venerdì 29 giugno 2018

Dazi, Giansanti: “D’accordo con il ministro Centinaio. L’agricoltura italiana non ha bisogno di dazi”


“Siamo assolutamente d’accordo con il ministro Centinaio. L’agricoltura italiana non ha bisogno di dazi, ma di mercati aperti sui quali continuare ad affermare  l’eccellenza del “Made in Italy” in ogni parte del mondo”. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha così commentato le dichiarazioni del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio riportate oggi nell’intervista apparsa su “La Stampa”.
“Le guerre commerciali, a colpi di dazi e contromisure di ritorsione, non hanno mai vincitori e non giovano alle imprese. Non dobbiamo dimenticare che la UE è leader mondiale per l’export agroalimentare”, ha proseguito Giansanti.
Per il presidente di Confagricoltura il problema urgente che si pone è quello della reciprocità e della diversità delle regole di produzione. “Non possiamo  - ha spiegato - continuare ad aprire i nostri mercati a prodotti ottenuti con sistemi diversi da quelli imposti agli agricoltori dell’Unione Europea in termini di sicurezza alimentare, tutela del lavoro e sostenibilità ambientale. E’ una questione di leale competizione tra le imprese e trasparenza nei riguardi dei consumatori”.
Il presidente di Confagricoltura ha così concluso: “Sulla base di queste esigenze auspichiamo la fine delle “guerre commerciali” e la ripresa delle trattative in sede multilaterale, per discutere su come rivedere un processo di globalizzazione che è avanzato senza un adeguato sistema di regole”.


Il clima impazzito fa crollare il Pil agricolo


A frenare l’andamento del Pil è stata l’agricoltura che è l’unico settore a fare registrare un calo del valore aggiunto (-4,4%) a causa del clima impazzito che ha avuto effetti devastanti nelle campagne con una storica siccità su cui si sono abbattuti violenti nubifragi a macchia di leopardo, per danni stimati nei campi superiori ai 2 miliardi di euro nel 2017. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione della diffusione dei dati Istat sul Pil e sull’occupazione a livello territoriale.

La situazione di maggiore difficoltà per l’agricoltura si registra nel centro Nord Italia con un crollo del 6% mentre la riduzione del valore aggiunto agricolo nel mezzogiorno è stata del 2%. Gli effetti si sono sentiti anche sul lavoro nei campi in calo dello 0,8% nel 2017 per effetto della riduzione sia nel centro nord (-1,1%) che nel Mezzogiorno (-0,8%).

Gli effetti si sono fatti sentire sulle principali produzioni del Paese, dal crollo del 23% della produzione di mele all’addio ad una bottiglia di vino su quattro, anche se la qualità è risultata buona, ma anche una produzione di olio in calo dell’11% rispetto alla media produttiva dell’ultimo decennio. In questa situazione di crisi si sono inserite anche manovre speculative per sottopagare i prodotti agli agricoltori con effetti negativi sul valore aggiunto.

Fonte: Il Punto Coldiretti

Eurostat, Italia si conferma terza economia agricola dell'Ue


Con poco più di 12 milioni di ettari di superficie utilizzata, l'agricoltura italiana realizza oltre il 12% del fatturato del settore nell'Ue a 28, confermandosi terza economia agricola del continente dopo Francia (17% con 28 mln di ettari) e Germania (13% con 15 mln di ettari). E' quanto emerge dall'ultima istantanea di Eurostat sul settore in Europa, basata sui risultati provvisori dell'indagine sulla struttura delle aziende agricole 2016. I dati riferiti all'Italia, però, risalgono al 2013 e sono i meno aggiornati di tutti. La struttura dell'agricoltura Ue si conferma dominata dalle piccole aziende e da agricoltori over 60: due terzi del totale delle imprese hanno meno di 5 ettari, solo l'11% degli agricoltori ha meno di 40 anni, mentre quasi un terzo (32%) 65 anni o più. I dati per l'Italia su questo aspetto risultano indisponibili. Il settore, fa notare Eurostat, è dominato dagli uomini, con solo tre imprenditori agricoli su dieci (29%) che sono donne. La proporzione di giovani donne alla guida delle aziende è ancora più bassa (23%). Il paese con il più alto livello di frammentazione delle imprese è la Romania, con 3,4 milioni (33% Ue) di aziende il 91% delle quali con meno di 5 ettari. Le aziende più grandi (50 ettari o più) si trovano in Lussemburgo (52% del totale), Francia (41%), Regno Unito (39%) e Danimarca (35%). (ANSA).

Olio, storico accordo di filiera per 10 milioni di chili


Al via il più grande contratto di filiera per l’olio Made in Italy di sempre per un quantitativo di 10 milioni di chili ed un valore del contratto di filiera di oltre 50 milioni di euro con l’obiettivo di assicurare la sicurezza e le diffusione dell’olio italiano al 100% stabilizzando le condizioni economiche della vendita. La storica intesa è stata sottoscritta a Palazzo Rospigliosi a Roma da Coldiretti, Unaprol, Federolio e FAI S.p.A. (Filiera Agricola Italiana) e coinvolge le principali aziende di confezionamento italiane.

