Parte la procedura comunitaria per fermare le importazioni
di riso a dazio zero dai Paesi asiatici EBA (“Tutto tranne le armi”) che
nell’ultimo anno hanno dimezzato le quotazioni riconosciute agli agricoltori
italiani su livelli insostenibili. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare
che è stata pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea C 100/30
del 16 marzo l’avviso di apertura di una inchiesta di salvaguardia relativa
alle importazioni di riso originario dalla Cambogia e dalla Birmania da dove
nell’ultimo anno ne sono arrivati 22,5 milioni di chili in Italia.
La procedura sollecitata dalla Coldiretti segue l’invio a
Bruxelles del dossier integrato per la richiesta di attivazione della clausola
di salvaguardia a tutela del settore risicolo dalle importazioni a dazio zero
dai Paesi asiatici EBA da parte dei Ministeri delle politiche agricole
alimentari e forestali e dello Sviluppo Economico il 24 novembre 2017 con
l’obiettivo di fermare la possibilità di
esportare verso l'Unione Europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero
da questi Paesi perché la crisi dei prezzi mette a rischio la sopravvivenza e
il futuro dell'intera filiera risicola europea.
Un passo importante ed urgente nei confronti dell’invasione
da Paesi come la Cambogia e la Birmania da dove sono triplicate nell’ultimo
anno le importazioni in Italia di riso greggio raccolto anche sui campi della
minoranza Rohingya costretta a fuggire a causa della violenta repressione. Un
pacco di riso su quattro venduto in Italia contiene prodotto straniero con la
produzione asiatica che rappresenta circa la metà del riso importato in Italia.
Non c’è dunque tempo da perdere per salvare la risicoltura italiana da una
situazione in cui nell’ultimo anno i prezzi riconosciuti agli agricoltori
italiani hanno fatto registrare contrazioni consistenti per le principali
varietà di riso che vanno dal -58 % per l’Arborio al -57 % per il Carnaroli,
dal -41 % per il Roma al -37% per il Vialone Nano.
La crisi è dunque drammatica e mette a rischio il primato
nazionale in Europa dove l’Italia è il primo produttore di riso con 1,50
milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4mila aziende di
234.300 ettari, che copre circa il 50 % dell’intera produzione UE con una gamma
varietale del tutto unica.
“Non è accettabile che l’Unione Europea continui a favorire
con le importazioni lo sfruttamento e la violazione dei diritti umani
nell’indifferenza generale”, ha affermato il presidente della Coldiretti
Roberto Moncalvo nel sottolineare “è invece necessario che tutti i prodotti che
entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela
della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e
stranieri in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda
l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore”.
Bisogna fare presto – precisa Moncalvo - per chiudere l’inchiesta e attivare la
clausola di salvaguardia per affrontare concretamente una crisi che già da
troppo tempo compromette il futuro di migliaia di risicoltori e delle loro
famiglie.
La procedura avviata dalla Commissione Europea prevede una
inchiesta, aperta alle osservazioni di tutte le parti interessate, dalla durata
massima di 12 mesi al termine della quale se saranno provate le “gravi
difficoltà” con il “deterioramento delle condizioni economiche e finanziarie”
in termini di occupazione o redditi, ecc. la Commissione può proporre un atto
di esecuzione che dopo l’accordo degli Stati membri, dovrà avere anche il via
libera di Parlamento e Consiglio. Le misure di salvaguardia non possono durare
più di tre anni anche se è possibile un proroga possibile.
Fonte: Il Punto Coldiretti
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