martedì 28 giugno 2016

FOGLIE TV - Ortofrutta: le opportunità del nuovo Psr Puglia



Finanziamenti a fondo perduto per l'innovazione nella
filiera ortofrutticola con efficienza energetica, qualità dei prodotti,
sostenibilità delle produzioni e dei costi quali asset da perseguire ed
analizzare: questi i temi dell'incontro organizzato dalla Vueffe Consulting a
Conversano. In particolar modo si è posta l'attenzione sulla mis. 16 del Psr
Puglia che prevede contributi per la sperimentazione pratica e lo sviluppo di
nuove idee. Vueffe Consulting, società con sede a Terlizzi, si sta facendo
promotore di un gruppo operativo ortofrutticolo pugliese che possa sfruttare al
meglio tale misura.

Pil e occupazione, la rivincita del mezzogiorno grazie al settore agricolo


La ripresa parte dal Sud. Nel Mezzogiorno infatti, dopo sette anni di cali ininterrotti, il Pil tona a crescere. Sul fronte lavoro sale anche il numero degli occupati, con un rialzo percentuale di oltre il doppio rispetto alla mendia nazionale. Parola dell’Istat, che nel rapporto pubblicato oggi dimostra come l’occupazione sia cresciuta soprattuto nelle regioni meridionali del Pese. Stessa congiuntura positiva anche per il Nord-ovest e, in misura minore, per il Centro. Mentre è un anno nero per il Nord-est, dove il numeri degli occupati è addirittura in calo rispetto all’anno precedente.    Pil e occupazione a segno più Il prodotto interno lordo cresce, anche se di poco. Nel nord-est ha registrato un aumento in linea con quello nazionale (+0,8%), più modesto nel Centro (+0,2%). Tocca invece la soglia dell’1% al Sud e nelle regioni più occidentali del Nord Italia. Stessa tendenza anche per l’occupazione: se infatti l'aumento registrato in Italia è stato pari allo 0,6%, anche qui il rialzo maggiore lo vediamo nelle regioni del Mezzogiorno (+1,5%), seguite da quelle del Nord-Ovest e del Centro (in entrambe +0,5%), mentre il Nord-est segna un calo dello 0,5%.   Il boom dell’agricoltura al Sud Complice della ripresa del Mezzogiorno una sostanziosa crescita  del comparto agricolo (+7,3%). Incrementi di un certo rilievo si osservano però anche nel settore del commercio, dei pubblici esercizi, dei trasporti, delle telecomunicazioni (+2,6%) e nelle costruzioni (+1,4%). Non cresce però l'industria in senso stretto, il cui Pil rimane pressochè congelato. Per quanto riguarda i servizi finanziari, immobiliari e professionali si registra un calo un calo (-0,6%).   Anche al Centro la crescita è spinta nettamente dall’agricoltura (+5,6%) mentre fatica ad ingranare negli altri servizi (+0,9%). Diminuisce drasticamente invece nel settore delle costruzioni (-4,1%) e in maniera più contenuta nei servizi finanziari, immobiliari e professionali (-0,4%) e nell'industria (-0,2%).   Al Nord tiene l’industria A trainare la crescita del Nord-Ovest è invece l’industria. Qui il settore agricolo è addirittura in debolezza (-0,9%), mentre a guidare il Pil al +1% è il comparto industriale (+1,6% il valore aggiunto del settore), insieme alle costruzioni (+1,2%) e i servizi finanziari, immobiliari e professionali (+1,5%).   Ad est non si costruisce più. A segnare l’andamento negativo delle zone orientali del Nord Italia è proprio il settore delle costruzioni (-2,7%) che, insieme alla sofferenza dei “servizi”, trascina l’area in coda alle altre regioni italiane per Pil e occupazione. Qui i risultati più postivi continuano ad arrivare dall’industria in senso stretto (+2,6%) e dall’agricoltura, tutto sommato salda al (+1,0)

Ue: approvati i programmi apistici per il triennio 2017/2019, 18 milioni all'Italia


Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che il Comitato di gestione OCM unica- prodotti animali ha approvato i programmi apistici per il triennio 2017-2019, che assegnano agli Stati membri il cofinanziamento di misure per il miglioramento delle condizioni per la produzione e commercializzazione dei prodotti dell'apicoltura.

All'Italia in particolare è stato assegnato un cofinanziamento di più di 3 milioni di euro all'anno, in aumento rispetto ai 2,8 milioni di euro riservati nel triennio precedente.

Per gli apicoltori italiani questo significa oltre diciotto milioni di Euro di finanziamenti pubblici che saranno complessivamente disponibili nei prossimi tre anni.

