La produzione oleicola del 2013 non supererà le 500mila t
con un calo di circa l’8% rispetto al 2012.
Riduzione tutta meridionale con cali sensibili mentre Centro
e Nord incassano aumenti anche a due cifre come in Umbria, +30%, e in Toscana,
+20%.
Le stime formulate da Ismea, in collaborazione con Aifo, Cno
e Unaprol per la campagna olivicola 2013-2014, hanno colto di sorpresa in
quanto fino a settembre era atteso un buon raccolto.
Ma il protrarsi del clima caldo-umido ha favorito in diverse
aree olivicole lo sviluppo della mosca olearia e di altre avversità
costringendo gli olivicoltori a intervenire con trattamenti supplementari.
In generale, si legge nel rapporto Ismea, si registra un
ritardo di vegetazione di circa 15-20 giorni. A peggiorare il quadro hanno
concorso altri elementi, dalla siccità in aree non irrigue alla comparsa del
batterio Xylella fastidiosa negli uliveti del Salento, già interessato da una
scarica produttiva fisiologica.
Intanto, nonostante la flessione produttiva, si registra un
calo sensibile dei prezzi in Italia e all’estero, legato al forte aumento della
produzione spagnola. Il calo dei prezzi e la previsione di un ulteriore ribasso
sta così spingendo molti olivicoltori, soprattutto non professionali, ad
abbandonare la raccolta, una delle voci più rilevanti dei costi di produzione.
Purtroppo la mancata raccolta si riflette sullo stato vegetativo delle piante
compromettendo anche la produzione dell’anno successivo.
Tra le regioni colpite dalla riduzione di produzione spicca
la Puglia con 181mila t di prodotto (-5%), la Calabria con poco più di 106mila
t (-20%) e la Sicilia con circa 44mila t (-10%), regioni che insieme
rappresentano il 70% della produzione oleicola nazionale. Ancora più deludente
la Sardegna con 5.500 t mentre la Campania, terza, dietro Puglia e Calabria,
conferma il livello dell’anno scorso con oltre 44mila t. Nel Mezzogiorno le
uniche regioni in controtendenza sono Molise (+15%) e Basilicata (+10%).
Disomogeneo il quadro produttivo nel Centro. Crescono Umbria
e Toscana, rispettivamente 30% e del 20% mentre scendono del 10% le Marche e
del 5% il Lazio, primo polo produttivo dell’area. Positivo il dato di
produzione dell’Abruzzo, con più di 19mila t di olio (+5%).
Da rilevare, a Nord , gli incrementi a due cifre della
Liguria (+20%) e dell’area lombardo-veneta, a fronte di una produzione
invariata negli oliveti dell’Emilia-Romagna.
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