martedì 30 ottobre 2018

Manovra, terreni gratis con terzo figlio in arrivo


Terreni affidati in concessione gratuita per 20 anni alle famiglie cui nasca il terzo figlio nel 2019, 2020 o 2021. E' una delle misure "per favorire la crescita demografica" contenute nell'ultima bozza della manovra. Si prevede anche la concessione di mutui fino a 200mila euro a tasso zero alle famiglie che acquistino nelle vicinanze dei terreni la prima casa. A questa finalità andrà destinato il 50% dei terreni agricoli e a vocazione agricola di proprietà dello Stato non utilizzabili per altra finalità e il 50% delle aree abbandonate o incolte del Mezzogiorno.

Oltre ai terreni dello Stato, saranno assegnati gratuitamente la metà di quelli abbandonati di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia per i quali nel 2017 era partita una sperimentazione della valorizzazione, che comprendeva le aree agricole inattive da almeno 10 anni, i terreni di rimboschimento in cui non si erano registrati interventi negli ultimi 15 anni e anche le aree industriali, artigianali, e turistico-ricettive abbandonate da almeno 15 anni. I terreni potranno andare anche a società di giovani imprenditori agricoli che riservano una quota del 30% alle famiglie col terzo figlio che arriva tra il 2019 e il 2021.

Previsto l'accesso prioritario ai benefici per favorire l'imprenditorialità in agricoltura e il ricambio generazionale (da mutui agevolati per gli investimenti fino a un milione e mezzo a contributi a fondo perduto). Per sostenere i mutui prima casa a tasso zero (di 20 anni di durata) viene creato un apposito fondo al ministero delle Politiche agricole con 5 milioni per il 2019 e 15 milioni per il 2020. I ministeri dell'Agricoltura e della Famiglia dovranno definire "criteri e modalità" di attuazione della misura.

Fatturazione elettronica: sei mesi senza sanzioni


Niente proroghe: la fattura elettronica fra privati sarà obbligatoria da gennaio 2019, ma il decreto fiscale collegato alla legge di bilancio ha previsto un periodo cuscinetto di sei mesi senza sanzioni. I comportamenti non sottoposti a multa dipendono dall'entità del ritardo (previste anche sanzioni ridotte). L'obiettivo dichiarato è di "ridurre gli effetti negativi dei possibili ritardi nell'adeguamento dei sistemi informatici".

Da gennaio 2019
Le novità sono contenute nell'articolo 10 del dl 119/2018: se il contribuente invia la fattura elettronica in ritardo, ma entro il termine di presentazione della liquidazione periodica IVA (mensile o trimestrale), non viene sanzionato. Se invece il ritardo supera il termine della liquidazione IVA del periodo successivo, si paga la sanzione ridotta dell'80% (quindi si paga solo il 20%).

Le sanzioni per il ritardo dell'emissione della fattura, lo ricordiamo, sono quelle previste dall'articolo 6, comma 1, del Dlgs 471/1997, che possono andare dal 90% al 180% dell'imposta relativa. Se però la violazione non incide sulla corretta liquidazione del tributo, la sanzione è compresa fra un minimo di 250 e un massimo di 2mila euro.

Da luglio 2019
Il decreto fiscale contiene poi una misura strutturale di semplificazione, in vigore dal prossimo primo luglio 2019, che permetterà di emettere fattura entro dieci giorni dall'effettuazione dell'operazione. Attenzione: per emissione si intende la procedura di invio al Sistema di Interscambio, sul quale transitano tutte le fatture elettroniche. Questo, in virtù del fatto che il ritardo in questione non produce effetti sull'esigibilità e liquidazione dell'imposta. Saranno previste specifiche regole: in fattura bisogna indicare che l'emissione avviene in data diversa dall'effettuazione dell'operazione (a meno che, pur differito, l'invio non avvenga nell'arco della stessa giornata).

Il decreto fiscale, lo ricordiamo, contiene ulteriori misure di semplificazione sulla fattura elettronica, relative all'annotazione delle fatture, alla registrazione degli acquisti e alla detrazione IVA.

Fonte: PMI

Maltempo: allarme grandine su frutta e verdura


Stato di calamità per l’agricoltura con ulivi secolari sradicati, coltivazioni distrutte, campi allagati, muri crollati, trombe d’aria e grandine su aziende, serre e stalle con animali sfollati e mandrie isolate. È quanto emerge dal primo bilancio della Coldiretti sugli effetti della violenta ondata di maltempo che sta colpendo l’Italia da nord a sud, dalla Sardegna alla Puglia, dalla Liguria al Veneto, dalla Toscana alla Sardegna, dalla Lombardia alla Calabria. Nei territori colpiti è necessario attivare subito la procedura per la verifica dei danni e la richiesta dello stato di calamità.

