Ripristinare i piccoli impianti collinari, potenziare le
reti irrigue, creare nuovi invasi guardando all’innovazione
Recuperare subito risorse idriche riattivando i piccoli
impianti collinari che negli anni ‘60 vennero costruiti in tutta l’Italia
Centrale. Nella sola Toscana c’erano più di 2 mila laghetti. Oggi la quasi
totalità di questi invasi è stata abbandonata. Ma questo non può sorprenderci:
in Italia hanno chiuso l’attività centinaia di migliaia di aziende, sono stati
dismessi milioni di ettari di terreno e si è persa del tutto la zootecnia
collinare e pedemontana, specie nell’Appennino. La riduzione dell’attività
agricola ha acuito la fragilità e la vulnerabilità dei nostri territori, oggi
ulteriormente aggravati dal cambiamento climatico. Questa la riflessione di
Cia-Agricoltori Italiani illustrata all’Accademia dei Georgofili e diffusa in
occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua. La buona agricoltura -spiega la
Cia- non solo produce beni alimentari di qualità, ma costruisce e conserva il
paesaggio, fornisce indispensabili servizi eco-sistemici, salvaguarda il
capitale naturale e contribuisce a mitigare gli effetti del cambiamento
climatico. Ma la buona agricoltura ha necessità di acqua. Dobbiamo potenziare
la superficie servita dalle reti collettive nel Paese, e, contemporaneamente,
aumentare le aree coperte con piccoli invasi aziendali e interaziendali e
riuscire a fornire acqua a tutti gli agricoltori. Sicuramente va ridotto il
ricorso all’attingimento di acque profonde, che impoverisce la falda, peggiora
la struttura del suolo e sulla costa favorisce la risalita del cuneo salino.
L’altra possibilità per irrigare, seppure scarsamente utilizzata in Italia, è
usando le acque reflue depurate. In casi specifici, come ad esempio
nell’irrigazione di soccorso e con le giuste cautele (affinamento successivo),
quest’acqua può divenire una risorsa importante soprattutto in alcune Regioni.
Oggi -sostiene Cia- si dovrebbero recuperare i piccoli impianti collinari già
esistenti e avviare un programma di nuovi invasi multifunzionali a supporto
dell’agricoltura irrigua, della biodiversità naturale, ma anche per una
migliore cura idrogeologica del territorio, accrescendo la capacità di
raccolta, stoccaggio e gestione delle acque piovane. I progetti vanno fatti con
attenzione, ma gli aspetti positivi anche sul fronte naturale sono decisamente
maggiori dei problemi. Interessante è la possibilità di rendere questi invasi
energeticamente autosufficienti con piccoli impianti fotovoltaici, anche
flottanti. Per Cia è fondamentale che l’irrigazione sia praticata con tecniche
innovative per accrescere l’efficienza irrigua e abbattere i costi per le
aziende, integrate con tecniche agronomiche adeguate (agricoltura conservativa,
inerbimenti delle interfila, valorizzazione della sostanza organica e della
biodiversità del suolo, agricoltura di precisione). Bisogna superare la
contrapposizione tra competitività e sostenibilità ambientale nelle politiche
di sviluppo agricolo. Per fare questo è necessario puntare all’innovazione, alla
multifunzionalità dell’impresa, all’organizzazione delle filiere e dei sistemi
agricoli territoriali, sempre più orientati al mercato e alle necessità dei
consumatori. E’ importante tener conto di queste problematiche nel dibattito
iniziato sulla nuova Pac post 2020. Non si può considerare il Psr il fondo per
finanziare tutto. Occorre che, anche a livello nazionale, si torni a
finanziare, nel contesto delle grandi opere, anche le infrastrutture irrigue,
il miglioramento delle reti collettive, i nuovi invasi. Mentre è opportuno
finalizzare il Psr agli interventi di infrastrutturazione su scala aziendale e
interaziendale (compresi i laghetti). L’innovazione agronomica e irrigua devono
diventare centrali nella prossima programmazione. Oggi è diventato essenziale
rimettere al centro la fertilità, la gestione di suolo e acqua assieme alla
sistemazione e manutenzione idrogeologica del territorio. Anche per questo è
necessario -conclude la Cia- ricostruire e rilanciare un servizio di consulenza
efficace, che sappia collegare e far dialogare efficacemente il mondo della
ricerca con il sistema delle imprese. L’ACQUA IN ITALIA. ALCUNI DATI In Italia
custodiamo il più importante patrimonio d’acqua europeo composto da: 1.242
corsi d’acqua (11 di lunghezza oltre i 200 km, 58 oltre i 100 km, 135 che
sfociano in mare con bacino idrografico oltre i 200 km quadrati che coprono
l’83% della superficie nazionale), 14 laghi naturali con superficie maggiore di
10 km quadrati, 183 laghi artificiali, 4000 piccoli specchi d’acqua alpini,
1.053 corpi idrici sotterranei, 381 grandi dighe (oltre 15 metri altezza con
volume invasi maggiore a un milione di metri cubi) e altre 30 fuori esercizio,
28 in invaso limitato, 84 in collaudo, 11 in costruzione.
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