciò che mi compete, sono a disposizione dei miei
colleghi per contribuire al meglio sulle questioni più importanti, come quella
di Alitalia, facendomi portavoce di quell'expertise "turistico" che
deve poter aiutare a comprendere l'importanza per il nostro Paese di mantenere
il controllo di un vettore aereo nazionale.
TURISMO ACCESSIBILE
L'accessibilità è un concetto di ampio respiro ma che per me
ha una grandissima importanza: tutti i turisti anche con disabilità e con
esigenze specifiche hanno diritto all'inclusione, alla partecipazione, al
comfort, al divertimento, alla sicurezza e soprattutto all'informazione. Questi
diritti devono essere garantiti attraverso la realizzazione di un sistema
turistico Paese in grado di accogliere e ospitare tutti.
Per poter fare questo è necessario agire su più fronti
sviluppando una serie di azioni che ne favoriscano la realizzazione.
Il Turismo Accessibile non è un turismo di nicchia, è un
concetto trasversale rispetto a tutti i tipi di turismi, che si concretizza in
un mercato universale, per interagire con il quale dobbiamo necessariamente
mettere a sistema una visione fatta di conoscenze e competenze che oggi sono
patrimonio di pochi e farla diventare invece patrimonio condiviso. Prima di
tutto dagli operatori turistici e dagli imprenditori italiani i quali potranno
con ciò accedere a nuove quote di mercato in Italia, in Europa, nel mondo.
Un'operazione di questa portata e con questi obiettivi mette
in campo risorse e strategie che sono anche strumento utile per ottenere una
vera inclusione proattiva delle persone con disabilità in tutti i comparti
della società civile, dando di fatto applicazione ai principi sanciti in Carte
fondamentali quali la Costituzione Italiana, la Dichiarazione di Madrid e la
Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Vorrei quindi che gli interventi economici e finanziari per
la fiscalità agevolata, gli incentivi alle imprese, l'ampliamento del fondo di
garanzia, vengano utilizzati anche e soprattutto in questa direzione. Cosi come
intendo includere la parametrazione dell'accessibilità nel nuovo sistema di
classificazione alberghiera che ho in mente di promuovere assieme alle
autonomie locali e regionali.
Lavorerò ovviamente a fianco del Ministro Fontana per
iniziative comuni nell'ambito sia della formazione che dell'occupazione legata
alla disabilità e proporrò la realizzazione di campagne di comunicazione
coordinate nell'ambito del turismo accessibile.
In conclusione, onorevoli colleghi, il piano d'azione per il
turismo che ho in mente è ampio, trasversale e dettagliato. E' un piano che
richiederà tempo, dedizione e squadra. Una squadra composta non solo dai
colleghi di governo ma anche e soprattutto da tutte le persone che lavoreranno
al mio fianco per raggiungere questi importanti obiettivi, a partire dal nuovo
assetto di governance assieme alle politiche agricole, fino ad includere le
Regioni, i comuni, gli operatori, le imprese e i cittadini.
Il turismo, ci credo profondamente, è veramente il settore
chiave per la crescita economica del Paese e del mondo intero. Solo nel dire
queste cose, il mio cuore si riempie di entusiasmo e di voglia di fare.
Sappiate che non intendo lasciare che queste rimangano solo
parole.
Perché per me, per noi di questo governo, l'unica
alternativa possibile non è il fare generico, ma il fare bene e una volta per
tutte!
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