La Sardegna è stata colpita da una tempesta di ghiaccio e vento con l’Oristanese, il Marghine e Alghero che sono le zone maggiormente colpite, con problemi anche nel Sulcis. La grandine ha raso al suolo le campagne della Riviera del Corallo danneggiando ortaggi e olive in piena raccolta ma gravi danni si registrano su serre e strutture. Una tromba d’aria con grandine si è abbattuta nel Marghine, in particolare nella striscia Sindia, Macomer, Bortigali, alto oristanese e Sinis ma anche nel Sulcis, ed in particolare nei Comuni di Narcao e Masainas con alberi secolari sradicati, stalle scoperchiate, grossi fori nelle coperture, mezzi danneggiati. La pioggia – precisa la Coldiretti – sta rovinando le provviste di fieno per l’inverno.

In Puglia una violenta tromba d’aria in soli 15 minuti si è mossa da Manduria e Martina Franca fino a colpire gran parte della provincia di Brindisi, distruggendo strutture, pergolati e muretti, sradicando gli ulivi secolari e non, in alcuni casi aperti a metà, spazzando via le olive. Un disastro naturale di dimensioni incalcolabili che ha colpito principalmente Apani, Brindisi, Latiano, Oria, Francavilla e Torre Santa Susanna.

Inoltre in Lombardia consegne di latte e rifornimenti di foraggio a rischio per una decina di aziende agricole nella Bergamasca dove, a causa della pioggia battente, a Vilminore in Val di Scalve è franata una strada. Sempre nella Bergamasca, in Valle Brembana sul territorio di Oltre il colle si segnalano problemi di erosione alle strade di campagna. Nel Cremonese, infine, osservati speciali i fiumi dal Po fino al Serio che è già esondato nelle scorse ore allagando i campi tra Mozzanica e Sergnano. Occhi puntati anche sull’Oglio, in particolare nella zona di Castelvisconti, e sull’Adda nell’area di Pizzighettone.

In Veneto nel Bellunese sono isolate intere valli e vicino a Cortina gli agriturismi hanno gli accessi chiusi così come molte aziende agricole con stalle e animali da governare. A Ponte di Piave in provincia di Treviso ci sono vigneti sott’acqua, mentre nel Vicentino esondano i torrenti e gli agricoltori sorvegliano gli argini con la Protezione Civile.  Preoccupa il Brenta ingrossato che preme sul ponte di Bassano, la situazione è monitorata costantemente anche su la Piave che fa presagire uno scenario da grande “alluvione del 1966”. Evacuati anche alcuni paesi di montagna come Perarolo di Cadore nel Bellunese.

In Toscana una tromba d’aria si è abbattuta sulla zona tra Orciano pisano e Rosignano Marittimo scoperchiando un capannone agricolo per il ricovero di mucche e vitelli. Per fortuna gli animali sono stati portati in salvo. Il vento impetuoso non ha risparmiato le abitazioni rurali a Leciaglia e Chiappino nel livornese e i tetti hanno subito pesanti danni con tegole volate via. La tromba d’aria ha creato danni anche nella zona di Santa Luce e Cecina. Disagi anche nel grossetano con gli alberi che cadendo sotto i colpi del vento hanno interessato le linee elettriche lasciando Gavorrano e dintorni al buio. Anche la Lunigiana registra danni per frane e smottamenti che hanno isolato alcuni centri abitati.

In Calabria nell’area jonica cosentina sono esondati diversi torrenti allagando campi e serre affogando le piantine orticole appena messe a dimora da poche settimane, in provincia di Reggio Calabria frane e smottamenti hanno isolato strade di campagna e provinciali, mentre nell’alto Jonio Crotonese ci sono campi di ortaggi totalmente allagati, oliveti ed agrumeti isolarti e allagati. In Toscana a Rosignano Marittimo in provincia di Livorno un capannone agricolo per il ricovero di mucche e vitelli è crollato a causa di una tromba d’aria e gli animali sono stati sfollati. Danneggiate anche le coperture di alcune abitazioni rurali

Il maltempo si abbatte sull’Italia in un autunno secco in cui a settembre sono cadute addirittura il 61% in meno di precipitazioni rispetto alla media storica, con i terreni secchi che amplificano il rischio idrogeologico. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr sugli effetti della nuova perturbazione con l’allerta della protezione civile dal Lazio alla Toscana, dal Piemonte al Veneto.

A preoccupare sono gli effetti sulle coltivazioni agricole nelle campagne dove si sta per concludere la vendemmia ed è in pieno svolgimento la raccolta delle olive, dopo che dall’inizio dell’anno si contano perdite superiori ai 600 milioni di euro a causa degli eventi estremi. È allarme nelle campagne per l’arrivo di nubifragi con grandine che è la più temuta in questa fase stagionale per i danni irreversibili che provoca alle coltivazioni di frutta e verdura nei campi.

