Per il secondo anno consecutivo l'andamento dei prezzi della
terra in Italia mantiene il segno positivo con i valori fondiari a livello
medio nazionale che registrano un leggero aumento (+0,2%). E' quanto emerge
dall'indagine del Crea, Politiche e Bioeconomia (Consiglio per la ricerca in
agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) relativa al 2018.
Gli incrementi più robusti in Piemonte, Lombardia e Toscana,
mentre le regioni centro-meridionali si posizionano su variazioni positive più
contenute. Segno negativo solo per Umbria, Campania, Basilicata e soprattutto
Veneto (-1%) dove continua il processo di assestamento dei valori medi
regionali. In controtendenza, dall'analisi di mercato, risultano essere
soltanto i prezzi per terreni adatti a colture di pregio, su tutte la vite,
dove il successo commerciale crea in molti casi un forte aumento della domanda
con conseguente rialzo dei valori fondiari.
Nel resto delle aree agricole esiste invece - spiegano gli
analisti - una potenziale offerta molto consistente che non si tramuta però in
vendita a causa del livello dei prezzi giudicato poco appetibile. Infine, viene
sottolineato che l'aumento del prezzo medio a livello nazionale non basta a
fermare l'erosione del patrimonio fondiario a causa di un aumento del costo
della vita che continua ad essere più alto di quello registrato nel mercato
fondiario. I modesti incrementi del prezzo della terra non riescono - affermano
gli esperti - a recuperare la perdita di potere d'acquisto da circa 15 anni.
Restano abbastanza stabili nel 2018 i canoni d'affitto.
Nessun commento:
Posta un commento