Pesca: via libera commissione Ue a riduzione taglia minima vongole

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che il Comitato pesca e acquacoltura dell'Ue ha espresso, oggi a Bruxelles, all'unanimità il parere favorevole all'atto delegato della Commissione europea riguardante la messa in opera del piano che prevede la riduzione (da 25 a 22 millimetri) della taglia minima delle vongole.

Il provvedimento della Commissione riprende i contenuti del documento finale trasmesso, a Bruxelles, lo scorso febbraio, dall'Italia.

"Ci siamo impegnati in questi mesi in un lavoro rigoroso di ricerca scientifica per risolvere il problema della taglia minima nei nostri mari - ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina -un lavoro portato avanti collaborando con le istituzioni europee e dando risposte concrete a chi opera in mare. Ringrazio il Commissario Vella per l'attenzione dedicata al nostro dossier a dimostrazione che quando si fanno poche polemiche e molti fatti si riescono ad ottenere misure utili".

L'atto delegato della Commissione UE verrà trasmesso nei prossimi giorni al Parlamento europeo ed al Consiglio.

"Abbiamo mantenuto l'impegno preso con i pescatori che chiedevano di risolvere un problema che da più di dieci anni li penalizza - ha dichiarato il Sottosegretario con delega alla pesca, Giuseppe Castiglione - forse molto spesso è mancata la politica, la determinazione, la passione per la soluzione dei problemi che si presentano. In questi anni molti Ministri si sono avvicendati e mai l'argomento era stato posto all'attenzione della Commissione Europea con la stessa nostra determinazione. Un grazie non formale va al Commissario Vella, al mondo scientifico e soprattutto ai pescatori che piuttosto che vuoti impegni hanno creduto nel percorso individuato da questo Governo.
Oltre alla revisione della taglia minima delle vongole, abbiamo fatto importanti passi in avanti anche verso la soluzione di un altro dossier aperto da tempo: quello relativo alla pesca in deroga del rossetto nel compartimento di Manfredonia", ha poi evidenziato l'On. Castiglione.

A breve, infatti, il Comitato tecnico-scientifico della Commissione UE si esprimerà sulla proposta di piano di gestione presentata dall'Italia.


"Sono fiducioso sulla possibilità di far partire l'attività in deroga entro la fine di quest'anno", ha concluso il Sottosegretario Castiglione.

Brexit, le reazioni del mondo agricolo

Dubbio, sconcerto, preoccupazione all'indomani dello storico voto: le organizzazioni agricole italiane ed europee al lavoro per valutare l'effetto sui Delusione, preoccupazione, ma anche volontà di invertire la rotta per creare un’Europa meno vittima della burocrazia e più propulsiva verso l’unità e la condivisione. I sindacati agricoli esprimo i propri timori per la volatilità dei mercati, le rappresentanze italiane mettono in guardia dalle possibili ripercussioni nei rapporti bilaterali con il Regno Unito, ma è altrettanto marcata la condivisione di un incidente di percorso che si sarebbe potuto evitare se l’Unione europea avesse maggiormente tutelato le esigenze dei popoli, dei cittadini, degli agricoltori e dei mercati agricoli che non le banche e le formalità normative.

Fra i primi ad esprimersi, il Copa-Cogeca, sindacato europeo degli agricoltori e delle cooperative agricole. Si tratta di “un giorno triste per gli agricoltori” e l’impegno profuso si concretizzerà affinché la comunità agricola non debba pagare il prezzo della politica internazionale.
Il segretario generale del Copa e della Cogeca, Pekka Pesonen, ha affermato: “Il voto mostra una leggera maggioranza del 52% a favore e un 48% contrario. Il Copa e la Cogeca tengono in grande considerazione il contributo dei sindacati agricoli del Regno Unito e il loro sostegno nelle attività di politica agricola dell’Ue. Stiamo ancora analizzando l’impatto del voto sul settore agricolo, in base alle decisioni delle istituzioni europee e del governo del Regno Unito”.

Estrema attenzione ai mercati, per contenere al massimo gli effetti speculativi. “Un elemento chiave per noi sarà evitare ulteriori turbative sul mercato agricolo europeo, data l’importanza dei legami economici d’Oltre Manica e la crisi già in atto – ha detto Pekka Pesonen -. Mantenere la stabilità del mercato è essenziale. Oltre la metà delle esportazioni di derrate alimentari e bevande del Regno Unito è attualmente destinata all’Ue e il mercato del Regno Unito è altresì rilevante per l’export di bevande e prodotti alimentari provenienti da altri Stati membri, fornendo ai consumatori europei la possibilità di attingere da un’ampia gamma di prodotti di qualità. Lavoreremo alacremente per garantire che le comunità agricole dell’Ue e del Regno Unito non debbano pagare lo scotto della politica internazionale e che l’impatto sul commercio venga ridotto al minimo”.

