Il primo effetto delle elezioni italiane sull’’Unione
Europea sarà la mancata ratifica del Ceta, l’accordo di libero scambio tra
Europa e Canada, contro il quale nel nuovo Parlamento appena uscito dalle urne
c’è una ampia maggioranza assoluta trasversale. E’ quanto afferma la Coldiretti
che è stata protagonista della mobilitazione NO CETA sul territorio nazionale
insieme ad una inedita alleanza tra diverse organizzazioni Coldiretti, Cgil,
Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food
International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch. L’accordo – spiega la
Coldiretti – è entrato in vigore in via provvisoria il 21 settembre in attesa
di essere ratificato da tutti i Parlamenti degli Stati membri dell’Ue ma è
destinato ora a trovare lo stop di quello italiano. Una opposizione giusta
contro un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia contro il quale con la
mobilitazione della Coldiretti hanno già espresso contrarietà 14 regioni, 18
province 2400 comuni e 90 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni
di origine. Per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima –
denuncia la Coldiretti – in un trattato internazionale la pirateria alimentare
a danno dei prodotti Made in Italy piu’ prestigiosi, accordando esplicitamente
il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali,
dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele,
ma sarà anche liberamente prodotto e commercializzato dal Canada il Parmigiano
Reggiano con la traduzione di Parmesan. La svendita dei marchi storici del Made
in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma –
sottolinea la Coldiretti – si è dimostrata essere soprattutto un pericoloso
precedente nei negoziati con altri Paesi, dal Giappone ai Mercorsur che sono
autorizzati cosi a chiedere le stesse concessioni. Secondo la Coldiretti su un
totale di 292 denominazioni italiane riconosciute, ben 250 non godono di alcuna
tutela nel trattato. Il Ceta – denuncia la Coldiretti – uccide il grano duro
italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale i dazi
per l’importazione dal Canada dove peraltro viene fatto un uso intensivo di
glifosato nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia. E pesa anche –
conclude la Coldiretti – l’impatto di circa 50.000 tonnellate di carne di manzo
e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero da un Paese dove si utilizzano
ormoni della crescita vietati in Italia.
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