L’annuncio è stato dato nel corso del Convegno “Filo d’olio, segmentare per crescere: nuove prospettive di consumo e di offerta”, promosso da Federolio, con la presenza del segretario generale della Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, del presidente di Unaprol, David Granieri, del presidente di Federolio Francesco Tabano, assieme, tra gli altri, al presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella, agli onorevoli Renato Brunetta e Paolo Russo, al capo dipartimento del Ministero delle Politiche agricole Giuseppe Blasi, e al direttore generale Felice Assenza.

I protagonisti del contratto di filiera hanno aderito al progetto promosso da Coldiretti di realizzare una filiera agricola italiana per difendere la produzione, garantire un utilizzo sostenibile del territorio, valorizzare la distintività, assicurare la giusta distribuzione del valore tra tutte le parti della filiera, ricostruire un’identità del sistema Paese e riconquistare quote di mercato.

Il contratto partirà con la campagna olivicola in corso e avrà durata pluriennale proprio per garantire la stabilità e la sostenibilità economica degli imprenditori agricoli che prendono parte al contratto di filiera. E’ prevista, infatti, una soglia minima di prezzo sufficiente a coprire i costi per la produzione e la tracciabilità di filiera con delle maggiorazioni anche in base a parametri qualitativi.

L’obiettivo prioritario è riunire le imprese italiane per dare un futuro al settore e difenderlo dai violenti attacchi delle multinazionali che acquisiscono marchi tricolori per sfruttarne l’immagine sui mercati nazionali e internazionali e dare una parvenza di italianità alla produzioni straniere con l’inganno, anche attraverso irrilevanti e fumosi accordi.

Il contratto è stato sottoscritto da Coldiretti, che si impegnerà nel monitoraggio dell’accordo; Unaprol, il maggiore Consorzio Olivicolo Italiano; Federolio, la principale associazione di categoria delle imprese leader nel confezionamento e nella commercializzazione di olio extra vergine di oliva e FAI che organizza e promuove sui mercati le produzioni italiane e dalle principali aziende di confezionamento.

L'ulivo in Italia è presente su oltre 1 milione di ettari di terreno coltivato con il maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp). L’Italia è il secondo produttore mondiale di olio di oliva con un patrimonio di 250 milioni di ulivi ed è l’unico Paese con 533 varietà di olive. L’olio italiano è anche il più sicuro al mondo grazie a 9 livelli diversi di indagine sulla qualità e l’origine del prodotto e mediamente 20.000 controlli all’anno da parte del Ministero della Salute.

Il comparto olivicolo è un asset centrale per lo sviluppo del settore agroalimentare e una bandiera del made in Italy nel mondo. Attualmente le aziende olivicole italiane (circa 825mila) vivono un momento di grande difficoltà a causa di una serie di problematiche. Oltre ai cambiamenti climatici, a incidere pesantemente sullo stato di salute del settore sono: l’aumento delle contraffazioni a scapito del made in Italy; la prepotenza sul mercato di potenti multinazionali straniere che dettano politiche dei prezzi a scapito della qualità e della distintività; l’invasione di olio tunisino a seguito della decisione dell’Ue di porre il dazio zero sulle importazioni nel 2016 e 2017.

giovedì 28 giugno 2018

Centinaio: "Al via nuova stagione di confronto per sostenere in modo concreto il nostro agroalimentare"


Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che si è tenuto oggi il primo incontro tra il Ministro Gian Marco Centinaio e gli assessori regionali all'agricoltura. Presenti all'incontro anche i due sottosegretari Alessandra Pesce e Franco Manzato.

Diversi gli argomenti trattati: la riforma della PAC e il taglio dei fondi europei destinati all'agricoltura, la riforma di Agea, l'etichettatura e la tracciabilità dei prodotti Made in Italy.

"Oggi - ha dichiarato il Ministro Centinaio - avviamo una nuova stagione di confronto tra il Ministero e le Regioni per sostenere in modo concreto il nostro agroalimentare nel pieno rispetto delle competenze e dei ruoli. Su questi presupposti sarà mio impegno avviare a breve con il
nostro programma di lavoro un tour di visite quindicinali in ogni regione per capire i problemi dei singoli territori e trovare insieme le soluzioni".

"Il nostro obiettivo di Governo è quello di condividere esperienze e conoscenze per iniziare un percorso comune nelle scelte di politica agricola comunitaria e costruire un'azione adatta a ciascun territorio e in grado di valorizzare il nostro patrimonio agroalimentare. Su questi temi assicuro un lavoro di squadra con i Sottosegretari Manzato e Pesce" ha concluso il Ministro Centinaio.