venerdì 9 giugno 2017

Guerra del grano: migliaia di agricoltori con trattori al blitz al porto di Bari

Guerra del grano, da questa mattina al porto di Bari, migliaia agricoltori sono giunti dalle campagne per prendere parte al blitz. “La speculazione sul grano non solo mette in pericolo la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano, ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy”. Questo è l’allarme lanciato in occasione dello scoppio della guerra del grano (#guerradelgrano) con gli agricoltori alle banchine con trattori per l’arrivo al porto di Bari di un mega cargo con grano canadese, proprio alla vigilia della raccolta di quello italiano con evidenti finalità speculative.
L’Italia – lo ricordiamo – è il principale produttore europeo e secondo mondiale di grano duro, destinato alla pasta con 5,1 milioni di tonnellate su una superficie coltivata pari a circa 1,4 milioni di ettari che si concentra nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia, Sicilia, Marche e Basilicata.

Il taglio dei prezzi pagati agli agricoltori sotto i costi di produzione, ha provocato la decimazione delle semine di grano in Italia con un crollo del 7,3% per un totale di centomila ettari coltivati in meno che peseranno sulla produzione di vera pasta italiana nel 2017, oltre che sull’ambiente, sull’economia e sul lavoro delle aree interne del Paese. La situazione per la coltura più diffusa in Italia è difficile sull’intero territorio nazionale con la riduzione delle semine che varia dal -11,6 % nel Nord-Est al -5,4% nel Centro mentre nel Sud e Isole si registra un -7,4% che desta molta preoccupazione se si considera che la coltivazione è concentrata prevalentemente nel meridione.

Una situazione drammatica determinata dal crollo dei prezzi pagati agli agricoltori che nella campagna 2016 sono praticamente dimezzati per effetto delle speculazioni e della concorrenza sleale ed oggi con 5 chili di grano non è possibile neanche acquistare un caffè. Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori, dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%. “Con queste quotazioni non si può sopravvivere – ha denunciato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che – c’è il rischio concreto di alimentare un circolo vizioso che, se adesso provoca la delocalizzazione degli acquisti del grano, domani toccherà gli impianti industriali di produzione della pasta con la perdita di un sistema produttivo che genera ricchezza, occupazione e salvaguardia ambientale”.

La Puglia, che è il principale produttore italiano di grano duro, è paradossalmente – denuncia la Coldiretti – anche quello che ne importa di più, tanto da rappresentare un quarto del totale del valore degli arrivi di prodotti agroalimentari nella regione. “Ci vogliono dieci chili di grano per una coca cola”, “No grano no pane”, “Stop alle speculazioni”, “Il giusto pane quotidiano”, sono alcuni slogan dei manifestanti che denunciano le importazioni massicce e incontrollate di “grano giramondo” che hanno contribuito a far crollare del 48% i prezzi del grano pugliese, colpito da una speculazione da 145 milioni di euro. A tanto ammontano le perdite subite dagli agricoltori del ‘granaio d’Italia’ per il crollo dei prezzi, senza alcun beneficio per i consumatori.
Le aziende pugliesi che coltivano grano duro sono diminuite tra il 2000 e il 2010 del 31,5% (una variazione in linea con la media italiana), mentre la SAU ha registrato una contrazione del 16,5% (sia in Italia che in Puglia).
Gli agricoltori sono sostenuti nella #guerradelgrano dalle 15 Associazioni dei consumatori dell’Istituto Pugliese per il Consumo Adusbef, Adoc, Acu, Adiconsum, Casa del Consumatore, Cittadinanza Attiva, Codacons, Codici, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori.


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