giovedì 30 novembre 2017

Glifosato: l’Unione europea rinnova l’autorizzazione per cinque anni

L’Unione europea ha approvato il rinnovo per cinque anni dell’autorizzazione all’utilizzo del glifosato. La proposta della Commissione ha ottenuto la maggioranza qualificata necessaria, dopo che 18 Paesi hanno votato a favore, 9 contro e uno si è astenuto.
Il voto sul rinnovo dell’autorizzazione della licenza del controverso erbicida è avvenuto il 27 novembre nel Comitato d’appello, l’organo che riunisce i rappresentanti degli Stati membri a livello ministeriale.

Si sono espressi a favore: Germania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Olanda, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Spagna e Regno Unito. Hanno invece votato contro: Italia, Francia, Belgio, Grecia, Ungheria, Cipro, Malta, Lussemburgo e Lettonia. Unico astenuto, il Portogallo.

A spostare gli equilibri rispetto alla riunione del 9 novembre scorso, che non aveva espresso una maggioranza qualificata a sostegno o contro la proposta, è stato il voto favorevole di Germania, Romania, Bulgaria e Polonia, Paesi che in precedenza si erano astenuti per ragioni di segno opposto.
Romania, Bulgaria e Polonia, infatti, ritenevano insufficiente un’autorizzazione della durata di cinque anni; la Germania, invece, chiedeva che l’attuale licenza fosse prorogata per tre anni.

Soddisfazione per l’accordo raggiunto è stata espressa dalla Commissione europea, che inizialmente aveva proposto un rinnovo dell’autorizzazione per dieci anni.
La questione glifosato ha in realtà evidenziato profonde divisioni tra le istituzioni dell’UE, riproducendo, ancora una volta, la contrapposizione tra Consiglio e Parlamento, il primo favorevole all’utilizzo del prodotto, il secondo per la messa al bando nell’arco di tre anni.

Ma la divisione, prima ancora che sul piano politico, è avvenuta su quello scientifico: da un lato l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), che ha dichiarato il glifosato probabilmente cancerogeno, dall’altro le Agenzie europee per la sicurezza alimentare (EFSA) e per le sostanze chimiche (ECHA) che non hanno riscontrato rischi per la salute umana connessi all’utilizzo dell’erbicida.

In Italia, comunque, per effetto del decreto del Ministero della salute in vigore dal 12 agosto 2016, vige il divieto di uso del glifosato nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili, quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili e aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie. Il divieto vale anche nelle aree rurali, per la fase di pre-raccolto, quando il trattamento sia effettuato al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura.


(© Osservatorio AGR)

Ue: Pac post 2020 dovrà essere flessibile, equa e sostenibile

Commissione europea presenta linee guida nuova Politica agricola comunitaria

Norme più semplici e un approccio flessibile per garantire che la nuova Pac porti a risultati concreti nel sostenere gli agricoltori e guidi lo sviluppo sostenibile dell'agricoltura dell'Ue. Sono queste le idee cardine della comunicazione adottata oggi dalla Commissione europea su “Il futuro dell'alimentazione e dell'agricoltura”, che delinea le linee guida per la Politica agricola comune post 2020. L'iniziativa faro -si legge nella nota della Commissione- sarà permettere agli Stati membri di assumersi maggiori responsabilità nella scelta di come e dove investire i loro fondi della Pac, per raggiungere gli ambiziosi obiettivi comuni in materia di ambiente, cambiamenti climatici e sostenibilità. Phil Hogan, commissario per l'Agricoltura e lo Sviluppo rurale, ha dichiarato: “La comunicazione di oggi garantisce che la Pac raggiungerà obiettivi nuovi ed emergenti come la promozione di un settore agricolo intelligente e resiliente, il rafforzamento della tutela ambientale, dell'azione per il clima e del tessuto socioeconomico delle aree rurali. Segna inoltre un importante cambiamento di scala nell'implementazione della Pac: un nuovo sistema sostituirà quello attuale, dando agli Stati membri e alle regioni un maggiore grado di sussidiarietà”. Questo “non vuol dire che ci sarà una ri-nazionalizzazione, ma il nuovo modello di politica renderà più consapevoli gli Stati membri Pur mantenendo l'attuale struttura a due pilastri, il nuovo approccio, più semplice e flessibile, definirà le azioni dettagliate per il raggiungimento di questi obiettivi convenuti a livello dell'Ue. Dopodiché, ogni Paese europeo svilupperà il proprio piano strategico -approvato dalla Commissione- precisando come intende raggiungere gli obiettivi. Il sostegno agli agricoltori continuerà attraverso il sistema dei pagamenti diretti. Alcune proposte includono:

