lunedì 16 dicembre 2019

L’olio alla sfida del valore: o cresce o la filiera non regge


“La sfida più grande che abbiamo davanti è quella del valore. Abbiamo convinto i consumatori a spendere 10 euro e più per una bottiglia di vino che dura un pasto, non riusciamo a convincerli a spenderne 8 per una bottiglia di olio che dura 3 o 4 settimane. Abbiamo più di 500 cultivar, un patrimonio di biodiversità che non ha eguali: se non viene valorizzato adeguatamente rischia di essere un problema”. Così la Ministra Teresa Bellanova, dal Tavolo Olio convocato dal Ministero per le Politiche Agricole.

Alla luce dell’esperienza positiva in altri comparti, Bellanova ha quindi detto di voler puntare su una Ocm olio, come per il vino.

“Alla Commissione europea – ha detto – abbiamo chiesto di potenziare l’Ocm olio con contributi diretti agli agricoltori per la ristrutturazione, la riconversione e l’impianto di nuovi oliveti, l’ammodernamento dei frantoi oleari. Ma anche per interventi volti alla conservazione del paesaggio, al miglioramento della sostenibilità ambientale, alla formazione e al trasferimento delle innovazioni. La dotazione finanziaria di 34,59 milioni di euro dovrà essere incrementata attraverso un trasferimento di fondi dallo Sviluppo Rurale”.

“È sul valore che prima di tutto dobbiamo lavorare – ha proseguito la Ministra – e in questo l’alleanza con il consumatore è strategica. Lo abbiamo abituato a vedere sempre l’olio in offerta, svilendo spesso il prodotto. Così la filiera non regge. Su questo chiediamo a Gdo e ristoratori di fare da tramite con i cittadini per un patto dell’olio. Anche nella ristorazione serve più cultura dell’olio, dall’offerta al cliente al suo utilizzo in cucina. I ristoranti possono diventare i primi avamposti del cambiamento culturale, perché se valorizziamo lì il prodotto i benefici andranno a ricadere su ogni segmento. L’olio va considerato come un alimento e non solo come un semplice condimento”.

Olio EVO straniero riempie magazzini e fa crollare prezzi del Made in Italy 

Olio d’oliva straniero riempie i magazzini di stoccaggio in Italia con un aumento del 29% rispetto al dicembre dello scorso anno. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti su dati del ministero delle Politiche agricole in relazione al crollo dei prezzi dell’oro verde che sta mettendo in ginocchio la produzione nazionale in un momento si cerca il rilancio produttivo dopo il disastro della raccolta della passata stagione. Al primo dicembre 2019 giacenze di olio straniero hanno superato i 62 milioni di chili con prodotti spagnoli e tunisini che stanno invadendo il mercato con quotazioni poco sopra i 2 euro al chilo, trascinando al ribasso gli oli di alta qualità italiani con le quotazioni di mercato precipitate del 40% rispetto al 2018 che non coprono i costi di produzione.

Per garantire produttori e consumatori bisogna stringere le maglie dei criteri di qualità garantendo la definizione di “extravergine” solo agli oli di oliva migliori con un tasso di acidità sotto lo 0,4% dimezzandolo rispetto allo 0,8% chiede la Coldiretti nel sottolineare l’esigenza di intervenire sull’International Olive Council (IOC) per modificare una situazione che favorisce speculazioni e inganni.

Le produzioni intensive come quelle spagnole da sole rappresentano ormai più di un terzo delle oltre 3 milioni di tonnellate spremute a livello mondiale e nei soli primi otto mesi dell’anno c’è stato un balzo del 45% nell’arrivo in Italia di olio iberico per un quantitativo di oltre 298 milioni di chili spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con immagini in etichetta e marchi storici, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati.

La Spagna si conferma nel 2019 il primo esportatore in Italia con il 76% del totale dell’olio straniero che arriva nella Penisola, seguita da Grecia, Tunisia e Portogallo. Il risultato è  un’invasione sugli scaffali dei supermercati di prodotti di scarsa qualità a prezzi stracciati proprio nel momento in cui sta arrivando l’olio nuovo nazionale con una stima di 321mila tonnellate nel 2019.

In attesa che vengano strette le maglie larghe della legislazione per non cadere nella trappola del mercato per approfittare dell’ottima annata Made in Italy, il consiglio è quello di guardare con più attenzione le etichette  e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica.

Un olio extravergine di oliva (EVO) di qualità deve essere profumato all’esame olfattivo deve ricordare l’erba tagliata, sentori vegetali e all’esame gustativo deve presentarsi con sentori di amaro e piccante, gli oli di bassa qualità invece puzzano di aceto o di rancido e all’esame gustativo sono grassi e untuosi. Riconoscere gli oli EVO di qualità significa acquistare oli ricchi di sostanze polifenoliche antiossidanti fondamentali per la salute.



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