mercoledì 28 giugno 2017

Glifosato nel vino, così altera il Gewürtztraminer e tutti gli altri vitigni

Se lo bottiglia di vino che avete aperto ieri sera vi ha deluso, la colpa potrebbe essere del glifosato che i viticoltori hanno utilizzato come erbicida contro le malerbe. Secondo una ricerca condotta dalla Libera università di Bolzano su quattro filari di vitis vinifera (il famoso Gewürtztraminer, ma con ogni probabilità i risultati valgono per qualsiasi altro tipo di vitigno) il glifosato ha un effetto devastante sulla qualità dell’uva, perché interrompe la sintesi degli amminoacidi essenziali aromatici che sono fondamentali durante la fermentazione per la qualità del vino, quali la fenilalanina, tirosina e triptofano.

Il metodo della ricerca sul Gewürtztraminer
Finora, l’impatto dell’erbicida sul potenziale fermentativo del mosto d’uva non era mai stato indagato. La ricerca è stata effettuata dal gruppo di ricerca del professor Matteo Scampicchio, professore di Scienze e tecnologie alimentari alla facoltà di Scienze e tecnologie, in collaborazione con il gruppo di chimica agraria, che ha ideato la prova e realizzato i trattamenti con il glifosato in campo.

Quattro filari di Gewürztraminer sono stati trattati in maniera distinta: uno con glifosato, uno con glifosato e urea, uno esclusivamente con urea (una sostanza derivata dal metabolismo del lievito) e l’ultimo in cui non è stato aggiunto nulla e usato come controllo. Dopo la raccolta, le uve sono state torchiate con una pressa da laboratorio e ai mosti ottenuti è stato quindi aggiunto il lievito. “Normalmente, i lieviti trovano nel mosto d’uva tutte le fonti di azoto e carbonio necessarie per la loro crescita e per condurre la fermentazione”, afferma Scampicchio.

“Tuttavia, quando il mosto d’uva è carente di alcuni amminoacidi essenziali, il lievito va in difficoltà e la fermentazione fatica maggiormente a partire”. In sintesi, “i risultati delle nostre misurazioni mostrano l’effetto negativo che l’uso dell’erbicida ha sulla composizione in amminoacidi della bacca d’uva e sulla fermentabilità del mosto risultante”.

L’esempio del Prosecco
In moltissime coltivazioni, la pratica agronomica basata sull’impiego di erbicidi quali il glifosato ha rimpiazzato il controllo meccanico delle malerbe e ha portato indubbi effetti positivi sui livelli delle rese dei raccolti. Lo studio mostra però che il composto chimico può influenzare direttamente l’uva passando dalle malerbe alla vite attraverso un processo di trasferimento pianta-suolo-pianta, influenzando, di conseguenza, l’uva.

Già il consorzio Prosecco Doc di Treviso ha vietato a partire dalla vendemmia 2018 l’uso di qualsiasi pesticida, pena la perdita del diritto all’utilizzo del marchio Prosecco, con un provvedimento senza precedenti: chissà che anche in questo senso le bollicine non siano state un aperitivo.

Fonte: LifeGate

Autore: Simone Santi

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