- Incoraggiare l'utilizzo di tecnologie moderne a sostegno degli agricoltori sul campo e garantire maggiore trasparenza del mercato e sicurezza;

- Maggiore attenzione agli sforzi per incoraggiare i giovani a diventare agricoltori, da coordinarsi con le competenze proprie degli Stati membri in settori quali la tassazione fondiaria, la pianificazione e lo sviluppo delle competenze;

- Rispondere alle preoccupazioni dei cittadini in merito alla produzione agricola sostenibile, incluse salute, alimentazione, sprechi alimentari e benessere degli animali;

- Ricercare azioni coerenti in linea con la dimensione globale della Pac tra le politiche, in particolare in materia di commercio, migrazione e sviluppo sostenibile;

- Creare una piattaforma a livello dell'Ue sulla gestione del rischio. Le proposte legislative pertinenti che attueranno gli obiettivi indicati nella comunicazione saranno presentate dalla Commissione entro l'estate 2018.

Leggi il comunicato della Commissione Ue


http://europa.eu/rapid/press-release_IP-17-4841_it.htm

Ruolo dei media rilevante per una giusta immagine dell'agricoltura

La tavola rotonda a Fico Eataly per i 20 anni di Agrimpresa, il mensile di Cia Emilia Romagna

Con quali criteri i redattori ricercano e selezionano le notizie in tema di agricoltura? E qual è l'immagine prevalente che si trova per quanto riguarda il settore primario? Certamente vi è oggi nei media un'immagine dell'agricoltura e dei suoi protagonisti che ne valorizza in qualche misura il ruolo, tuttavia su questa materia circolano molte "fake news" e tende a prevalere un'immagine bucolica che non corrisponde alla realtà di un settore che vede i suoi attori più spesso alle prese con problemi che felici come si tende a pensare e far pensare. Se n'è parlato in una tavola rotonda presso Fico, sul tema "Innovazione in agricoltura e ruolo dei media", organizzato da Cia Agricoltori Italiani dell'Emilia Romagna in occasione del ventennale di fondazione del suo organo mensile "Agrimpresa", in collaborazione con Vodafone che ha presentato soluzioni ‘digitali’ per la conduzione delle imprese. All’incontro hanno partecipato rappresentanti di prestigiose testate: Beppe Boni vice Resto del Carlino QN, Giorgio Setti capo redattore Terra e Vita gruppo Edagricole New Businness Media, Fabrizio Binacchi direttore Rai 3 Emilia Romagna, Franco Poggianti direttore agenzia Agricolae, Claudio Ferri direttore Agrimpresa e per l'editore Agricoltura è Vita Cristiano Fini, mentre a moderare la discussione è stata la responsabile comunicazione Cia nazionale Paola Cambria. Soprattutto -è emerso dagli interventi-  prevale una visione che tende a valorizzare il passato, quando invece la forza della nuova agricoltura è di accettare la tradizione innestandola in una visione innovativa. Del resto, ogni tradizione è un'innovazione che -in tempi passati- ha avuto successo. Manca quindi una visione proiettata all'innovazione che in questo settore ha invece molte possibilità, anche se solo in parte arrivano fino agli agricoltori, e manca la precisa percezione di un lavoro che a volte assume aspetti "eroici" con le difficoltà proposte dal territorio, dai fattori climatici, ancor di più da una burocrazia soffocante e che impegna gli agricoltori per tempi inconcepibili rispetto ai tempi dedicati effettivamente al lavoro. Si deve insomma cercare di dare dell'agricoltura un'immagine più vera rispetto ad una in qualche occasione edulcorata -ha detto il presidente di Agricoltura è Vita Cristiano Fini- mentre organizzazioni come Cia devono proporsi per un ruolo di verità sul primario in alternativa al monopolio che sembra imperare sull'informazione settoriale, ma da questo punto di vista anche da parte delle redazioni serve un maggior impegno ad approfondire i temi non accontentandosi dei comunicati, anche se possono avere un qualche fascino. Il dibattito si è poi focalizzato sull’eccesso di burocrazia nel settore primario, una nota dolente che ingabbia le imprese più impegnate a gestire ‘chilogrammi di carta’ che condurre l’impresa. In tema di innovazione agricola, un contributo rilevante ha dato Augusto Bandera di Vodafone, presentando le novità che il gruppo -in contatto con Cia- sta sviluppando anche per il settore agricolo.

