venerdì 30 novembre 2018

FOGLIE TV - Terza edizione del premio Bella Vigna, vince Fruits Land di ...



Si è tenuta presso Il Melograno a Monopoli la terza edizione del premio Bella Vigna.  
«Quest’anno hanno partecipato alla competizione ben 50 aziende agricole – dichiara Michele  Melillo presidente dell'associazione organizzatrice  – che si sono così messe a nudo perché venissero valutati i loro vigneti da una commissione composta da due agronomi, un docente universitario e un rappresentante della grande distribuzione». La commissione ha visitato e valutato ben 300 ettari di vigneti destinati alla produzione di uva da tavola e valutato la qualità estetica ed organolettica del prodotto, l’uniformità del vigneto, l’assenza di fisiopatie e malattie, l’equilibrio del vigneto tra carico produttivo e vigore, il contenimento dei costi di gestione, l’attuazione di buone pratiche agricole, il rispetto dell’ambiente e l’innovazione tecnologica. Tutti parametri che concorrono a rendere un’azienda concorrenziale o per la volontà di adeguarsi alle richieste del mercato o, come riscontrato in molti casi, per una scelta etica dell’imprenditore.  
La 3^ edizione del Premio Bella Vigna ha premiato le migliori aziende che hanno puntato su innovazione, sostenibilità e territorio.
A conquistare il consenso dei giudici, e quindi ad aggiudicarsi il 1° Premio della terza edizione del Premio Bella Vigna, è stata l’azienda Fruitsland di Angelo Di Palma. I quattro giurati hanno premiato le pratiche tecnologicamente innovative e rispettose dell’ambiente adottate nel vigneto situato nel tarantino, e il coraggio nella scelta di produrre una nuova varietà attualmente unica in Puglia, la Carlita.

Fitosanitari: Agrinsieme, da riduzione quantità massima di composti rameici minore difesa colture


Da Ue approccio miope, non tiene conto delle possibile ricadute sul settore biologico

“La decisione dell’Unione europea di ridurre a circa 4kg, contro gli attuali 6kg, la quantità massima di prodotti fitosanitari a base di rame utilizzabili annualmente per ettaro, per un totale di massimo 28kg l'ettaro in sette anni, non va nella direzione di una maggiore salubrità degli alimenti, ma costringe l’agricoltura, in particolare quella biologica e integrata, a una minore difesa delle colture”. Così il coordinamento di Agrinsieme dopo il rinnovo dell’autorizzazione all’uso dei composti rameici in agricoltura a livello comunitario deciso dal Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi dell’Ue (SCOPAFF).

“Si tratta di una decisione estremamente dannosa per le colture mediterranee, come la vite e l’ortofrutta, per le quali l’uso dei composti rameici è centrale in funzione della lotta alle patologie fungine e batteriche”, sottolinea il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, ad avviso del quale “quello utilizzato dall’Unione europea è un approccio miope, che non tiene conto delle possibili ricadute di tale riduzione, soprattutto nel delicatissimo mondo della difesa fitosanitaria delle produzioni convenzionali, e soprattutto biologiche e integrate”.

“Tutta l’agricoltura, e soprattutto quella che si sforza di produrre secondo criteri che guardano a un minore impatto ambientale, sembra così venire penalizzati dall’Ue, senza peraltro poter disporre di valide alternative”, prosegue Agrinsieme, secondo cui “è necessario potenziare la ricerca scientifica per riuscire a trovare sostituti dei prodotti rameici a basso impatto ambientale e per selezionare varietà resistenti alle fitopatie più diffuse”.

“A questo proposito il coordinamento, che è già intervenuto sul tema con numerose sollecitazioni, richiedendo fra l’altro che la riduzione fosse modulata tenendo conto delle differenze a livello di fasce climatiche, ribadisce la propria disponibilità a collaborare con i ministeri competenti, il mondo scientifico e altri stakeholders, per lo sviluppo e la diffusione di soluzioni strutturali di medio periodo, come la ricerca di prodotti alternativi o integrativi al rame, e la costituzione e il rilascio di varietà tolleranti o resistenti alle malattie fungine”, conclude Agrinsieme.

