mercoledì 2 dicembre 2020

Nuova convenzione Agea: esclusi, per sempre, i liberi professionisti dalla lavorazione delle pratiche Pac - Il commento dell'Avv. Gabriele Romagnuolo

 

Nuova convenzione Agea: esclusi, per sempre, i liberi professionisti dalla lavorazione delle pratiche Pac - Il commento dell'Avv. Gabriele Romagnuolo

E’ notizia di questi giorni il duro scontro tra gli ordini professionali degli agronomi e l’Agea in relazione al nuovo schema di convenzione tra l’organismo pagatore ed i caa che, nei fatti, esclude i liberi professionisti dalla lavorazione delle pratiche pac.
La nuova convenzione prevede che, entro il 31 marzo 2021, almeno il 50 per cento degli operatori abilitati ad accedere nei sistemi informativi dell’Organismo pagatore dovranno essere lavoratori dipendenti dei CAA o delle società di servizi ad essi convenzionati; dal 30 settembre, invece, tutti gli operatori dovranno essere dipendenti dei CAA.
L’inosservanza della convenzione, al termine del 31 marzo 2021, determinerebbe la riduzione dei compensi nella misura del 20% spettanti ai CAA ed, al termine del 30 settembre 2021, la disabilitazione delle credenziali di accesso al Sian.
Le reazioni degli ordini professionali di riferimento, ovviamente, sono state immediate.
Agea, trincerandosi dietro il rispetto del principio dell’imparzialità, efficienza e migliore organizzazione della pubblica amministrazione, trattandosi di gestione di grandi flussi di denaro pubblico gestito dagli operatori abilitati, ha sostanzialmente confermato la decisione e quindi lo schema di convenzione.
Inoltre, aggiunge l’Organismo Pagatore, in questo modo verranno garantiti posti di lavoro nei CAA.
A mio avviso questa decisione finirà per subire numerosi ricorsi giudiziari. Violazione della libera organizzazione del mercato del lavoro, violazione del principio di eguaglianza e soprattutto lesione dei diritti soggettivi di chi, in questi anni, è riuscito con molti sacrifici a costruirsi una propria posizione professionale garantendosi un ristoro economico.
La decisione, infatti, per potersi definire equa ed ispirata ai caratteri della correttezza amministrativa dovrebbe, a parere di chi scrive, obbligare i CAA ad assumere il personale dipendente presso i propri uffici attraverso concorsi pubblici garantendo la possibilità di accedere alla procedura selettiva a tutti, da un lato, e di adire l’autorità giudiziaria in caso di errori o violazioni nella valutazione selettiva, dall’altro.
Non è possibile considerare i CAA soggetti di rilievo pubblico nella fase di lavorazione delle pratiche e poi, nella fase di selezione del personale, considerarli alla stregua di un soggetto di diritto privato. Come una qualsiasi azienda.
Magari, in questo modo, davvero la pubblica amministrazione potrebbe raggiungere il decantato obiettivo di dare efficacia e trasparenza all’azione amministrativa.

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