Il presidente della Confagricoltura Mario Guidi ha espresso “profonda delusione: il voto contro registrato nel Regno Unito è segno di un malessere generale e dell’incapacità di chiarire ai cittadini i costi della non Europa”. Inevitabile che ora “anche gli imprenditori agricoli del Regno Unito dovranno fronteggiare un improvviso cambiamento”.
Per Guidi “serve una profonda riflessione sugli errori di valutazione e di strategia commessi per riformare quei provvedimenti e quelle politiche, tra cui sicuramente la politica agricola e la politica commerciale comuni, che oggi non sono ben comprese anche perché non adatte alla realtà economica e sociale dei Paesi membri”.
L’Unione europea dovrà mutare pelle e riflettere sul proprio futuro. “Va aperta una stagione riformista che consenta di migliorare gli indirizzi delle politiche europee – ha concluso il numero uno di Confagri - e che permetta, a imprese e cittadini, di credere, oggi come nel 1957, al futuro dell’Europa, che è, in fondo, anche il futuro dei nostri Paesi”.

Coldiretti punta alle possibili ripercussioni concrete per il made in Italy. “La Gran Bretagna è diventata nel 2016 il primo mercato mondiale di sbocco dello spumante italiano, con le bottiglie esportate che hanno fatto registrare un aumento record del 38% nel primo trimestre consentendo il sorpasso sugli Stati Uniti”, ha ricordato Palazzo Rospigliosi.
Sulla base di proprie analisi sugli effetti della Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea “a causa della svalutazione della sterlina potrebbe sconvolgere le tavole inglesi, che amano particolarmente il prosecco made in Italy: nel primo trimestre del 2016 in Gran Bretagna sono state spedite il 30% delle bottiglie di spumante esportate: in pratica quasi 1 su 3”.
Conti alla mano, la Coldiretti ha evidenziato che “la Gran Bretagna è il quarto sbocco estero dei prodotti agroalimentari nazionali made in Italy, con un valore annuale di ben 3,2 miliardi delle importazioni dall’Italia e una tendenza progressiva all’aumento, mentre dal Regno Unito arrivano in Italia prodotti agroalimentari per appena 701,9 milioni di euro”.

Secondo l’analisi di Franco Verrascina, presidente di Copagri, non si tratterebbe comunque di una bocciatura tout-court. “Gli inglesi non hanno votato contro l’Europa, ma contro questa Europa, che ha perso di vista i principi ispiratori di coloro che l’hanno fondata, mettendo sempre più al centro gli interessi economici invece dei cittadini”, ha sottolineato.
“Se dopo oltre mezzo secolo non ci sentiamo ancora europei, il problema risiede nel non aver portato avanti un progetto comune popolare, in cui solidarietà e sussidiarietà fossero i valori centrali – ha proseguito Verrascina -. L’Europa ha scelto i tecnocrati, la burocrazia, le banche e non i cittadini: l’agricoltura è l’esempio più eclatante di questo fallimento”. Che avrà naturalmente ripercussioni sul piano economico, anche per l’Italia. “Come ha evidenziato Nomisma in un recente studio - ha segnalato Copagri – l’export verso il Regno Unito pesa per il 5,4%, e quasi tutto è composto da prodotti del manifatturiero”.

Da un esame più approfondito della geografia del voto e dei risvolti sociali del referendum sulla Brexit, il presidente di Confeuro, Rocco Tiso, ha tratto le proprie conclusioni: “Non è un caso che i no all’Unione europea siano venuti soprattutto dal nord del Paese e dalle aree agricole che più di tutte hanno subito i colpi della Pac. Le scelte fatte in ambito agricolo sono in linea con tutta una serie di provvedimenti altrettanto sbagliati e incapaci di costruire quell’identità europea più che mai necessaria”.


Ed è senza sconti anche l’analisi di Federalimentare. L’organo di rappresentanza di Confindustria boccia gli errori europei recenti e li addita come responsabili di questo grave incidente di percorso, che avrà conseguenze ad oggi inimmaginabili. “La Brexit è il risultato di una Europa debole e tentennante, che invece di procedere decisa verso un obiettivo di sempre più stretta integrazione politica e sociale ha fatto un passo avanti e due indietro nella speranza di non scontentare nessuno  – ha reso noto il presidente di Federalimentare, Luigi Pio Scordamaglia -. L’armonizzazione della regolamentazione del settore agroalimentare è stata alla base della nascita di un mercato unico, ma nell’ultimo periodo anche questa è andata progressivamente sfaldandosi, con norme nazionali e deroghe su deroghe per una Commissione incapace di decidere.