Fonte. Cia Agricoltori Italiani

Xylella, il primo caso su albicocco in Spagna


La notizia del primo caso di ritrovamento di Xylella fastidiosa su albicocco in Spagna, dopo i casi su diverse specie, di Francia, Germania, Spagna e Belgio,  dimostra ancora una volta come il problema sia un problema europeo, come d’altro canto tutte le emergenze di carattere fitosanitario.

E’ per questo motivo che l’Ue deve, una volta per tutte, mettere in essere un sistema di controlli alle frontiere adeguato a proteggere il territorio e le coltivazioni comunitarie da insetti e malattie aliene che troppo frequentemente mettono a repentaglio le produzioni e l’economia.

Il cinipide del castagno, il moscerino dagli occhi rossi, la cimice asiatica, la Xylella e tanti altri parassiti che si sono manifestati con gravi danni nelle campagne italiane ed europee, sono il pegno che è stato e viene pagato quotidianamente dalle imprese agricole europee per una politica troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Unione senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i nostri prodotti quando vengono esportati.

Non è un caso, infatti, che le nostre mele e pere non possano ancora essere esportate in Cina, mentre invece le mele e le pere cinesi sono presenti sugli scaffali dei supermercati italiani. Non si tratta di protezionismo, l’Italia e l’Ue vivono di export, ma di applicare le norme fitosanitarie che sono in vigore nel resto del mondo.



Italia fragile: Cia, senza interventi a rischio l’80% dei comuni e 150mila imprese agricole


Cambio di rotta con il progetto di manutenzione infrastrutturale degli Agricoltori Italiani presentato all’Assemblea nazionale: 5 punti per mettere in sicurezza il Paese

Tra maltempo, calamità naturali, dissesto idrogeologico e fauna selvatica, non prevenire è già costato all’Italia oltre 20 miliardi di euro negli ultimi dieci anni. Ancora oggi, quasi 7.000 comuni e 150.000 imprese agricole sono esposti a rischi ambientali. L’incuria e la cementificazione senza regole continua a bruciare 14 ettari di terreno coltivabile al giorno e più di 6 milioni di cittadini risiedono in aree soggette a frane e alluvioni. Questi i dati allarmanti che hanno spinto Cia-Agricoltori Italiani a lanciare un progetto di manutenzione infrastrutturale del territorio nazionale. Un vero e proprio Ordine del giorno in cinque mosse presentato in occasione dell’Assemblea nazionale, oggi a Roma all’Auditorium Conciliazione.

Quasi duemila imprenditori agricoli, provenienti da tutte le regioni italiane, si sono riuniti nella capitale per chiedere a gran voce l’attuazione di quello che il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino, ha definito un “atto storico”, ovvero un intervento straordinario di tutela, manutenzione e gestione sostenibile del Paese, recuperando gli enormi ritardi infrastrutturali e puntando sulla centralità dell’agricoltura. Obiettivo finale è la costruzione di un grande piano agro-industriale che potrebbe creare fino a 100 mila nuovi posti di lavoro generando Pil e ricchezza.

