Una nuova scoperta archeologica in Giordania ne data
l’origine molto indietro nel tempo. Nelle antiche ciotole, tracce orzo, farro e
avena
L’Italia vanta oggi un’antica tradizione e una particolare
ricchezza e varietà di pani locali. Nel Belpaese esistono circa 200 tipi di
pane. Nelle regioni settentrionali è ottenuto soprattutto da farine di grano
tenero, mentre in alcune regioni del Centro e soprattutto del Sud viene anche
utilizzata la semola di grano duro. Recentemente si è assistito alla
valorizzazione e recupero dei cosiddetti pani tipici: attualmente alcuni
risultano certificati con marchio DOP, come il pugliese “pane di Altamura” o
con marchio IGP come “la Coppia ferrarese”, prodotto in Emilia Romagna o il
laziale “pane casereccio di Genzano”. Si tratta di pani tradizionali,
strettamente legati al territorio di produzione, che vengono prodotti secondo
precisi disciplinari e presentano come caratteristica comune la lievitazione
naturale che favorisce lo sviluppo di aromi particolari e li rende più digeribili
e meglio conservabili.
Il pane è uno degli alimenti più diffusi al mondo con una
storia che appare strettamente correlata allo sviluppo delle moderne civiltà.
Si stima che le sue origini si risalgano a 14.400 anni fa quando gruppi di
cacciatori-raccoglitori lo preparavano, utilizzando cereali selvatici. La
scoperta – pubblicata su “Pnas”, la rivista dell’Accademia delle Scienze degli
Stati Uniti – si deve alla collaborazione fra le università britanniche di
Cambridge e University College di Londra con quella danese di Copenaghen.
Il pane più antico finora noto, che anticipa di 4mila anni
la prima documentazione di questo alimento, è stato scoperto in un sito nella
regione nord-orientale della Giordania, popolato dai cacciatori-raccoglitori
del periodo mesolitico. Infatti alcuni resti carbonizzati trovati in un
focolare rimasto intatto dopo l’ultimo utilizzo si sono rivelati proprio
briciole di impasto di pane. Gli
studiosi non escludono che la necessità di avere a disposizione il pane possa
avere spinto i cacciatori-raccoglitori a trasformarsi lentamente in
agricoltori.
I ricercatori hanno analizzato 24 resti del pane più antico
del mondo nelle ciotole trovate nel sito, scoprendo tracce di orzo, farro e
avena: i semi erano stati raccolti, setacciati e impastati prima di essere
cotti. Era un pane non lievitato, simile a quello trovato negli insediamenti
più recenti, all’epoca della rivoluzione agricola del Neolitico e in quella
romana.
Ancora da chiarire se la produzione e il consumo di pane da
cereali selvatici abbia o meno influenzato la comparsa delle prime colture
domestiche. Si trattava infatti di una popolazione in transizione dalla cultura
dei cacciatori-raccoglitori a quella tipica delle popolazioni sedentarie.
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