Non tutte le erbe cattive vengono per nuocere in
agricoltura, anzi: più sono diversificate e meglio è. Mantenere un buon livello
di biodiversità nelle comunità di piante infestanti, infatti, aiuta a ridurre
le perdite di produzione delle colture. Lo dimostra una ricerca triennale
pubblicata sulla rivista Nature Sustainability dai ricercatori del Gruppo di
Agroecologia dell'Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore
Sant'Anna di Pisa, in collaborazione con l'Istituto nazionale francese di
ricerca agronomica (Inra) di Digione.
Lo studio suggerisce che la riduzione di resa delle colture
dovuta alla competizione da parte delle erbe spontanee non sia da imputare
tanto alla loro presenza, quanto alla riduzione della loro diversità.
Osservando con maggiore attenzione l'effetto delle cosiddette 'malerbe',
infatti, si può notare come non tutte producano gli stessi danni alle colture.
Comunità di specie più diversificate producono minori danni, in misura
inversamente proporzionale all'equilibrio tra le specie.
Questo accade perché, mediante un miglior uso delle risorse
disponibili e l'occupazione delle cosiddette 'nicchie ecologiche', le erbe
spontanee impediscono ad altre particolarmente aggressive e competitive di
insediarsi o diventare dominanti, e quindi di causare ingenti riduzioni di
produzione.
Attraverso la 'biodiversità funzionale' e il rispetto degli
equilibri ambientali, quindi, la natura può lavorare per noi, permettendo di
mantenere o migliorare le rese agricole con meno concimi e pesticidi.
da: ANSA,
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