“La parola d’ordine deve essere prevenzione, non più emergenza -ha spiegato Scanavino- basta azioni spot nate a seguito dell’ultima tragedia. Nel nostro progetto, che vogliamo sottoporre da oggi a Istituzioni nazionali e locali, ci sono le linee guida per un reale cambio di marcia”. Si parte dall’immediata messa in sicurezza dei territori più a rischio e da un’attenta programmazione per il futuro, che deve partire dalle aree interne. Urgenti, poi, reali politiche di governance del territorio: dallo sviluppo di verde urbano e bioedilizia alla valorizzazione del presidio degli agricoltori, lavorando per contrastare il consumo di suolo, l’abbandono e lo spopolamento delle aree rurali e marginali, e salvaguardando il patrimonio boschivo. Occorre, quindi, favorire reti d’impresa territoriali, mettendo in sinergia agricoltura, commercio, logistica, turismo, enti locali e cittadini, in un’ottica di sistema integrato su misura. Inoltre, non è più rinviabile un nuovo e più efficace piano di intervento sulla questione fauna selvatica, che superi la normativa vigente, tanto più che danni e pericoli hanno assunto una dimensione insostenibile anche in termini di sicurezza nazionale. Infine, se ben orientate, le risorse della nuova Pac potrebbero concorrere al rilancio delle comunità e delle economie locali, mettendo assieme Fondi strutturali Ue, misure di sostegno, incentivi e programmi di infrastrutturazione del territorio.

 “Questo è il contributo degli Agricoltori Italiani per il Paese che vogliamo -ha detto il presidente Cia in Assemblea-. Territorio, infrastrutture e innovazione sono i tre asset su cui investire risorse e costruire politiche di sviluppo, da subito, mettendo in rete governo, regioni, comuni ed enti locali, con le altre risorse socio-economiche dei territori -ha concluso Scanavino- e valorizzando il ruolo essenziale dell’agricoltura”.

FOCUS DI APPROFONDIMENTO

 IL RISCHIO IDROGEOLOGICO - Frane, alluvioni, smottamenti e piene. L’Italia ha il triste primato in Europa di Paese a maggior rischio idrogeologico, un pericolo che riguarda 6.633 comuni, ovvero l’82% del totale, e quasi il 20% delle imprese, con punte più alte in regioni come Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata, Calabria. Eppure, a dispetto di questa altissima criticità, ancora non si riconosce pienamente il ruolo degli agricoltori come manutentori del Paese. I terreni coltivati, infatti, insieme a quelli boschivi, giocano un ruolo essenziale per stabilizzare e consolidare i versanti e per trattenere le sponde dei fiumi, grazie anche alla capacità di assorbimento e di riduzione dei tempi di corrivazione, aiutando così a scongiurare frane e cedimenti del terreno -ricorda Cia-. Ogni forma di coltivazione obbliga a un corretto regime delle acque e questo comporta una sensibile diminuzione dell’esposizione dei versanti al rischio di smottamenti e dei fondovalle al pericolo di allagamenti. Senza l’opera di presidio e cura del territorio da parte degli agricoltori, si lascia spazio al degrado e all’abbandono, soprattutto nelle aree interne e marginali, e questo aumenta il rischio di danni all’ambiente e alle persone.

IL CONSUMO DI SUOLO - La cementificazione costante e non sempre regolamentata ha già cancellato negli ultimi vent’anni oltre 2 milioni di ettari di terreno agricolo; un processo spesso neppure accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque. Solo nel 2017, secondo gli ultimi dati, il consumo di suolo agricolo ha interessato altri 5.400 ettari di territorio nazionale, con un potenziale valore commerciale perso di circa 216 milioni di euro. Si è alimentata l’incuria e, senza un “monitoraggio” agricolo, la manutenzione spesso è saltata. Per questo Cia insiste per un deciso passo avanti, approvando finalmente la legge contro il consumo di suolo, in ballo dal 2012.

GLI ANIMALI SELVATICI - Il problema in Italia è ancora fuori controllo e crea danni milionari all’agricoltura, oltre a minacciare la sicurezza dei cittadini. Solo per citare alcuni esempi, la media annua delle domande di indennizzi per i danni da fauna selvatica supera i 2 milioni di euro in Toscana ed Emilia-Romagna e arriva a oltre 1 milione nelle Marche e in Umbria. E ancora, ogni anno, solo nelle regioni dell’arco appenninico, dalla Calabria alla Liguria, gli animali selvatici uccidono dalle 2.000 alle 2.500 pecore. Ecco perché, secondo Cia, è urgente che le Istituzioni intervengano, modificando la legge quadro datata 1992 che regola la materia, riformando gli ambiti territoriali venatori e superando il regime del de minimis nel rimborso dei danni che, di fatto, paralizza il sistema dei rimborsi per gli agricoltori. Soprattutto, oggi occorre introdurre il concetto di “corretta gestione” accanto a quello di protezione, parlando di carichi sostenibili di specie animali nei diversi territori e ambienti, tenendo conto degli aspetti naturali, ma anche produttivi e turistici.