Nelle zone interessate dal maltempo sono particolarmente concentrate le coltivazioni di frutta, dai kaki ai kiwi fino alle ultime mele prossime alla raccolta e sono state stese a protezione le reti antigrandine che tuttavia non sono ancora sufficientemente diffuse. L’andamento climatico del 2018 è stato infatti segnato da una temperatura mai così elevata dal 1800 con valori superiori di 1,53 gradi la media storica nei primi nove mesi secondo elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr ma anche da violente manifestazioni temporalesche che a macchia di leopardo hanno colpito la Penisola.

I cambiamenti climatici si abbattono su un territorio già fragile con la presenza in Italia di 7275 comuni complessivamente a rischio frane e alluvioni, il 91,3% del totale ma la percentuale sale al 100% per Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria e tra il 90% e il 100% in Abruzzo, Lazio, Piemonte, Campania, Sicilia e in Provincia di Trento. L’andamento anomalo di quest’anno conferma i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal sole al maltempo.

Fonte: Redazione Giovani Impresa

lunedì 29 ottobre 2018

Prestazioni occasionali in agricoltura


Per quanto riguarda il ricorso alla Prestazione Occasionale, nel settore agricoltura, è importante capire se per questa tipologia contrattuale trova o meno applicazione la normativa in materia di Sicurezza nei luoghi di Lavoro. A tal proposito è opportuno ricordare che l'art. 3 c. 8 D.Lgs. n. 81/08 stabilisce che la normativa in materia di Tutela della Salute e Sicurezza sul Lavoro (T.U.) si applica ai lavoratori che effettuano prestazioni di lavoro accessorio a favore di un committente imprenditore. Vale a dire che coloro i quali sono riconosciuti come imprenditori del settore agricolo (iscritti nell'elenco IAP), possono assumere lavoratori per prestazioni accessorie, ma nei confronti di quei lavoratori si applicano le disposizioni del D.Lgs. n. 81/08. Nei confronti di coltivatori diretti, invece, trova applicazione l'art. 21 D.Lgs. n. 81/08 e, qualora un coltivatore diretto assume lavoratori per prestazioni occasionali, nei confronti di questi ultimi non trova applicazione il D.Lgs. n. 81/08. Occorre precisare un aspetto importante. A mio parere, la prestazione occasionale nel settore agricolo, fermo restando che è applicabile ad una fascia ristretta di lavoratori e di imprese, giustifica il ricorso a quella manodopera chiamata a svolgere lavori "semplici e senza rischi specifici". Il datore di lavoro resta, sempre e comunque, il garante della Salute e Sicurezza nei luoghi di Lavoro, motivo per cui deve valutare bene quando ricorrere alla prestazione occasionale e, soprattutto verso quale lavoratore la applica.

Autore: Ing. Giuseppe Cacucci

Biologico: Agrinsieme, proposte di legge vanno nella giusta direzione


Unificare i testi in esame, con le disposizioni per lo sviluppo e la competitività del settore, e approvarli quanto prima.

Le Proposte di legge che disciplinano la produzione agricola secondo il metodo biologico sono di grande importanza e vanno nella giusta direzione, poiché forniscono ai produttori strumenti organizzativi da tempo attesi. Questa la posizione di Agrinsieme, illustrata in occasione dell’audizione informale in Commissione Agricoltura della Camera sul tema con disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare e dell'acquacoltura ottenuta con metodo biologico.

“Tra questi strumenti ci sono ad esempio i distretti biologici, che vengono indicati come una delle modalità organizzative per sostenere la crescita del comparto, unitamente alla costituzione di reti, quali contratti, tavoli di filiera e altre forme di aggregazione, come le Organizzazioni Interprofessionali-OI e le Organizzazioni di Produttori-OP”, spiega il Coordinamento, ricordando che “restano fondamentali l’aggregazione e la capacità di fare sistema, perché solo con una capacità organizzativa possiamo proteggere il rapporto fiduciario tra consumatore e impresa”.

“Si tratta, infatti, di strumenti di cui da tempo si è fatta promotrice Agrinsieme, che vede nella costituzione di OI una tappa fondamentale per mettere insieme la produzione con la trasformazione e la commercializzazione”.

“L’aver individuato nell’innovazione e nella ricerca delle priorità alle quali destinare le risorse del fondo per lo sviluppo dell’agricoltura biologica rappresenta, poi, un elemento di positività delle Proposte di Legge”, aggiunge il coordinamento, invitando ad indirizzare le attività di ricerca sulle sementi, sui mezzi tecnici, sulle rotazioni e sulle tecniche di agricoltura conservativa.

“I testi prevedono, inoltre, la redazione di un Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica (PNAB), strategico per la pianificazione del comparto; tale piano deve essere strettamente connesso agli strumenti e alle misure previste dalla Pac, con il necessario coordinamento delle e istituzioni coinvolte”, suggerisce Agrinsieme.

“Per tutti questi motivi, auspichiamo che le Pdl vengano unificate e che il relativo testo venga approvato in via definitiva quanto prima”, conclude il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative settore agroalimentare.