80 mila metri quadrati, 100 milioni di euro d’investimento, 1000 nuovi posti
di lavoro, dai 5 ai 10 milioni di visitatori l’anno: questi i
numeri previsti per il futuro Parco Agroalimentare che dovrà sorgere alle porte
di Bologna da novembre 2015. O almeno questa è l’intenzione del sindaco Virginio
Merola, di Andrea Segré (presidente del Caab – l’attuale centro
agroalimentare di Bologna), e Oscar Farinetti, gran mogul di Eataly,
che hanno presentato alla stampa, un po’ per lanciare l’amo delle
sponsorizzazioni, un po’ per fare quadrato attorno a chi ci sta, la futura
Fabbrica Italiana Contadina (acronimo: F.i.co.).
“Se vogliamo salvare l’Italia e farlo diventare il paese più ricco d’Europa
dobbiamo puntare sulla nostra vocazione più preziosa: l’agroalimentare
di qualità”, spiega il piemontese Farinetti, fresco del successo della
sede Eataly di New York. Un affare annunciato come l’impresa
del nuovo secolo, la “Disneyworld del cibo” europea che avrà come ombelico la
“grassa” Bologna: nell’immenso spazio sorgeranno orti, campi di grano, mulini,
frutteti, vigneti, stalle, e tutto ciò che verrà prodotto, dal latte ai
formaggi, dai salumi alla farina, verrà assaggiato e infine venduto grazie ad
una lapalissiana distribuzione a chilometro zero.
Si partirà dal patrimonio che la “mente” dell’operazione, quell’Andrea
Segré, preside della Facoltà di Agraria di Bologna che già aveva
sfiorato il rettorato alcuni fa, mette a disposizione, convertendo area e
funzioni del Caab, attualmente usato da mercato per la grande distribuzione,
compreso il complesso fotovoltaico, autosufficiente, il più vasto attualmente
in Europa (16 milioni di Kwh). Qualcosa come 50 milioni di euro
che diventeranno fondo immobiliare, appena la proposta verrà presentata
all’assemblea dei soci il 3 luglio prossimo, della partecipata bolognese che
fattura 350 milioni l’anno: “Se ci sarà l’ufficialità entro la fine del 2013
reperiremo le risorse finanziarie, circa 45 milioni di euro, per dare vita
definitiva all’idea”.
Un’idea che dalle parole di uno storyteller come Farinetti sembra già
realtà: “Sarà una figata bestiale, avremo 30 punti di ristorazione, 40
laboratori, 50 punti vendita. Se Roma fa 7.8 milioni di turisti l’anno, noi li
vogliamo superare: 5 milioni di stranieri, 2.5 milioni di
italiani e poi voglio 2 milioni di studenti che vengono qui e imparano cos’è e
come funziona la filiera del cibo di qualità italiano. Se non cogliamo
l’occasione di farlo siamo dei pazzi”.
La gigantesca riqualificazione territoriale avverrà attraverso la
sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra Comune, Provincia e
Regione che a breve verrà stipulato. Verranno inoltre potenziate le
infrastrutture dei trasporti con la linea Sfm e con nuove strutture ricettive.
Senza dimenticare, come confermato anche dall’amministrazione Pisapia, la
sinergia con l’Expo 2015 di Milano: “Mi immagino già che appena finito l’Expo,
attorno a novembre 2015, si passi il testimone a noi. E ipotizzo anche la
presenza di un maxischermo durante la fiera milanese dove 24 ore su 24 si
osserva il procedere dei nostri lavori”.
“Penso che la maggior parte dei soci, che stimo in circa 200, sarà gente del
territorio”, chiosa Farinetti, “le Coop, Unipol, imprenditori ed artigiani
locali. Vogliamo coinvolgere il maggior numero di soggetti già operanti
possibili. Creeremo un indotto a cui è impossibile resistere. Bologna è
il luogo ideale non perché da comunista mi trovo meglio con ex
comunisti: Eataly di Roma, tanto per fare l’esempio più eclatante l’ho
costruito con successo nella capitale grazie all’ex sindaco Alemanno”.
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