A partire dagli anni '60, l'Italia ha visto
una drastica diminuzione della produzione di legumi secchi tra cui fagioli,
lenticchie, ceci, piselli, fave. L'andamento negativo che ha avuto dirette
conseguenze anche sugli scambi commerciali da e verso l'Italia negli ultimi
decenni, con il picco peggiore raggiunto negli anni 2010-2015, sembrerebbe aver
cambiato rotta anche grazie alle scelte alimentari.
Oggi l'Italia registra buoni trend di crescita
nella produzione nazionale di ceci e lenticchie, collocandosi all'ottavo posto
in Europa con circa 200mila tonnellate di prodotto secco.
Questo è uno dei dati emersi dal Report sui
legumi e sulle colture proteiche nei mercati mondiali, europei e italiani
realizzato dall'Istituto di ricerca Areté per conto dell'Alleanza cooperative
agroalimentari.
Italia, la domanda si soddisfa all'estero
Lo Stivale dipende fortemente dalle
importazioni di tutti i legumi per soddisfare la propria domanda.
Lo attestano con evidenza i dati che riportano
come, nel 2017, il rapporto import/consumo presunto è stato del 98% per le
lenticchie, del 95% per i fagioli, del 71% per i piselli, del 59% per i ceci.
Rispetto alla media europea, nell'anno 2016,
l'Italia ha importato il 65% del suo consumo, contro il 33% della Ue.
Dal 2015 superfici e produzioni sono tornate
ad aumentare, mentre nel 2017 l'Italia è stata il secondo produttore di ceci
(dopo la Spagna) e il quinto produttore di lenticchie.
Europa, ancora dipendente dalle importazioni
La produzione europea di legumi secchi sfiora
i 5 milioni di tonnellate. La classifica dei primi paesi produttori vede la
Francia al primo posto con 788mila tonnellate, seguita da Regno Unito,
Lituania, Polonia e Germania (2016).
Anche per l'Europa il trend produttivo è stato
molto altalenante.
Negli ultimi 10 anni gli ettari coltivati a
legumi dell'Ue hanno registrato un notevole aumento a partire dal 2013, a
seguito delle nuove misure di greening della Pac attuate nel 2015.
La produzione europea di fagioli ha visto un
buon incremento, in linea con l'aumento della domanda di consumi interni e ha
consentito di ridurre le importazioni al 65% del consumo presunto. Viceversa,
per quanto riguarda ceci e lenticchie, la Ue dipende con percentuali ancora
molto alte dalle importazioni.
India, primo produttore nel mondo
Record di 82 milioni di tonnellate per la
produzione mondiale di legumi raggiunto nel 2016. Tra i paesi sviluppati forte
è stata la crescita in Nord America e in Australia.
Nei paesi in via di sviluppo, invece, è stata
l'Africa a registrare un enorme aumento della produzione. In questo caso i
legumi hanno rappresentato una componente essenziale dell'alimentazione e
quindi dell'attività agricola.
Al contrario, la produzione in Estremo Oriente
di legumi si è quasi dimezzata poiché le economie che hanno recentemente
aumentato il proprio benessere tendono ad abbandonarne la produzione e il
consumo.
Nel 2016, così come negli ultimi anni, la
distribuzione geografica delle superfici coltivate a legume è stata ancora
molto concentrata in Asia e in Africa. L'India è di gran lunga il principale
produttore mondiale, con il 32% dell'area globale e il 21% della produzione.
Scambi commerciali, i principali esportatori
Nel 2016, il commercio globale di legumi è
stato di 17,2 milioni di tonnellate. I flussi commerciali hanno confermato la
tendenza degli ultimi anni che hanno visto i paesi sviluppati emergere come
principali esportatori mentre i paesi in via di sviluppo sono stati i
principali importatori.
Nord America, Australia e Ue hanno infatti
rappresentato il 67% delle esportazioni globali di legumi. L'Asia è l'area di
maggior import con il 72% delle importazioni globali e l'India è il più grande
importatore di legumi al mondo, rappresentando quasi il 20% delle importazioni
globali.
Fonte: Alleanza delle cooperative
agroalimentari
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