giovedì 24 gennaio 2019

La Corte dei Conti Ue bacchetta la Commissione: rafforzare i controlli sui prodotti importati


Tolleranza zero  sui residui chimici (pericolosi per la salute dei consumatori) dei prodotti agroalimentari che la Ue importa dai paesi terzi. E’ la prima azione che la Corte dei Conti europea chiede alla Commissione Ue di mettere in atto entro quest’anno  per assicurare lo stesso livello di garanzia  sia per  i prodotti realizzati all’intero della Ue sia per quelli importati. La Corte dei Conti rileva “tolleranze di importazione” per alcuni residui di antiparassitari poiché si tiene conto delle condizioni specifiche dei Paesi Terzi. Nella relazione speciale sui pericoli chimici degli alimenti che vengono consumati in Europa, pubblicata il 15 gennaio, si bacchetta la Commissione. Pur riconoscendo, infatti, che quello europeo è un modello e che norme e sistemi di controllo sono in grado di garantire i consumatori sul rispetto degli standard Ue, tuttavia  vengono evidenziate “forti pressioni” e  “il verdetto” della Corte è che Stati membri e Commissione non hanno  la capacità di applicare il modello in tutta la sua interezza.

Da qui dunque le tre “raccomandazioni” per Commissioni e Stati membri. Oltre all’impegno sollecitato alla Commissione per assicurare lo stesso livello di garanzia dei prodotti interni a quelli di importazione, ci sono le richieste di riesaminare la normativa e migliorare la complementarità  tra i sistemi di controllo pubblici e privati e di agevolare l’applicazione uniforme della legislazione alimentare nella Ue. Per queste due ultime misure la data obiettivo di applicazione è fissata dalla Corte  al 2020.

Il sistema europeo è valido, ma  ci sono sfide che vanno perseguite per una tutela efficace dei consumatori che , secondo quanto sottolinea la relazione,  considerano l’uso di antiparassitari, antibiotici e additivi nella produzione alimentare l’aspetto che desta le maggiori preoccupazioni. E secondo uno studio commissionato dall’Efsa in questo senso si è espresso l’86% dei cittadini coinvolti nel sondaggio.

La Corte dei Conti sottolinea in particolare che il quadro giuridico che disciplina le sostanze chimiche è ancora in fase di elaborazione, inoltre sono in forte aumento le richieste di autorizzazioni per nuove sostanze chimiche che hanno perciò ingolfato l’attività dell’’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Diversi dipartimenti dell’Efsa - riferisce la Corte - hanno confermato l’esistenza di un notevole arretrato di lavoro, soprattutto nel settore degli ingredienti alimentari regolamentati. Tuttavia, nonostante i recenti progressi, il problema degli arretrati non è ancora stato affrontato in modo efficace.  E dunque dovendosi confrontare con un quadro normativo tanto vasto le autorità pubbliche non sono in grado di eseguire test completi su tutte le sostanze regolamentate.

Il corpus normativo europeo in questo campo è vasto e frammentario,  come dimostrano i numerosi regolamenti, accordi, decisioni e direttive che disciplinano circa 8mila sostanze chimiche.

Un aspetto  da tener presente poi è che la Ue -  si legge nello studio - “è il più grande importatore ed esportatore di prodotti agricoli ed alimentari al mondo. I controlli sulle importazioni mirano a garantire che le importazioni siano conformi alla normativa comunitaria così come lo sono gli alimenti prodotti nell’Ue”. Sull’adozione di uno stesso trattamento sul fronte dei controlli tra prodotti Ue ed extra-Ue la Corte dei Conti  torna più volte nel corso della relazione perché il principio fondamentale affermato è che tutti i prodotti alimentari sui mercati dell'Unione debbano essere sicuri indipendentemente dalla loro origine.

Vengono pertanto ritenuti particolarmente importanti i controlli alla frontiera, la prima occasione in cui possono essere  effettuate le verifiche da parte delle autorità degli Stati membri. La maggior parte degli alimenti importati nella Ue è di origine non-animale, come cereali, frutta e verdura, caffè, tè e spezie  e l’approccio seguito è che i maggiori rischi siano rappresentati dai prodotti di origine animale e pertanto quelli di origine non animale sono meno controllati. La Corte denuncia  anche la totale assenza di  analisi su aromi, enzimi ed integratori alimentari.

"E’ necessario  - ha commentato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini - che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute”. Prandini ha aggiunto che “in Italia va anche tolto il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero per consentire interventi mirati in situazioni di emergenza sanitaria che si ripetono sempre più frequentemente”.

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