Fonte: CIA Agricoltori Italiani

L’agricoltura come opportunità per i giovani e il Paese

Se ne è discusso durante la presentazione del libro del ministro Martina nella sede della Cia

“Dalla terra all’Italia” è il libro del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, presentato oggi nella sede nazionale della Cia-Agricoltori Italiani. Assieme all’autore, moderati dal giornalista del Corriere della Sera Lorenzo Salvia, ne hanno discusso il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino; il direttore dell’Agenzia del Demanio Roberto Reggi; la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini e l’imprenditore Antonio Santarelli. Un’occasione per un confronto serrato sullo stato dell’agricoltura a 360 gradi: dal ricambio generazionale all’accesso alla terra, con le sinergie da attivare per far emergere tutto il potenziale ancora inespresso dall’agricoltura italiana.  Si è trattato, tra l’altro, della prima presentazione del volume del ministro Martina direttamente a una platea di agricoltori, che hanno così avuto modo di avanzare idee e istanze al titolare del dicastero agricolo. Per loro ha parlato anche Scanavino, che si è soffermato anche sulla stretta attualità, parlando di Pac e prospettive future, con un comparto sempre più attrattivo e che necessità dell’ingresso di nuovi profili professionali. Molto pertinente, in termini di nuove opportunità, l’intervento di Reggi che ha proposto una fotografia puntuale del patrimonio di terreni demaniali che possono tornare, attraverso specifici progetti e misure, a essere produttive, dando origine a nuovi redditi e posti di lavoro. Il punto di vista delle Istituzioni regionali è stato illustrato dalla Marini, che si è soffermata sulla centralità dell’agricoltura come volano per la ricostruzione post terremoto in Umbria. A completare il giro d’opinioni la storia di successo del vitivinicoltore Antonio Santarelli, testimonial di quella tradizione enogastronomica che fa del Made in Italy agroalimentare un brand potentissimo nel mondo.

Fonte: CIA Agricoltori Italiani

mercoledì 29 novembre 2017

Un committente agricolo che affida lavori da svolgere sul proprio fondo agricolo

Un interessante articolo su una rivista specializzata, fa il punto sull’applicazione dell’art. 26 D.Lgs. n. 81/08 al caso di un committente (imprenditore agricolo) che affida lavori di scasso del terreno (ad un’impresa) e di impianto dei filari del vigneto (ad un’altra impresa o lavoratore autonomo). L’art. 26 D.Lgs n. 81/08, in sintesi, stabilisce che il committente debba effettuare la verifica dell’idoneità tecnico professionale delle imprese e/o dei lavoratori autonomi che “entrano” nella sua proprietà per eseguire dei lavori, deve fornire dettagliate informazioni ai soggetti che “entrano” sui rischi specifici presenti nell’ambiente. Nel caso di committente/datore di lavoro, ossia nel caso di lavori che vengono svolti in ambienti di lavoro (come può essere il caso del terreno agricolo), il proprietario del luogo di lavoro (o colui che ne ha la disponibilità giuridica) deve anche “promuovere la cooperazione ed il coordinamento redigendo un DUVRI (Documento Unico di Valutazione dei Rischi Interferenziali)”. Ovviamente, nel DUVRI saranno analizzati e valutati solo ed esclusivamente i rischi derivanti da interferenze tra le lavorazioni che normalmente si svolgono nel luogo di lavoro ed i lavori che sono stati appaltati alle imprese e/o ai lavoratori autonomi. Nel caso specifico, cioè fondo agricolo dove si dovranno eseguire lavori di scasso e impianto dei filari, in primis, il proprietario del fondo deve comunque verificare l’idoneità tecnico-professionale delle imprese e/o dei lavoratori autonomi che eseguiranno i lavori. Il proprietario, deve informare coloro che “entrano” nel suo fondo agricolo, sui rischi eventualmente presenti (ad es. un dirupo). Qualora, all’interno del fondo agricolo (magari su una parte di esso) si stanno svolgendo anche le normali mansioni agricole, a quel punto sarà obbligo per il proprietario del fondo (committente/datore di lavoro) redigere anche il DUVRI.

Ing. Giuseppe Cacucci