Agea, sbloccati i pagamenti per anticipi Pac e assicurazioni


Sbloccati i fondi per  gli anticipi Pac e per le assicurazioni del 2015, 2016 e 2017. L’Agea ha annunciato infatti di aver completato a novembre il pagamento degli anticipi  della domanda unica Pac per  984 milioni in favore di 434mila aziende agricole. L’intervento è partito a ottobre  ed  è stato portato a termine con 8 decreti. Sempre a novembre sono stati inoltre autorizzati pagamenti per le assicurazioni relative  alla misura 17.1 del Programma nazionale di Sviluppo rurale  per 21.789 beneficiari per un importo di 49,8 milioni relativo alle annualità 2015,2016 e 2017.

Con questo ulteriore intervento sono complessivamente 398 i milioni sbloccati per il capitolo assicurazioni nelle tre annualità. E’ stato così superato l’obiettivo di spesa del 31 dicembre 2018 previsto dal Programma nazionale di sviluppo rurale di 363 milioni. Sono stati autorizzati da Agea  anche decreti di pagamento nell’ambito dei Programmi Regionali di Sviluppo Rurale in favore di 41.271 beneficiari per un importo di euro 169.377.977, avviando  i pagamenti di anticipo sulle domande delle misure a superficie presentate nel 2018.

Con tali pagamenti le Regioni Friuli Venezia Giulia e Puglia hanno superato gli obiettivi di spesa del 31 dicembre  previsti dai rispettivi Programmi Regionali.

giovedì 29 novembre 2018

FOGLIE TV - FMC presenta Omnera LQM, Tecnologia per prestazioni migliori



Presso il Crea di Foggia , FMC ha presentato ai numerosi agricoltori presenti "Omnera Lqm" , nuova tecnologia per prestazioni migliori. La tecnologia Lqm è rivoluzionaria nella chimica delle solfoniluree perchè combina vari principi attivi con diversi meccanismi d'azione in una formulazione liquida ottimizzata per creare nuovi prodotti unici per i coltivatori di cereali. I benefici della nuova formulazione includono: una nuova formulazione che consente di avere gocce di dimensioni ideali, una elevata ritenzione dello spray e una migliore copertura delle superifici fogliari, una migliore capacità di assorbimento e traslocazione dei principi attivi all'interno della pianta.

Voucher digitalizzazione, spese da ultimare entro il 14 dicembre


Si avvicina la scadenza del 14 dicembre 2018 prevista per l’ultimazione delle spese connesse agli interventi di digitalizzazione dei processi aziendali e di ammodernamento tecnologico da parte dei soggetti ammessi al voucher digitalizzazione.

Le imprese assegnatarie possono presentare la richiesta di erogazione, dopo aver provveduto al pagamento a saldo di tutte le spese, fino al 14 marzo 2019.
Resta comunque valida la possibilità di presentare richiesta di erogazione a partire dal 14 settembre 2018.

Il Ministero dello Sviluppo economico ha pubblicato l’elenco delle imprese assegnatarie delle agevolazioni con l’indicazione del relativo importo del Voucher digitalizzazione assegnato. Gli elenchi con i relativi importi per le imprese, suddivisi su base regionale, sono consultabili al seguente link: https://goo.gl/cqHEiQ.

La misura prevede per le micro, piccole e medie imprese un contributo, concesso attraverso un Voucher, volto a sostenere investimenti di digitalizzazione e ammodernamento tecnologico con un ammontare del contributo pari al 50% dell’importo richiesto e, comunque, non superiore a 10 mila euro.